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IF: Gli amici immaginari – Recensione, l’importanza di tornare bambini

Da qualche anno ormai stiamo vivendo il passaggio da attore a regista da parte di John Krasinski, conosciuto sicuramente ai più per il suo ruolo di Jim Halpert nella sit-com The Office. Dopo i suoi primi due film molto sperimentali ma comunque ben riusciti, è sicuramente diventato ben più popolare al pubblico come autore della serie horror A Quiet Place, che gli permette di raggiungere un meritato successo anche come regista e sceneggiatore. Con IF – Gli amici immaginari, invece, Krasinski decide di fare una specie di inversione a U, creando un delizioso e divertente film per famiglie di cui parleremo abbondantemente in questa nostra recensione.

L’importanza di tornare piccoli

Con questo film in tecnica mista che unisce l’animazione al live action, lo spettatore viene catapultato nella vita della giovane Bea (interpretata da Cailey Fleming), una ragazza costretta a lasciarsi alle spalle l’infanzia troppo presto con il potere di riuscire a vedere gli “IF”, ossia gli amici immaginari delle persone (acronimo appunto dell’inglese Imaginary Friend). 

Aiutata dunque dall’eccentrico vicino di casa di sua nonna, Cal, interpretato dall’altrettanto eccentrico Ryan Reynolds, dovrà cercare di aiutare tutte queste creature immaginarie a tornare dai loro amici… anche quelli ormai cresciuti troppo.

Con IF – Gli amici immaginari, John Krasinski vuole parlare molto di più ai genitori che portano i propri figli al cinema, mascherando appunto questo messaggio all’interno di un film per famiglie assolutamente ben fatto e sicuramente sopra la media di quelli visti negli ultimi anni.

IF è quasi un inno al non dover per forza crescere troppo in fretta, e al non lasciarsi l’infanzia alle spalle. Con questa sua ultima opera, John Krasinski vuole spingere gli spettatori sia grandi che piccoli ad apprezzare questo preciso periodo della vita, e li invita a ritornarci ogni volta che serve, senza averne paura o addirittura rifiutarlo, che sia per staccare dalla noia della vita adulta, oppure per empatizzare di più con i propri figli, nipoti o fratelli più piccoli. Come lo stesso regista dice in un’intervista rilasciata a Focus:

Secondo me è sbagliato abbandonare l’infanzia: ma IF – Gli amici immaginari ti dimostra che non c’è bisogno di abbandonare il tuo io bambino per crescere: lui ti segue ovunque tu vada, devi solo voltarti e guardare, ed è sempre lì per te, lui ti aiuta soprattutto nelle difficoltà. Spero che sia chiaro, sia gli adolescenti che gli adulti che non sei mai troppo vecchio per continuare ad essere un bambino.

Tutto questo viene tra l’altro accompagnato dalla meravigliosa colonna sonora composta dal grandioso Michael Giacchino, che dona quel tono fiabesco a tutta la pellicola e incornicia perfettamente i momenti più importanti di tutto il lungometraggio. Una delle scene chiave del film, che ovviamente non spoileriamo, diciamo soltanto che c’entra con la musica classica, e diventa tale soprattutto grazie appunto all’arrangiamento sonoro e allo splendido gioco di luci creato dal direttore della fotografia Janusz Kamiński.

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Nonostante la natura di film per famiglie, Krasinski e Kamiński giocano molto sia con la scrittura sia con la messa in scena, creando una narrazione molto personale. Purtroppo una parte centrale un po’ debole non permette al film di restare del tutto coinvolgente al 100%, ma nel terzo atto tutto questo viene risolto, con anche qualche colpo di scena – anche se abbastanza prevedibile – che riuscirà a meravigliarvi.

In questa recensione di IF – Gli amici immaginari vogliamo anche fare un piccolo plauso alla regia di John Krasinski, che risulta essere un direttore molto eclettico e che riesce a spaziare nei generi molto facilmente, donandoci una regia che – seppur non particolarmente eccelsa – rimane comunque apprezzabile e degna di nota, soprattutto per quanto riguarda il lavoro fatto con gli attori, ma soprattutto con i doppiatori.

La “voce” degli amici immaginari

La vera particolarità di questo film, infatti, è l’incredibile quantità di voice actor usati per doppiare il gran numero di amici immaginari presenti nella pellicola: dai ruoli più presenti come quello di Steve Carell che dà la sua voce a Blue, il gigantesco mostro viola presente in tutte le locandine; oppure Phoebe Waller-Bridges che doppia Blossom, una piccola ape ispirata apertamente a Betty Boop.

Loro due insieme anche al recentemente scomparso Louis Gossett Jr. nel breve ma intenso ruolo dell’orso Lewis, hanno svolto un ottimo lavoro con la loro performance, rendendo ancora più iconiche le loro controparti immaginarie.

Tra le altre guest star che hanno fatto un cameo dando la loro voce per i tantissimi amici immaginari troviamo anche Emily Blunt, George Clooney, Matt Damon, Blake Lively, Awkwafina e tantissimi altri che vi lasciamo scoprire guardando il film!

La stessa cosa purtroppo non si può dire invece dei loro corrispettivi italiani. Le interpretazioni di Ciro Priello, volto principale dei The Jackal, e dell’attrice Pilar Fogliati – seppur degne di nota, non essendo loro doppiatori professionisti – non trasmettono la stessa potenza e carisma delle loro controparti originali. Nonostante ciò, comunque, IF – Gli amici immaginari resta un film più che godibile anche doppiato in italiano.

Insomma, John Krasinski si rivela essere un regista molto duttile, che da un film all’altro riesce a saltare da un genere, a uno completamente opposto, mettendosi alla prova e creando questa volta un film per famiglie assolutamente godibile, che saprà far ridere e commuovere sia i più piccoli che i loro accompagnatori.

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IF - Gli amici immaginari

7

Con IF - Gli amici immaginari, John Krasinski cimenta in un'opera per famiglie che mescola animazione e live action. La storia di Bea trasmette un messaggio sull'importanza di mantenere viva la propria infanzia, con una pellicola arricchita dalla splendida colonna sonora di Michael Giacchino e dalla regia versatile di Krasinski, che riesce a coinvolgere sia adulti che bambini. Nonostante alcuni inciampi nella versione doppiata in italiano, IF rimane un film godibile, capace di far ridere e commuovere.

Mauro Landriscina
Nato nel 1997, fin da piccolo si appassiona di videogiochi grazie al Game Boy Color del fratello maggiore. Pensa troppo al futuro e poco al presente, spesso perdendosi nei suoi pensieri e andando quindi a sbattere su qualche palo per strada. Il suo sogno nel cassetto è quello di dirigere un film d'animazione.

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