La lunga estate caldissima, citando Max Pezzali e gli 883 in quello che è il singolo di punta del leggendario album Uno in più, è in pieno corso e, nonostante le temperature al limite del sopportabile e la voglia di abbronzatura e mare, il desiderio di videogiocare resiste imperterrito fra le nostre principali priorità. Da sempre allergica a uscite importanti, salvo qualche raro caso come l’uscita di The Last of Us nell’oramai lontano giugno 2013, la stagione estiva è spesso stata utilizzata come periodo atto a recuperare qualche titolo rimasto indietro dal marasma dei mesi precedenti. Fortunatamente per i possessori di PlayStation 4 il periodo estivo del 2017 risulta piuttosto diverso e atipico rispetto alla norma; non sarebbe infatti scandaloso chiamare questa stagione “l’estate delle riedizioni”, viste due recenti ripresentazioni da urlo come la Wipeout Omega Collection e la Crash Bandicoot N.Sane Trilogy. Ma il famoso detto “non c’è due senza tre” risulta un sempreverde anche nel mondo videoludico, ed ecco infatti raggiungere gli scaffali Final Fantasy XII: The Zodiac Age, remastered del tanto bistrattato dodicesimo capitolo della saga Square Enix. Dopo l’ottimo lavoro svolto col decimo capitolo, scopriamo insieme se il ritorno a Ivalice è stato incredibile come sempre!
A long time ago in a galaxy far, far away…
Final Fantasy XII: The Zodiac Age, contrariamente a quanto accaduto alla versione International del X-2, non aggiunge alcunché alla trama originale, restando indigesta a chi già nel 2007 non ne aveva apprezzato le sottotrame politiche e più di qualche richiamo a Star Wars di George Lucas; il titolo offre infatti una trama matura basata su guerre e colpi di scena, mostrando il fianco laddove i vecchi capitoli eccellevano: la magia. La trama del dodicesimo capitolo è incentrata sulla lotta al potere fra due superpotenze come Rozaria e l’impero di Archadia. La nostra avventura ha inizio a Dalmasca, piccolo regno situato in mezzo ai due colossi sopracitati, immediatamente attaccato da Archadia e dalle sue mire espansionistiche; la posizione di Dalmasca risulta infatti chiave ai fini di un conflitto bellico e dunque la sua conquista è quantomeno prioritaria per una corretta pianificazione espansionistica. La sconfitta è più veloce del previsto, con Archadia che ha tra l’altro distrutto la festa di matrimonio fra Ashe, la principessa di Dalmasca, e Rasler, principe del confinante stato di Nabradia. La tragedia vede infatti Rasler morente nel conflitto e Dalmasca vittima di una meschina macchinazione, che vede nel suo scopo la morte del Re reggente per mano dell’apparente traditore Basch fon Ronsenburg e lo stato di traditori per tutti i sovrani del Regno, proclamando come console il figlio dell’imperatore Vayne Solidor. Ed è proprio qui che entra in gioco il protagonista principale dell’intera vicenda, un ladruncolo di nome Vaan che insieme all’amica di infanzia Penelo decide di penetrare nel castello reale e rubare la Magilite della Dea, cimelio in grado di determinare la linea di successione al trono. Da qui iniziano una serie di vicende molto ben narrate e intrecciate, con una serie di tradimenti e colpi di scena che porteranno la sopravvissuta principessa Ashelia a riguadagnarsi il trono; le vicende di Final Fantasy XII sono un inno alla maturità, adatte senza dubbio ad un pubblico maturo, perdendo purtroppo parte di quella magia che contraddistingueva le precedenti produzioni di Sakaguchi. Ad aggiungere qualche perplessità ci pensa la figura di Vaan, veramente sottotono rispetto ai protagonisti precedenti, oltre che sconfitto su tutta la linea dalla profondità di personaggi “secondari” come Balthier e Basch, fra i migliori comprimari della serie.
