Fate/Samurai Remnant – Recensione, il valore del legame nel Giappone feudale

Fate/Samurai Remnant non si affida solo al folklore giapponese per creare atmosfera: scopriamo cos'altro ci offre nella nostra recensione.

Sara Pandolfi
Di Sara Pandolfi - Editor Recensioni Lettura da 7 minuti
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Fate/Samurai Remnant

Quanti giochi fantasy con ambientazione nel Giappone feudale conoscete? Tanti, immaginiamo, dato che nell’ultimo periodo è stato una delle più inflazionate, nonostante non abbia mai perso il suo fascino. Per questo motivo potreste inizialmente ritenere Fate/Samurai Remnant un “more of the same”, ma sarebbe un errore. Questo titolo fa infatti parte di una serie a dir poco longeva, Fate appunto, nata nel 2004 e che si dipana e intreccia tra Videogiochi, visual novel, anime e manga.

Vi invitiamo quindi ad andare più in profondità, scoprendo insieme a noi questo interessante titolo sviluppato da Koei Tecmo nella nostra recensione.

Tra folklore e amicizia

Fate/Samurai Remnant è ambientato nell’antica città di Edo (quella che poi divenne Tokyo) nel periodo Keian, dove in un ipotetico diciassettesimo secolo visse il giovane Miyamoto Iori, provetto spadaccino destinato a diventare leggenda.

La sua esistenza fatta di piccole commissioni a suon di spada nel suo quartiere di periferia viene interrotta da una scoperta destinata a cambiare per sempre la sua vita: il giovane è infatti un “Master”, destinato a combattere contro gli altri sette Master disseminati per il mondo per diventare l’unico detentore del Waxing Moon, un oggetto magico capace di esaudire ogni tipo di desiderio.

Ad affiancare il giovane vi sarà la sua “Servant”, il braccio destro nel combattimento di ogni Master. La Servant di Iori risponde al nome di Saber, e la sua presenza sarà ben più importante di quel che potete pensare, nello svilupparsi della vicenda.

Nel corso della vicenda, infatti, sarà di fondamentale importanza l’instaurazione di un forte legame tra Iori e Saber, legame che avrà un suo ruolo anche sul piano del combattimento.

La nostra avventura ci vedrà in giro per i numerosi quartieri di Edo – ognuno con una sua peculiare rappresentazione – nell’atto di combattere contro i mostri che occupano la città e, ovviamente, gli altri Masters. Quella che vivremo è un’avventura, tra l’altro, piuttosto longeva, dato che tra missione principale e piccole digressioni, si arriva sulle 40/50 ore di ore, che soprattutto nelle fasi iniziali risultano essere eccessivamente ricche di dialoghi e cutscenes (caratteristica che tuttavia i fan della serie conoscono bene, data l’entità delle varie opere).

Possiamo definire il titolo un action RPG con caratteristiche tipiche del Musou: abbiamo infatti delle arene sparse per la città dove combatteremo contro orde di nemici che potremo spazzare via con pochi fendenti, affiancati da altri avversari che, invece, dovranno essere sconfitti mediante l’uso di una più ponderata strategia. Potremo sfruttare diversi poteri elementali e anche le nostre armi potranno essere potenziate tramite il ritrovamento o l’acquisto di nuovi componenti.

Combattimento spettacolare, ma…

Fate/Samurai Remnant si basa su uno stile di combattimento ricco di combo e di azioni rapide e ricche di spettacolo che spesso coinvolgono anche la nostra Servant ma, purtroppo, abbiamo trovato il susseguirsi dei combattimenti poco stimolante.

Possiamo sferrare colpi normali (tasto quadrato su PlayStation) e colpi forti (tasto triangolo) senza limiti, schivare, ma non parare i colpi nemici. L’IA degli avversari, anche quelli più tosti, non è particolarmente brillante: avremo tutto il tempo di schivare gli attacchi e di fermare i colpi caricati avversari (molto prima di sferrare il colpo, questi ultimi verranno circondati da un’aura rossa e potremo facilmente interrompere il caricamento del colpo tramite un attacco potente).

La buona varietà di incantesimi, che possono essere usati tramite il consumo di speciali gemme che i nemici droppano piuttosto raramente, è praticamente vana, se non per quelle situazioni in cui si rende necessario rompere lo scudo dell’avversario, aspetto che però non ci ha mai donato il senso di sfida che cercavamo.

Trascinati nel Giappone feudale

L’atmosfera del periodo più noto della storia Giapponese si vive in ogni angolo della città di Edo: ogni quartiere è dotato dei suoi colori e delle sue caratteristiche artistiche peculiari, mostrandoci tanti volti della stessa realtà.

Abbiamo notato l’attenzione che gli sviluppatori hanno posto nella realizzazione dei personaggi principali, che risultano ben caratterizzati soprattutto sul piano del design. Al contrario, però, si nota chiaramente una certa ripetitività dei modelli negli NPC e nei nemici, dove soprattutto questi ultimi ci sono sembrati poco originali.

Per quanto riguarda la grafica in game, ci rendiamo subito conto di non trovarci di fronte ad un titolo che punta sulla qualità tecnica: lo stile dei personaggi, con una buona mimica facciale e discrete animazioni, cozza con una realizzazione delle ambientazioni graficamente non all’altezza né nelle textures né per quanto riguarda sfondi e panorami, che risultano troppo semplici se non addirittura di una generazione fa o due.

Abbiamo notato anche alcune incertezze del gioco per quanto riguarda il framerate: nella versione PS5 abbiamo osservato cali abbastanza fastidiosi nelle vie affollate della città. Segnaliamo un particolare non da poco: tutti i personaggi, anche gli NPC minori, sono doppiati (esclusivamente in Giapponese) mentre i testi sono disponibili in inglese.

Degne di elogi sono le cutscenes, ben realizzate sotto il profilo della regia e varie nella struttura (abbiamo particolarmente apprezzato l’utilizzo della prima persona in alcune scene, che ha reso molto bene l’azione su schermo). La colonna sonora, ispirata chiaramente al folklore giapponese, ci è parsa poco originale e piuttosto anonima. Segnaliamo infine che, almeno per quanto riguarda la versione PS5, Koei Tecmo non ha fatto un uso particolare della vibrazione o delle altre funzioni “interattive” del DualSense.

Fate/Samurai Remnant
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Voto 7
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Editor
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.