Eat the Reich, Recensione: zanne, sangue e brutalità

Ecco la nostra recensione di Eat the Reich, un gioco di ruolo edito da Mana Project Studio... a dir poco brutale e spietato, tra vampiri e nazisti.

Gianluigi Crescenzi
Di
Gianluigi Crescenzi
Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto...
- Deputy Editor
Recensioni
Lettura da 9 minuti

Molti titoli, fin dai libri per arrivare ai contenuti multimediali più disparati, hanno rivisitato e reimmaginato il periodo della Seconda Guerra Mondiale, sia in chiave pseudo realistica, sia fantascientifica, esoterica, o sovrannaturale. Stavolta però non ci sono macchine alla Wolfenstein, né tantomeno cecchini infallibili come in Sniper Elite… qui, gentile pubblico, entrano in scena i vampiri. Mana Project Studio ci presenta Eat the Reich, uno dei titoli più folli e originali degli ultimi anni nel panorama dei giochi di ruolo, e ora andiamo ad analizzarlo insieme in recensione.

ATTENZIONE: nonostante in recensione ci esimeremo dal condividere informazioni cruciali, vi avvertiamo che i temi trattati in Eat the Reich potrebbero essere disturbanti per alcune persone, quindi vi invitiamo a continuare la lettura solo consapevoli di ciò.

Tra violenza e missioni segrete

Il gioco è ambientato nell’anno 1943, con l’Europa che sembra giunta a un punto di non ritorno. In una situazione che sembra tragica, la soluzione ai problemi è – ovviamente – quella di inviare delle forze a dir poco speciali: in questo caso, i giocatori, che saranno un commando vampiresco con un unico e fondamentale obiettivo: prosciugare Adolf Hitler di tutto il suo sangue e destabilizzare, una volta per tutte, la macchina bellica nazista.

Già dalle premesse – e dal disclaimer – potete ben immaginare che non ci troviamo di fronte a un titolo come tutti gli altri: Eat the Reich è un gioco dai contenuti abbastanza estremi, forte di un’ambientazione oscura e violenta, che vi spingerà a mettere da parte qualunque morale personale esistente. O meglio, non proprio “tutte”.

Eat the Reich è un gioco che contiene morte, violenza, lesioni gravi a personaggi giocanti (e non), oltre a sangue, vampirismo, armi, mostruosità varie, occulto e, citando testualmente, “Adolf Hitler, possibilmente morto”. Cosa che allo stesso tempo può essere apprezzata da molti, o da molto pochi, è l’inaccuratezza storica, sia per eventi, sia per altro. Anche la Parigi descritta (con tanto di mappa) è ovviamente molto diversa, ma comunque molto affascinante, e dove i nazisti si sono trattenuti più tempo che nella realtà.

Per compiere la loro missione e prosciugare Hitler, i nostri vampiri saranno impegnati in missioni folli, imprevedibili, e compiranno azioni a dir poco selvagge. Per questo e per i temi trattati, all’inizio del manuale è stato dedicato un ampio spazio ai disclamer interni al gioco, prendendosi comunque poco sul serio e rimanendo in tema in modo assolutamente geniale.

Uno zannuto commando speciale

Dopo tutto, l’obiettivo è a dir poco importante, e la squadra d’elite dei 6 personaggi tra cui potremo scegliere (con altrettante schede già pronte) non le manda certo a dire. Questi sono agenti speciali della F.A.N.G. (“non esiste alcuna documentazione ufficiale sul significato dell’acronimo”), approdati in territorio nemico grazie a delle “Bare tattiche da sbarco“. Come ogni GDR che si rispetti, ogni agente avrà le sue abilità e le sue caratteristiche, anche se si discostano leggermente dalle abilità classiche dei GDR.

