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Hands On Sea of Thieves – Gamescom 2016

Un altra esclusiva Microsoft provata qui alla Gamescom di Colonia: Sea of Thieves, si è presentato come uno scanzonato multiplayer game, sarà riuscito a convincermi sul serio? Lo scopriamo subito: lasciatemi dire che il gioco ha un’estetica interessante, l’uso del cell shading da sicuramente una grande mano al gioco che risulta molto colorato e rilassante. Inizio la mia partita con la crew in una taverna: nel mio inventario (che non si può aprire ma scorrere con il tasto RB del pad Xbox One) troviamo un boccale di birra pieno, uno strumento musicale (nel nostro caso una fisarmonica) ed un’asse di legno che inizialmente, ho pensato che mi servisse per incursioni su navi nemiche, una sorta di arma rudimentale ma sbagliavo e vedremo dopo perché.

Sea of Thieves (24)

Una volta preso confidenza con i comandi, di base molto semplici per altro, mi imbarco su una nave insieme a 4 compagni: questa ciurma sgangherata ha lo scopo di andare a caccia di altre navi (o almeno questo è quello che ci siamo dati mentre giocavamo). La nave va governata in toto: una persona è al timone, un altra a prua e una sul pennone, ogniuna controlla se ci sono altre navi in vista mentre gli altri membri della ciurma direziona le vele ed in parrocchetti. Una volta avvistata un altra nave scatta la guerra a colpi di cannone. Ogni colpo ci farà imbarcare acqua ed ecco che, dovremmo scendere nella stiva e riparare i danni subiti (vi ricordate l’asse di legno di poco prima? Bene ora sapete a cosa serve!). Nella demo non sembrava fosse possibile saltare all’arrembaggio dell’altra nave incontrata ma crediamo che sia solo una questione relativa alla demo.

Nel complesso il gioco non mi ha convinto un gran che: la fisica delle palle di cannone va rivista completamente, in generale sembra che se due membri della nave stanno governando quest’ultima, gli altri abbiano ben poco da fare il che rende il gioco noioso. Spero vivamente in altre fuzioni a gioco completo.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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