Gli Anelli del Potere, basato sulle appendici de Il Signore degli Anelli e del Silmarillion di Tolkien, ha avuto un’accoglienza divisiva, spaccando di fatto il pubblico a metà tra chi si è sentito colpito nel profondo per come è stata impostata la serie, e chi invece ha apprezzato il prodotto di Prime Video. Una cosa è certa: Amazon ha colto nel segno, incentrando su di sé tutta l’attenzione mediatica che un brand del genere richiede. Con detrattori che comunque guardano la serie, e persone felici di vederla, il risultato è che il video ottiene visualizzazioni immense. Con questa recensione torniamo su Arda e scopriamo cosa sta accadendo ai nostri beniamini.
Elfi, Umani e uno Stregone contro le forze del male
Sauron ha rivelato la sua vera forma partendo dal corpo di Halbrand, ma c’era ancora molto che non era stato narrato. Ed è per questo che la Stagione 2 de Gli Anelli del Potere mira a raccontarci le vicende che hanno condotto l’Ingannatore fino ai confini della terra degli Elfi, Valinor, e da lì a Numenor, il regno degli Uomini baciati dalla lunga vita. Sebbene abbiamo visto il Signore dell’Unico Anello imparare da Celebrimbor come forgiarne uno, e poi andare verso Mordor (dove è appena risorto il Monte Fato), l’accoglienza tra i ranghi dei suoi Orchi non è delle migliori, e nei panni di Halbrand avrà il suo bel da fare prima di accentrare di nuovo il potere.
Elrond, Celebrimbor, Galadriel e Gilgalad (il Re degli Elfi a Lindon) sono invece in contrasto tra loro: il Signore dei boschi ritiene che gli Anelli forgiati lì siano da usare senza por tempo in mezzo e che, mediante il loro potere, possano essere l’arma definitiva contro le forze dell’ombra. Galadriel sembra essere dello stesso avviso, ma Elrond invece no: il mezz’elfo ritiene che il potere vada prima compreso e poi utilizzato, se necessario. In mezzo a questo scenario, si dirimano trame e sotterfugi politici anche nei boschi incantati degli elfi.
Sulle colline a nord, uno Stregone incapace di accettare il proprio potere, a tratti spaventato da quest’ultimo, si dirige con passo malfermo a sud, accompagnato da una Pelopiedi (antenati nomadi degli Hobbit) che verrà raggiunta in fretta dalla sua migliore amica. Tutti i nostri eroi convergono verso il male che si è accentrato ad Est, un’ombra oscura che va in qualche modo fermata. E non dimentichiamoci degli Uomini di Numenor, divisi tra politica e interessi personali, hanno i loro bei problemi compresa la cecità della regina, rimasta vittima della polvere lavica del Monte Fato.
Tecnicamente la trama segue grossomodo un’impronta personale, facendo apparire diversi personaggi finora rimasti nascosti nelle pagine dei libri di John Tolkien. Probabilmente alcune aggiunte sono state fatte per fan service (ovvero accaparrarsi il benvolere dei fan), ma il risultato rimane abbastanza grigio: se da un lato possiamo tutti essere contenti di conoscere Tom Bombadil, dall’altro lato non avere una piena comprensione di chi sia quel personaggio lascia dell’amaro in bocca.
Nuova stagione, stessi sbagli
Gli Anelli del Potere Stagione 2 parte con una lentezza devastante, forse più lenta e molto meno epica della prima stagione. Intendiamoci: ottimo il lavoro di prosecuzione degli eventi, infatti sembra che non sia passato nemmeno un giorno dall’interruzione della prima stagione, ma di fatto ci saremmo aspettati qualcosa di meglio dal ritmo. Più azione, meno dialoghi banali e privi di significato, e meno “spiegoni”, che possono essere utili all’inizio, ma che lasciano desiderare ardentemente l’azione una volta delineate le fazioni in campo.
Dal punto di vista visivo la serie non è da meno rispetto alla prima stagione: grandi spazi, ottimi i colori e le palette usate per ogni popolo hanno perfino migliorato l’estetica dei nani in termini di luce: ora le scene che li coinvolgono appaiono più realistiche, con luce naturale proveniente dalle torce o simili. Ottime le musiche, sebbene ci sia stato forse un eccesso di zelo nell’uso della musica più epica in momenti dove forse sarebbe stato meglio evitare.
Superficialità: sfortunatamente, nonostante gli sforzi tecnici e un’attinenza più vicina agli scritti originali, si sente che il prodotto è personalizzato, del resto le appendici da cui è tratto sono banali brandelli d’informazione, non reali libri scritti con coerenza e metrica. Questo lascia ampio margine agli sceneggiatori ma riduce moltissimo l’attinenza e chi conosce bene il prodotto, sentirà per forza la mano di qualcun altro mentre ascolta.
Non per tutti
Gli Anelli del Potere Stagione 2 conferma quanto si era già capito con la prima stagione e probabilmente tale resterà (qualora continuasse) è una serie dedicata al pubblico generalista, distante da chi è un vero appassionato del mondo di Arda e delle opere di Tolkien. E va bene così. Amazon del resto non ha mai dichiarato di voler sostituire o rivelare cosa quei libri contengano.
All’atto pratico la serie lascia libra scelta: c’è chi ama il fantasy in generale e vuole fruire un prodotto curato e ben realizzato senza farsi troppe “menate” sull’originalità della serie? Sì, ebbene il prodotto giusto è questo. C’è chi preferisce una cura maniacale del prodotto che rispetti i parametri autoriali di un libro? Si, che passi oltre.
Al pari di come le persone no debbano piacere a tutti, questa serie non prova nemmeno a fare una cosa simile, anzi fa di tutto per essere coerente con sé stessa. Ed è un bene di questi tempi, trovare della coerenza.