La Russia non si ferma e, dopo aver dichiarato guerra all’Ucraina, si scaglia contro Wikipedia, l’enciclopedia gratuita più famosa del web. Il Cremlino, infatti, avrebbe chiesto a Wikimedia Foundation, la società che si occupa di gestire l’enciclopedia online, di modificare alcune delle voci inerenti al conflitto russo-ucraino. La società, dal canto suo, ha fatto sapere che non ha nessuna intenzione di cedere ai ricatti da parte della Federazione Russa.
Ripercorriamo i fatti: nella giornata di martedì, il Roskomnadzor, ovverosia l’autorità che supervisiona web e telecomunicazioni, ha contattato la Wikimedia Foundation sostenendo che nelle voci in lingua russa riguardanti il conflitto che, lo ricordiamo, si sta ancora svolgendo fossero state riportate notizie e informazioni false.
A riguardo di queste gravi accuse, Wikipedia ha risposto alla Russia con un duro comunicato diramato dalla fondazione che la gestisce:
Il Primo Marzo abbiamo ricevuto la richiesta da parte del governo russo di rimuovere contenuti relativi alla insensata invasione dell’Ucraina postati da contributori volontari dell’enciclopedia in lingua russa. La Wikimedia Foundation, e il movimento del quale facciamo parte, non si è mai tirata indietro di fronte alle minacce del governo di negare alle persone il loro diritto fondamentale di accedere a informazioni libere, aperte e verificate.
E poi, ancora:
Le informazioni disponibili su Wikipedia provengono e vengono condivise da volontari che investono tempo e fatica per garantire che il contenuto sia basato sui fatti e assolutamente affidabile. Molti continuano a fare questo in circostanze avverse: mentre l’invasione continua i volontari ucraini hanno continuato ad aggiungere contenuti e ad apportare modifiche alle voci dell’enciclopedia, anche facendo i conti con difficoltà mai viste prima. La richiesta di rimozione di martedì ha paventato il rischio censura.
Ci troviamo di fronte a parole estremamente dure e doverose dinnanzi alla richiesta, arbitraria e pretestuosa, del Cremlino di modificare eo cancellare alcune voci inerenti al confitto che, ormai, dal 25 febbraio sta flagellando milioni di civili ucraini. Nel frattempo, continuano a manifestarsi azioni di solidarietà nei confronti della parte lesa di questa assurda e folle guerra.