Ghostwire Tokyo – Recensione, gli spiriti di Shibuya arrivano su Xbox

Ghostwire Tokyo è arrivato su Xbox Series X, Series S e sul servizio Xbox Game Pass, ecco la recensione per la versione su console Microsoft.

Angela Pignatiello
Di Angela Pignatiello - Contributor Recensioni Lettura da 8 minuti
7.7
Ghostwire Tokyo

Ghostwire Tokyo è ora finalmente disponibile sulle console Xbox  di questa generazione dopo circa un anno dall’uscita su PlayStation 5 e PC. Il gioco horror, che porta la firma di Tango Gameworks, è disponibile anche su Xbox Game Pass dal day one. Oggi siamo quindi pronti per parlare di questa nuova versione dell’avventura di Akito e KK, e di ciò che vi attende tra Visitatori, templi e nebbia.

Intrappolati

Il protagonista di Ghostwire Tokyo è un giovane ragazzo di nome Akito, il quale viene ferito mortalmente in un incidente d’auto proprio un attimo prima che la zona di Shibuya venga invasa da una strana nebbia che rimuove gli spiriti dal corpo d’appartenenza. Uno di questi spiriti, l’entità che si fa chiamare KK, nel tentativo di salvarsi prende possesso del corpo di Akito, ma con quest’ultimo non si lascia sopraffare facilmente. All’inizio il duo sembra quasi bisticciare, ma troveranno poi una sorta di accordo, soprattutto quando vedono arrivare i Visitatori, con Akito che riesce a sconfiggerli con l’uso di poteri particolari. Da qui inizia l’avventura del giovane ragazzo e dello spirito.

Tra horror e open world

Ghostwire Tokyo si potrebbe inquadrare più come un’avventura open world rispetto a un gioco horror. Certo, questo non significa che non ci siano elementi spaventosi, ma sono per lo più di contorno. Per esempio, dato che questa nebbia fitta ha rimosso le anime dai corpi, questi spariscono nel nulla, lasciando al loro posto le cose materiali, come scarpe o vestiti. Per questo motivo camminare in una Tokyo ricreata fedelmente alla sua controparte reale, e al contempo vedere questi elementi, crea una sensazione di disagio, tipica degli horror di stampo psicologico.

Questa nebbia vi impedirà anche di proseguire nelle varie zone, per questo motivo nelle prime battute vengono introdotte le meccaniche che vi seguiranno per tutte le ore di gioco: combattimento e purificazione dei templi.

Un combat system pieno di flavour

Per quanto riguarda i combattimenti, all’inizio avrete a disposizione solo la possibilità di attaccare con l’elemento del vento, ma con l’esplorazione dei templi avrete accesso anche ad altri tipi d’attacco. Ma sappiate che non è possibile colpire all’infinito: ogni attacco magico ha un numero limitato di proiettili, e una volta finiti dovrete raccoglierli, o dai nemici sconfitti, o da alcuni oggetti che sembrano impossessati (e che ricordano Prey). Il feedback dei colpi è davvero ben realizzato soprattutto grazie alla vibrazione del controller, ma la cosa che sorprende di più è l’animazione che si attiva quando si cambia abilità, che riesce davvero a dare la sensazione di “magia”.

Ghostwire Tokyo

L’aspetto negativo del combat system è che non importa quali proiettili deciderete di usare contro un nemico, funzioneranno comunque tutti. Certo, ci saranno delle differenze perché magari un proiettile sarà più ampio ma con meno raggio, un altro avrà più gittata ma non colpirà più nemici, e così via. Ma se all’inizio potreste pensare che avere la differenza tra aria, fuoco e acqua sia qualcosa di utile, in realtà è solo flavour e comodità.

Purificazione per l’open world

Per quanto riguarda la purificazione dei templi, non richiama altro che meccaniche già molto comuni nel mondo videoludico, come quella delle torri di Far Cry, con la differenza che non dovrete scalare in alto, ma dovrete affrontare dei nemici, e infine tenere premuto il tasto per avviare la purificazione (LT).

Se si vuole seguire la trama di principale di Ghostwire Tokyo, riesce a essere un buon gioco, con ottimi spunti e tantissimi elementi della cultura giapponese per quanto riguarda gli spiriti e gli yokai. Ma quando si vuole andare leggermente oltre, diventa un “semplice” gioco open world con elementi action e horror, ma niente che faccia gridare al miracolo. Se siete appassionati al Paese del Sol Levante è chiaramente un gioco interessante, ma non tanto per il gameplay, quanto per il setting e il mondo che hanno creato gli sviluppatori.

Ghostwire

Ma torniamo un attimo a parlare della mappa di Ghostwire Tokyo. Negli ultimi anni siamo stati abituati ad avere mappe completamente esplorabili e con sfide di maggiore o minore difficoltà in base al luogo in cui ci si trova. Nel gioco di Tango Gameworks invece la cosa sarà un po’ “vecchio stile”. Prendiamo come esempio il titolo Ubisoft nominato precedentemente: Far Cry. In questo titolo si ha una mappa enorme completamente esplorabile fin dall’inizio con le torri che fanno vedere con precisione strade e altri elementi sbloccabili, ma niente vi vieterà di non farlo (a parte i trofei o achievement). Per Ghostwire Tokyo non sarà così: la nebbia nominata in precedenza farà da muro, il che limiterà la vostra capacità di spostamento. Sì, perché se deciderete di addentrarvi al suo interno vi danneggerà, finché non morirete. Non è proprio il massimo per un gioco che vuole essere open world e vi permette di compiere azioni fuori dal normale. Quindi vi conviene prima fare tutto ciò che serve nella zona in cui vi trovate, poi puntare al tempio successivo, completare tutto e così via. Un loop che però non dà molta soddisfazione, è solo un metodo per riuscire a liberarsi della nebbia quanto prima possibile.

A un passo dall’ottimo gioco

Dal punto di vista grafico Ghostwire Tokyo è bello da vedere, soprattutto perché ha degli scorci interessanti che sembrano al limite del cyberpunk, vista la quantità di palazzi con luci al led o al neon. È un’ottima riproduzione del Giappone odierno, che vive a metà tra la modernità e il rispetto delle tradizioni. Gli sviluppatori hanno inserito le due impostazioni grafiche alla quale siamo ormai abituati da tempo: performance e grafica. Quando si gioca in modalità performance, però, la grafica di gioco viene sacrificata un po’ troppo per farlo girare a 60 fotogrammi al secondo, che non scendono nemmeno nelle situazioni più concitate e stressanti per la nuova console (compresa Xbox Series S). Quando invece si sceglie l’opzione grafica dei 30fps, si riesce a godere al meglio ogni singolo scorcio ideato da Tango Gameworks.

Ghostwire Tokyo presentazione

Durante la nostra prova non abbiamo trovato nessun tipo di bug o glitch, dunque possiamo dire che il codice sia abbastanza pulito. Ovviamente è possibile sfruttare il Quick Resume per ricominciare la partita da qualsiasi punto anche dopo aver spento la console.

Vale la pena provare Ghostwire Tokyo? Vista la sua presenza nel catalogo Xbox Game Pass, potremmo dire di sì. Merita inoltre l’acquisto nel caso in cui siate davvero appassionati di Giappone, del mondo oltre la vita e di open world dal “vecchio stampo”.

Ghostwire Tokyo
7.7
Voto 7.7
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Contributor
Classe '97. Nata e cresciuta con la Metal Gear Solid saga, amo giocare a quasi tutto ciò che mi capita sotto mano. Analizzo tutto ciò che avviene all'interno del mercato videoludico e il suo core: i videogiochi.