Il Gladiatore II è un film del 2024 diretto e co-prodotto niente meno che da Ridley Scott, e dove la sceneggiatura è stata affidata a David Scarpa, lo stesso sceneggiatore che ha collaborato proprio con Scott in “Napoleon” e “Tutti I Soldi Del Mondo“. Si tratta del sequel del colossal uscito nel 2000, diventato un’icona del cinema, e che fu diretto sempre da Scott con protagonista Russell Crowe. Nel cast di questo nuovo film sono presenti Paul Mescal, Pedro Pascal, Connie Nielsen, Denzel Washington, Joseph Quinn, Fred Hechinger e Derek Jacobi.
Si ritorna nell’Antica Roma
Sono passati 16 anni dalla morte di Marco Aurelio e Roma è stata schiacciata dalla corruzione e dalla tirannia degli imperatori gemelli Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger). Nel frattempo, il generale romano Marco Acacio (Pedro Pascal) conquista la Numidia e fa moltissimi prigionieri, compreso Annone (Paul Mescal). Quest’ultimo ha guidato una resistenza contro i soldati guidati da Acacio, ma durante la battaglia assiste impotente alla morte di sua moglie Arishat.
In Annone cresce una rabbia e una sete di vendetta nei confronti di Acacio ed è determinato più che mai ad ucciderlo, per fargliela pagare per la perdita della sua terra e di sua moglie. Questa carica vendicativa e la sua battaglia nell’arena contro i babbuini, attireranno l’attenzione del ricco mercante di schiavi Macrino (Denzel Washington) e sarà messo sotto la sua ala protettrice. I due faranno un patto: se Annone combatterà per Macrino, quest’ultimo gli darà la possibilità di vendicarsi di Acacio e di ottenere la sua testa.
Ma anche Acacio ha un obiettivo: vuole rovesciare il governo con l’aiuto della moglie Lucilla (figlia di Marco Aurelio), e del senatore Gracco (Derek Jacobi), per liberare Roma dalla tirannia dei due imperatori e realizzare il sogno che Marco Aurelio si era prefissato da anni.
Annone diventa gladiatore e si esibisce nel Colosseo, diventando sempre più popolare agli occhi degli imperatori e di Lucilla. Quest’ultima, vedendolo portarsi la sabbia sulle mani prima di combattere e sentendolo citare i versi di Virgilio, intuisce che Annone è in realtà… qualcuno che non vi anticiperemo.
Un sequel necessario o forzato?
Si vive in un’epoca cinematografica in cui si preferisce puntare su seguiti, riproposizioni o approfondimenti di film che hanno portato la gente in sala nella storia. Carenza di idee? Voglia di puntare su soldi facili? Sono discorsi che si fanno continuamente e ci sono tanti fattori da considerare. Spesso, si casca nel dubbio se il sequel fosse necessario oppure forzato. Una cosa è certa: bisogna distinguere le situazioni e la soluzione sta nel fatto che se l’idea di base è buona, si può anche riproporre dei seguiti interessanti.
Adesso, è arrivato il turno del Gladiatore di avere il suo sequel dopo anni dall’uscita del primo film. Anche in questo caso si tratta di un sequel che può essere visto anche da nuovi possibili fan, con la differenza che questi non coglieranno i riferimenti al film con Russell Crowe, cosa che invece riusciranno a fare i veterani (anche troppo, dato che Il Gladiatore II è pieno di riferimenti al primo film). Ma la domanda è: si sentiva la necessità di questo film o aggiunge qualcosa al precedente?
Più che un sequel è più una nuova storia che si rivela un prodotto d’intrattenimento che coinvolge (preso a sé), ma se ci si aspetta una storia aggiuntiva si resterà delusi perché, più che aggiungere, si pensa più ad omaggiare o citare le gesta di Massimo Decimo Meridio e proporre una trama un po’ ridondante.