La giusta evoluzione
Final Fantasy XII rappresenta la prima vera svolta per quanto riguarda il gameplay in un capitolo tradizionale; col dodicesimo capitolo la serie abbandona infatti i canonici combattimenti casuali in favore di nemici ben visibili a schermo, dislocati in mappe enormi in pieno stile MMO. Sarà possibile selezionare e cambiare a piacimento il leader del gruppo (composto da tre membri più un eventuale quarto classificato come “Guest”), scegliendo in tempo reale le azioni da far effettuare a quest’ultimo e agli altri membri del party. Il tutto funziona in tempo reale, senza il minimo caricamento e con la possibilità di muovere i personaggi liberamente sulla mappa di gioco, ma con le azioni sempre e comunque vincolate dalla storica ATB; capite bene come un sistema simile svecchia la classica lentezza dei JRPG anni 90, pur riuscendo a non snaturare lo spirito nudo e crudo che tali titoli restano in grado di offrire. La ciliegina sulla torta per quanto riguarda le novità è senza dubbio quella del Gambit system, una feature che permette di impostare a piacimento l’intelligenza artificiale dei compagni; attivabile a piacimento, essa riesce nell’incredibile intento di personalizzare a dovere i personaggi in azione, snellendo notevolmente i combattimenti e la praticità con la quale si affrontano. Scoprirete presto come il Gambit sia una delle più riuscite evoluzioni del sistema di Final Fantasy, specie in questo enorme dodicesimo capitolo stracolmo di combattimenti e nemici da affrontare. Passando ad esempi pratici, sarà possibile assegnare a Penelo il Gambit “nemico debole a fuoco->usa Firaga” e “alleato con >20% di HP-> usa Energiga”, qualcosa di rivoluzionario se si pensa che il tutto verrà fatto autonomamente grazie alle nostre scelte; tutto ciò risulta incredibilmente pratico e rivoluzionario, contando che le opzioni sono numerosissime e che combinazioni ottenibili più in la nel titolo faciliteranno non poco i combattimenti più ostici, dove altrimenti saremmo costretti a mettere in pausa il gioco e ad assegnare tutto manualmente. La cosa incredibile di Final Fantasy XII: The Zodiac Age è che tutto ciò è possibile, accontentando sia i fanatici del combattimento puro, sia chi cerca innovazione e velocità in un sistema che ne aveva piuttosto bisogno. La grande novità di questa edizione, assente nella controparte originale PlayStation 2, è il Zodiac Job System: mentre nell’originale era possibile far apprendere tutto a tutti tramite una scacchiera che strizzava l’occhio alla sferografia, in questa riedizione sarà possibile assegnare solamente due classi ad ognuno dei sei personaggi, ognuna con la propria scacchiera personale per un totale di dodici scelte possibili; tutto ciò equilibra notevolmente il gioco e la sua difficoltà, evitando doppi e tripli tuttofare che, specialmente nell’end game, facilitavano un pò troppo le vicende. Tale scelta rende giustizia anche alle evocazioni presenti ad Ivalice, chiamate Esper: in tutto dodici, saranno vincolate alla classe di appartenenza, finalmente controllabili a piacimento e dotate di Gambit personalizzabile. A chiudere il perfetto mix ci pensano dei piccoli accorgimenti tecnici, come il riposizionamento di qualche nemico e scrigno; inoltre, la modalità Sfida e il New Game Plus offrono stimoli extra ai perfezionisti, mentre la possibilità di mandare il titolo a velocità doppia e quadrupla risulta un eccellente espediente per snellire le tediose sezioni di farming necessarie.
Lifting videoludico
Final Fantasy XII: The Zodiac Age si presenta, nonostante il peso degli anni, in discreta forma. Square Enix ha fatto un ottimo lavoro sulle texture, ridisegnate da zero e più belle che mai; lo stesso non si può dire purtroppo per i modelli poligonali che, nonostante il lifting di mamma Square, risultano piuttosto scarni: tale difetto è quanto più evidente nelle zone aperte, veramente povere e piatte se paragonate con il buonissimo lavoro svolto nelle grandi città come Rabanastre. Ottimo lavoro per quanto riguarda i volti dei protagonisti e dei comprimari, dove la software house ha fatto veramente un mezzo miracolo tecnico; molto peggio invece la gestione delle ombre e dei dettagli, tanto da stonare con le buonissime realizzazioni dei visi. Da segnalare nuovamente la celebre Art Direction del titolo, con Ivalice che risulta ancora oggi uno dei mondi videoludici più belli e vari mai creati; la possibilità di giocare a 60fps le rende ancor più giustizia, sebbene ci siano a volte dei cali che francamente nel 2017 fatichiamo a giustificare. Il comparto sonoro gode indubbiamente di nuova linfa, visto che Square ci offre, oltre alla storica soundtrack, un accompagnamento musicale nuovo curato anche stavolta da Hitoshi Sakimoto, lo stesso di Final Fantasy Tactics e Vagrant Story. Promosso anche il doppiaggio inglese, sebbene quello giapponese abbia quel qualcosa in più che ce lo fa preferire. Irreale la longevità: parliamo di almeno 70 ore di gioco, facilmente raddoppiabili in caso vogliate esplorare ogni anfratto di questo Final Fantasy XII: The Zodiac Age.