Decidere quando far uscire un gioco, specialmente nei periodi più caldi dell’anno, è sempre una tragedia: staccandosi dalle famose stagioni di vendita come Natale, il gioco potrebbe non avere successo, ma pubblicarlo quando altrettanti giochi sono appena usciti, rischia di far passare in sordina il titolo. Homefront The Revolution subisce questa punizione, uscendo proprio a ridosso di DOOM, mastodontico titolo FPS atteso da retrogamers, fan di vecchia data o da semplici giocatori smanianti dal dover metterci le mani sopra. Esce inoltre a maggio, periodo di magra (seppure le ultime tendenze affermino che, invece, il periodo estivo inizia a diventare un ottimo periodo di vendita), rischiando di divenire un flop: se il posizionamento temporale però ha già di per se affossato il titolo, il resto del gioco ci mette il carico sopra. A differenza delle solite recensioni, sono partito subito con il giudicare Homefront The Revolution: il titolo infatti rappresenta l’era moderna del gaming, facendosene carico ad immagine e somiglianza, divenendo un po’ il martire necessario da punire per poter tirare fuori qualcosa di buono da quest’industria ormai stagnante. Certo, abbiamo visto sfilze di giochi quali Uncharted 4, DOOM e Fire Emblem Fates (di cui presto potrete leggere la recensione) prendere voti molto alti, e un po’ l’occhio si è abituato ad un lavoro certosino e ben studiato, ma il titolo Deep Silver ha comunque dei problemi molto gravi che minano il videogioco che, sulla carta, poteva rendere davvero molto di più.
Homefront The Revolution vi porterà in un futuro distopico dove un’azienda coreana, dopo aver venduto dispositivi tecnologici in tutto il mondo, molto economici e di gran lunga superiori a quelli che conosciamo nella nostra realtà, decide poi di armare ogni nazione possibile, inserendo però un controllo remoto che, al volere della Apex (il nemico di tutto il gioco), può disattivare ogni singolo pezzo, lasciando il comando incontrastato alla Corea. Vi troverete a impersonare Ethan Brady, un nuovo affiliato della resistenza che, in questo distopico 2029, si troverà invischiato in una guerra per la liberazione dell’America. Tutta la trama, seppur ispirata a molte altre opere già esistenti, permette di poter assaporare l’atmosfera crudele del gioco, e oltretutto non risulta nemmeno troppo scontata. Ma è qui che purtroppo, di passo in passo, il gioco inizia a perdere colpi.
Perché seppure la trama potrà coinvolgervi al punto da voler incollarvi allo schermo, il gioco non vi farà controllare il personaggio per i primi buoni 20 minuti, mascherando con dei video in game delle scene purtroppo simili agli ultimi Call of Duty, con la differenza che il controllo non lo avrete, ma sarete spettatori inermi. Partito il gioco si nota subito un grandissimo problema, il comparto tecnico: un gioco così vasto e ampio, se ottimizzato male, può avere problemi di rallentamenti e, purtroppo, Homefront The Revolution li subisce spesso, rendendo il gioco difficile da giocare. Muovendoci in zone affollate il titolo calerà di FPS, dando fastidio alla vista e, ad ogni obiettivo completato, il gioco subirà dei freeze di un paio di secondi, problemi molto gravi per un titolo di questo calibro. Se pensate che questi problemi siano dovuti alla potenza inferiore delle console rispetto ad un PC di alta gamma, mi dispiace rovinare i vostri sogni, ma il gioco ha seri problemi tecnici su tutte le piattaforme, risultando addirittura peggiore su Personal Computer, un po’ come successe con Batman Arkham Knight, solo che stavolta la giocabilità verrà minata ovunque.
Ad aggravare la situazione ci pensa il level design, molto ripetitivo e monotono: location distrutte e grigie, piene di murales e telecamere affolleranno tutta la mappa di gioco, che però sopperirà a questo problema con la sua vasta grandezza. L’atmosfera che vi verrà comunicata, però, sarà molto simile ad un vecchio gioco che uscì per PC, Freedom Fighters, dal setting molto simile: passare per cunicoli creati con materiali di scarto e scavati nella terra, mezzi distrutti che, una volta uniti, possono formare una barricata e case con buchi enormi che vi permetteranno accessi segreti e di fortuna, tendono a far sentire al giocatore la precarietà della situazione. A peggiorare la situazione ci pensa un audio non perfetto, ricco di imperfezioni: il doppiaggio, non dei migliori soprattutto nei personaggi secondari, risulta fuori luogo e scarno. Le missioni, al contempo, saranno molte e si divideranno in primarie e secondarie, sfidandovi alla ricerca di punti nascosti dove trovare oggetti rari, oppure facendovi distruggere un plotone intero di militari. Il gioco presenterà due modalità: la storia, base del titolo e pilastro del gioco, vi porterà alla scoperta della resistenza e di come vincere una guerra che, sulla carta, sembra impossibile, e la modalità multigiocatore, dove 4 giocatori in una squadra dovranno sconfiggere le ondate di nemici che gli si presenteranno.
Da quello che potete leggere, il titolo mostra degli ottimi spunti, ispirandosi, nel caso dovessimo trovare dei titoli, al gameplay di Far Cry, sia per l’utilizzo dei mezzi, che per le missioni e i comandi, ma inserisce lo stesso tema visto nel primo capitolo della serie: un fronte rivoluzionario, pronto a sacrificare la propria vita per la patria e per la libertà. Sebbene le premesse, quindi, siano lodevoli e ben pensate, uno scheletro di gioco mal fatto e non ottimizzato trasforma un potenziale ottimo videogioco in un titolo da perfezionare: peccato che, disponibile dal 20 maggio, il titolo tutt’ora rimane ingiocabile e fastidioso da quel punto di vista. Un pregio va dato però al sistema di modding delle armi: alcune armi infatti, comprate con la valuta di gioco, potranno ricevere potenziamenti e modifiche tramite dei punti accessori, in modo da poter trasformare, in qualunque momento vogliate, una pistola in una mitraglietta semplicemente cambiando canna e caricatore, oppure un fucile d’assalto in un mitragliatore. Le modifiche aggiuntive quali silenziatore, mirini, caricatori e skin, faranno passare molto tempo alla ricerca del giusto equipment da portare in battaglia. A prescindere all’equipaggiamento però, le battaglie con i nemici, che spesso varieranno dall’essere un paio a diventare infiniti in poco meno di un minuto, non restituiranno al giocatore la giusta impressione, rendendo le sparatorie poco realistiche.
Un’anima profonda, ben curata e dalle ottime potenzialità in un corpo debole e da rifinire, Homefront The Revolution avrebbe potuto dare molto di più, ma forse la vicinanza a titoli davvero di alto calibro, misti a problemi di programmazione e logistici, hanno fatto uscire un gioco imperfetto e incompleto. Forse in futuro una grande patch (dato che già ne sono uscite due, di cui una pesante più di 3 Gb) risolverà i problemi di gioco, ma per ora il titolo si dimostra, come va giustamente di moda in questo periodo, una grandissima beta da migliorare. La domanda sorge spontanea: se gli stessi errori della beta sono riscontrabili nella versione retail, a cosa è servita la fase di test?