Le abilità principali sono Cercare, Ingannare, Intrufolarsi, Menare, Riparare, Sparare e Terrorizzare: come potete ben notare, nessuna di queste invita a “giocare pulito”, ma tutte hanno un significato chiaro e immediato. Chiaramente a seconda del personaggio anche le proprie capacità nei singoli attributi saranno differenti, cosa che si accosta alle peculiarità di ogni agente. Come ogni gioco che si rispetti tuttavia c’è la possibilità anche di creare il proprio vampiro da capo, o magari apportare modifiche a quelli già creati, senza neanche troppa difficoltà. Anche gli equipaggiamenti saranno un ago della bilancia importante, il cui utilizzo potrebbe in alcuni casi rivelarsi determinante.

Il rosso sangue non è l’unico colore

I motivi per cui questo titolo è stato a dir poco un successo, nonché degli elementi che ce lo hanno fatto apprezzare in prima persona, sono da ricercarsi anche nell’estetica e nel sistema di gioco. Parlando delle immagini, le illustrazioni curate da Will Kirkby sono eccezionali, colorate e disturbanti quanto basta (forse a volte con il rischio di risultare leggermente troppo “ricche”). Le foto dei vampiri, le creature, le ambientazioni, tutto ha uno stile incisivo e assolutamente riconoscibile.

I disegni però non sono l’unica parte estetica importante del manuale, perché ad esse si accompagnano i colori e i layout in stile dossier delle varie sezioni scritte, creando un libro dove ogni pagina è unica e diversa dalle altre, anche se a causa di ciò a volte si è sacrificata un po’ la leggibilità. Altro punto ottimo, che farà la gioia specialmente dei collezionisti, è la copertina in cartone rigido e con rilievi: una chicca davvero ghiotta che fa esaltare il manuale anche al tatto, coadiuvata dalle pagine di carta incredibilmente spesse, e con i bordi di un acceso color magenta (in tal senso, il rapporto qualità/prezzo è ottimo).

La struttura dei contenuti è ben distribuita, stabilendo un ordine di apprendimento graduale e semplificato, mentre nella seconda parte del manuale, sono racchiusi moltissimo dati ed utility, come la descrizione degli scenari e delle ambientazioni, le schede dei nemici, gli scenari alternativi, e anche le fonti di ispirazione tematiche e ludiche del gioco (si spazia da Bastardi Senza Gloria a La Leggenda degli Uomini Straordinari, ma anche da Wushu a DIE).

Veloci, spietati, assetati

Passando poi al sistema di gioco, esso sfrutta l’Havoc Engine, definito uno dei migliori tra quelli che cercano di dare un taglio cinematografico alle vostre avventure. Senza entrare troppo nel dettaglio, in parole povere Eat the Reich è un gioco facile da imparare, rapido nell’esecuzione, e che vi farà alternare azione e narrazione scena dopo scena. Attenzione però, perché l’equilibrio è sbilanciato molto sulla rapidità d’azione (viene infatti definito un gioco caldo, anzi, “bollente”) e all’effettivo non ci sarà mai troppo tempo per stare lì a discutere su strategie o tattiche complesse.

Chiaramente Eat the Reich è un gioco che ama essere sopra le righe, e vuole farlo prendendosi sul serio quanto basta. Data la lunghezza del materiale a disposizione, è chiaro che questo titolo sia eccellente per organizzare delle sessioni one shot, o magari delle campagne che contino poche sessioni. Tuttavia grazie alla versatilità e alla bontà del materiale, sarà comunque possibile sfruttare gli strumenti per creare qualcosa di originale per i giocatori. Unico tasto un po’ dolente è che la fortuna avrà un ruolo abbastanza importante nell’evolversi delle situazioni, molto più che in altri titoli (specie quelli di stampo più narrativo). A questo piccolo difetto a volte potrà sopperire una buona gestione del gioco da parte del master.

Se siete giocatori alla ricerca di una storia spettacolare, spietata e scorretta, Eat the Reich è il titolo che fa per voi. Non solo sarà divertente e rigiocabile – magari provando diversi agenti o creando i propri – ma si rivela anche un gioiello da collezione per la vostra libreria.

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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.