Giurato Numero 2: Clint Eastwood dimostra ancora una volta il suo talento e il suo amore per il cinema

Clint Eastwood torna al cinema con il suo nuovo (e ultimo?) film, dove dimostra ancora una volta la sua passione e il suo talento per il cinema. ecco la recensione di Giurato numero 2.

Giorgio Maria Aloi
Di Giorgio Maria Aloi - Contributor Recensioni Lettura da 8 minuti
9 Eccellente
Giurato Numero 2

Giurato Numero 2 (Juror #2) è un film scritto da Jonathan Abrams e diretto e co-prodotto da Clint Eastwood. Nel cast sono presenti Nicholas Hoult, Toni Collette, J. K. Simmons, Chris Messina, Zoey Deutch, Gabriel Basso, ecc.

Alla ricerca della verità

Justin Kemp (Nicholas Hoult) è un giovane uomo che fa il giornalista, ha un passato da alcolista, e un futuro da papà. Mentre sua moglie Ally (Zoey Deutch) è al settimo mese di gravidanza, viene convocato come giurato per un caso di omicidio. La vittima è una giovane ragazza di nome Kendall Carter e stando alle indagini, sembra che sia stata picchiata a morte e poi successivamente abbandonata in un fosso dopo aver avuto una violenta discussione col suo ragazzo James (Gabriel Basso). Quest’ultimo ha anche un passato poco pulito, ed è stato membro pentito di una gang di quartiere.

Sia i giurati che l’avvocato Faith Killebrew (Toni Collette), che è in piena campagna elettorale per la carica di procuratore distrettuale, sono convinti che James sia un assassino e che abbia ucciso la sua fidanzata Kendall. Mentre tutti i fatti, le testimonianze e le eventuali prove vengono a galla, Justin, il giurato numero 2, comincia a capire che in realtà non è James il vero colpevole ma sé stesso. Uno dei testimoni afferma di aver visto un uomo nel luogo dove sarebbe morta la ragazza, ma in realtà ha visto Justin e non James. La confusione nasce dal fatto che sia Justin che James hanno lo stesso modello di automobile.

Quella notte, Justin si trovava al locale dov’era avvenuta una furiosa lite tra James e Kendall. Lei se ne era andata e lui non l’aveva seguita, andando nella direzione opposta con la sua macchina. James, invece, era andato nella stessa direzione e per via di una distrazione, urta qualcosa con la sua macchina e fino a quel momento era convinto che fosse un cervo. In realtà, è stato lui ad uccidere (involontariamente) la ragazza. Se confessasse tutto, lo accuserebbero di nuovo di aver bevuto e finirebbe in carcere per il resto della sua vita.

A quel punto, Justin si scopre un omicida involontario ed è assalito da un grosso senso di colpa. Si ritroverà di fronte a un dilemma morale: confessare, scagionando così l’imputato, e beccarsi così una condanna? Oppure, sottrarsi alla giustizia, condannando però un innocente?

Clint Eastwood dimostra di amare ancora (e saper fare) il cinema

Dopo aver visto il film, il primo pensiero che viene in mente può essere «Wow! Clint Eastwood ha 94 anni e li sente davvero tutti, ma ancora oggi ha voglia e sa ancora fare cinema». È assolutamente incredibile che nonostante l’età, quest’uomo riesca a realizzare film di qualità capaci di intrattenere ed emozionare il pubblico. I suo amore e il suo talento cinematografico sono rimasti immutati col tempo, e ancora oggi sono più vivi che mai in ogni film che fa (sia quando ricopre anche un ruolo nel film di turno, sia quando rimane dietro alla macchina da presa).

Dopo essere divenuto un’icona del western (collaborando anche con Sergio Leone) e aver raccontato storie motivazionali, toccanti e riguardanti tematiche importanti e rimanendo anche nel patriottismo, il suo (forse) ultimo film mantiene sempre il suo stile e si sposta nel tribunale.

In Giurato Numero Due Eastwood dimostra di non avere tempo da perdere e arriva dritto al sodo, dove la storia scopre già nei primi minuti tutte le carte in tavola, ma questo non impedisce allo spettatore di voler seguire il filone fino alla fine, per scoprire il risvolto e la verità (moventi dello stesso regista).

Clint Eastwood ha voluto realizzare un legal thriller che tiene alte la curiosità e la tensione dall’inizio alla fine, e la trama si dimostra anche agghiacciante e tutt’altro che scontata, perché il finale lascia a bocca aperta e con tante domande e spunti di riflessione.

Gran parte delle inquadrature sono nel tribunale e uno dei moventi è piuttosto evidente, ovvero mettere a nudo il sistema giudiziario americano. Quanto effettivamente la Giustizia compie per bene il suo dovere e ci tiene a scoprire realmente la verità? Si agisce per il bene del popolo e per la verità, oppure per i propri interessi? La Giustizia può essere imparziale? Può stabilire cosa sia giusto o sbagliato? Un gruppo di persone comuni può veramente segnare il destino di una persona? Il sistema agisce sempre per il giusto? Queste sono solo alcune delle domande che lo spettatore si farà.

Mentre Eastwood svela fin dall’inizio dove vuole andare a parare ed è alla continua ricerca della verità, in realtà il vero scopo è evidenziare i dubbi morali che possono colpire l’uomo, compreso il più onesto. Fa capire fin da subito che il protagonista sia una brava persona che ha solo commesso degli errori e sta facendo i conti con la sua integrità morale. È un uomo che si ritrova in una situazione spiacevole e non sa come uscirne. Ma è qui che il regista sgancia la bomba e vuole concentrarsi di più sulla linea tra giusto e sbagliato che viene spesso marcata.

Lo scopo è stato raggiunto con successo, e la riflessione che se ne ricava è talmente forte che può rimanere in testa per giorni interi. Tutto questo è stato accompagnato da una regia monumentale, una fotografia impeccabile, un montaggio ben consolidato e una colonna sonora contestualizzata per la storia. Ma il merito va anche al cast

Nicholas Hoult ha un futuro radioso che lo aspetta, perché il ruolo di Justin Kemp è solo il primo di una serie di film che dimostreranno il suo incredibile valore attoriale (già nei prossimi mesi). Ha la fisionomia dell’uomo per bene e dimostra di saperlo interpretare in tutte le sue sfumature, con tutti i suoi dubbi morali. La sua incredibile performance non oscura quella di Toni Collette, calata egregiamente nei panni di un avvocato che fa venire il dubbio se stia operando per la giustizia o per ottenere la carica di procuratore distrettuale. Un altro che resta impresso nella mente è J.K Simmons, nella parte di un uomo che mette in chiaro quel ragionevole dubbio che dovrebbe essere presente in ogni essere umano. A mani basse, uno dei migliori film dell’anno, e che dimostra ancora una volta l’incredibile talento di Clint Eastwood.

Giurato Numero 2
Eccellente 9
Voto 9
Condividi l'articolo