Un sequel che non riecheggerà nell’eternità (non del tutto)
Il Gladiatore II è un sequel che intrattiene dall’inizio alla fine, in tutta la sua durata di 148 minuti, e scorre con un ritmo ben serrato senza mai annoiare e nonostante alcuni difetti evidenti, fa venire la curiosità di sapere dove vuole andare a parare il film. La prima parte non rende tanto chiara la direzione che si sta prendendo, mentre la seconda è resa più chiara, anche se però ridondante e piena di similitudini col prequel.
Ma il problema principale sta proprio qui: seppur Massimo sia morto, il suo fantasma non ha mai abbandonato Roma, ed è talmente presente che non dà neanche la possibilità di affezionarsi al nuovo protagonista. Il primo film portava lo spettatore nell’arena e faceva venire voglia di rimanerci; qui, invece, si va nell’arena, si assiste allo spettacolo ma non si ha voglia di rimanere lì, e si dimentica facilmente ciò che si è visto.
Il sequel è anche la rappresentazione di ciò che è abituato il pubblico di oggi: non ci si lascia emozionare da cose già viste, ma allo stesso tempo vi si ritorna, perché ha paura di osare ed uscire dalla zona di comfort. Ecco, non si è osato più di tanto e citando continuamente Massimo, le sue gesta, le sue parole (non con la stessa emozione) non è stata la soluzione migliore.
Ridley Scott non si impegna più come prima
Anche se sembra che non faccia film come una volta che restano nelle menti delle persone, non si può discutere sul fatto che Ridley Scott sappia fare il regista. Sì, perché il suo tocco registico è sempre coerente ed è anche accompagnato da una buona fotografia e una colonna sonora, che seppur simile a quella del precedente film, rimane sempre contestualizzata.
Ma anche il comparto tecnico ha difetti evidenti, come una CGI sugli animali che fa storcere il naso e un montaggio che appare ogni tanto confusionario. Inoltre, la scrittura non è eccelsa ed è fatta da chi non si è voluto sbilanciare più del dovuto. Non è la prima volta che David Scarpa fa errori di scrittura, concentrandosi più su altro (omaggio al passato e riferimenti anche alla politica attuale, seppur il contesto storico sia differente) che sulla cura di alcuni personaggi e della trama, che lascia diversi buchi senza risposta.
Tutto questo fa dimenticare le inesattezze storiche (difetto presente anche nel primo film, senza togliere nulla all’epicità che ne scaturiva), perché sono il difetto minore. Anche perché è una storia piuttosto romanzata e ambientata nell’Antica Roma e non un documentario su quel periodo.
Denzel Washington è il vero protagonista
Il cast comprende molte new entry, ma anche qualche ritorno come il personaggio di Lucilla. Il nuovo protagonista viene a tratti messo da parte, perché la trama è concentrata più su altro, ma non ha neanche quel carisma che aveva Massimo. Paul Mescal ce la mette tutta, però il suo personaggio non entra quasi per niente nei cuori degli spettatori. Come non lasciano nulla nemmeno i due antagonisti.
Pedro Pascal, invece, interpreta un personaggio coerente e il suo arco narrativo oscura totalmente quello di Annone (o Lucio). Ma il vero protagonista e il migliore del cast è un gigante della recitazione del calibro di Denzel Washington. A livello recitativo, è una spanna sopra tutti e il suo personaggio è quello che risulta più interessante e più sorprendente di tutti. Se questo film dovesse meritarsi una candidatura agli Oscar per l’edizione del 2025 è quella come Miglior Attore Non Protagonista per Denzel, che ancora oggi dimostra di essere un interprete fenomenale.
“Il Gladiatore II” è un film che avrebbe potuto osare di più, ma non è neanche tra i peggiori visti negli ultimi tempi, buono per intrattenere, ma non lascia chissà che emozioni. Se dovessimo scegliere una frase di Massimo per rappresentarlo, potrebbe essere “Quel che facciamo in vita riecheggia nell’eternità”, con la differenza che questo sequel invece è destinato ad essere ricordato per poco, e semmai dimenticato nell’eternità