Alcuni film entrano nel cuore e lasciano impronte indelebili, alcune volte fatte d’ectoplasma: si tratta di Ghostbusters, iconica serie di film che ha definito un’epoca e che ha fatto divertire ed emozionare moltissime persone. A distanza di anni, con un nuovo regista che condivide il cognome con Ivan Reitman (ovvero Jason, il figlio) e un cast totalmente nuovo, gli acchiappafantasmi tornano in Ghostbusters: Legacy, film in uscita il 18 novembre 2021 in tutte le sale e pronto a farci di nuovo impazzire dietro a questi dannati fantasmi: vediamolo in questa recensione.
Prima di avanzare con la recensione, ricordiamo che Ghostbusters: Legacy è il terzo film della serie originale, seguito diretto di Ghostbusters – Acchiappafantasmi e Ghostbusters II – Acchiappafantasmi II, escludendo definitivamente il reboot della serie del 2016 dal filone (per la gioia dei fan). Nonostante sia un sequel diretto, le atmosfere rimangono molto vicine all’originale anche se il film propone qualcosa di diverso, più in stile teen movie anni ’80 ma con lo stesso piglio ironico.
Ghostbusters del nuovo millennio
Jason Reitman sale al timone di questo Ghostbusters: Legacy, film che propone Phoebe (Mckenna Grace di The Haunting) e Trevor (Finn Wolfhard, Stranger Things) come i nipoti di Egon Spengler, che insieme alla madre (Carrie Coon) vanno a vedere la casa lasciata dal defunto nonno, morto la settimana prima, dando una panoramica generale su ciò che è successo dopo Ghostbusters II. I fantasmi tendono però a non demordere, e questo obbligherà i due ragazzi, la madre e le persone che conosceranno in questo paesino dell’Oklahoma, a capire la loro connessione con gli Acchiappafantasmi.
Se la trama può sembrare tutto o niente, chiariamo subito un punto: il modo in cui Gil Kenan e Jason Reitman hanno scritto la sceneggiatura è qualcosa di geniale. Nonostante non ci si trova più nella “comfort zone” di New York, la pellicola riesce ad ambientarsi nella nuova location (che segue la moda generata da Stranger Things e, ancora prima, da quella serie di film dedicati ai piccoli eroi) senza sforzo e propone una trama ricca e densa, fatta di momenti divertenti e altri adrenalinici, senza mai cadere nell’ovvio o nel banale.
Nel 2021 è anche facile capire come non ci si trovi più nel classico cliché fatto di bambini capaci di salvare il mondo e adulti che non riescono a credere alle loro parole e all’eventuale apocalisse in arrivo: per questo brillano poi nel contesto personaggi come Mr. Grooberson (Paul Rudd), il professore all’interno della scuola frequentata da Phoebe capace di risultare buffo in più occasioni, oppure Podcast (Logan Kim), amico di Phoebe e appassionato del paranormale (e non solo).
Confermato da tempo infine, il cast originale è presente all’interno della pellicola e viene inserito in modo geniale, per nulla forzato e capace di dare una giusta connessione tra le due precedenti pellicole e la presente, che nonostante potrebbe aprire le porte ad una serie di film successivi con meno Acchiappafantasmi originali e più Ghostbusters moderni, alla fine risulta rispettosa del lavoro di Ivan Reitman.
Who you gonna call?
Grazie alla nuova formula ormai rodata da tempo (che ci ha evitato sequel di saghe storiche storpiate a causa di cattive scelte), Ghostbusters: Legacy (ed è evidente in questa recensione) sa prendersi sul serio quando serve – soprattutto sul finale – e sa invece prendersi a cuor leggero durante altre fasi della pellicola, scherzando anche su tematiche già trattate nell’originale e persino richiamando qualche easter egg ben posizionato (che probabilmente renderà bene anche nella versione doppiata in italiano).
Come abbiamo già detto, la formula un po’ si adatta al moderno, e lo fa quasi con riverenza: se ci pensiamo, uno dei genitori di Stranger Things stesso è stato proprio Ghostbusters, e vedere come il cerchio si chiuda con un film che prende ispirazione dalla serie Netflix per portare il mito degli Acchiappafantasmi al giorno d’oggi è qualcosa di magico. Ma nulla sarebbe funzionato se non fosse stato per la cura che Jason Reitman e Gil Kenan hanno messo all’interno della sceneggiatura: la trama del film infatti, non solo rimane fedele ai dogmi della serie originale, ma lo fa creando nuovi spunti e proponendo molteplici collegamenti ai primi due film.
Se la paura potrebbe adesso attanagliarvi, chiariamo subito: il nuovo film dei Ghostbusters è tutto fuorché una copiatura di serie e film moderni. Non aspettatevi di vedere Phoebe avere tratti già noti ai fan di Millie Bobby Brown, perché il personaggio suo, come quello del fratello e di tutti gli altri che orbitano intorno al cast principale (chi più, chi meno) sono ben scritti, caratterizzati in modo eccellente e mai scontati.
Insomma, se la paura data dall’effetto nostalgia viene dissipata e quindi davanti ci troviamo un film dotato di una fantastica sceneggiatura, di una fotografia egregia e di uno stile registico capace di omaggiare quello originale ma rimanendo all’interno del moderno, cosa ci rimane? Un film degno di avere nel suo titolo Ghostbusters, una pellicola capace di toccare le corde dell’anima – nonostante si tratti di un film dedito più all’entertainment che al mandare un vero e proprio significato – sia di chi ha conosciuto e vissuto le storie di quegli scapestrati di New York, sia per i neofiti che per la prima volta vedono uno zaino protonico in azione.
Perché in fondo, che siate appena arrivati o che veniate dalla New York del 1984, possibilmente dall’interno di una ex caserma dei pompieri, alla fine uscirete dalla sala con la voglia di fermare qualche invasione di fantasmi, di premere quel pedale della trappola o di urlare a qualche amico di non incrociare i flussi.