Potremmo sagacemente sottotitolare l’ultimo lustro videoludico come il successo dei titoli sandbox: a partire dai grossi titoli tripla A di Bethesda e Rockstar sino ad arrivare al più recente e pluricriticato No Man’s Sky, il fascino dell’open world e della possibilità di girovagare per un mondo di gioco più o meno grande, curato e colmo di cose da fare, ha affascinato milioni di videogiocatori, dai più grandi ai più piccini. Tra tutti questi titoli c’è però da citare assolutamente la nuova IP di un piccolo studio emergente, capace nel 2011 di cambiare per sempre il mondo dei sandbox e dei videogiochi: si tratta di Minecraft, titolo indie sviluppato dai ragazzi svedesi di Mojang capace di divenire un successo planetario a livello videoludico e di oggettistica, uscendo praticamente su ogni piattaforma attualmente disponibile. Il titolo ha di fatto creato un nuovo sottogenere, divenendo fonte di ispirazione per numerose case videoludiche più o meno grandi; è questo il caso di Square Enix che ha deciso di creare un titolo fortemente ispirato a Minecraft sfruttando però le licenze di una propria saga leggendaria: stiamo infatti parlando di Dragon Quest Builders, titolo che andremo ora ad analizzare insieme. Siete pronti a scoprire con noi se il titolo è riuscito ad innovare un’idea di base divenuta un po’ datata?
L’evoluzione verso l’RPG.
Nella lore di Dragon Quest Builders il regno di Alefgard è stato devastato dal Dragonlord, portando il mondo nell’oscurità più totale. Dopo anni di buio e devastazione, con la popolazione sempre più disperata, ecco giungere l’eroe che il mondo stava aspettando da tempo: risvegliatosi accanto a un focolare grazie alla Dea Rubiss, il nostro protagonista sarà marchiato col simbolo del costruttore, segno indelebile di un destino da salvatore già segnato; starà infatti a lui ridare vita ad un mondo caduto per troppo tempo sotto il dominio delle tenebre, donando nuova linfa alle terre divorate dal buio. Superato l’interessante prologo sarà possibile creare il nostro personaggio, con scelte purtroppo limitate al sesso, ai capelli e agli occhi. La Dea salvatrice ci fornirà tutti i mezzi del caso e ci introdurrà immediatamente alle prime quest tutorial, adibite a prendere confidenza coi numerosi comandi di gioco. Questa sessione di gioco, unita alle prime quest vere e proprie della città di Cantlin, saranno il vero antipasto al mondo di Dragon Quest Builders, permettendoci di immergerci al meglio in quella che sarà una lunga avventura di stampo ruolistico, con tanto di quest primarie e secondarie: ecco dunque le prime importanti differenze col titolo dei Mojang, un’evoluzione verso il mondo Rpg che da sempre ha contraddistinto e visto nascere la saga di Dragon Quest, unita alle mille sfaccettature e alla libertà pseudo totale del mondo di Minecraft.
Sostanziali differenze.
Fin dall’annuncio in pompa magna, Dragon Quest Builders è sempre stato classificato come uno dei tanti cloni di Minecraft, riprendendo di fatto le meccaniche del titolo di Mojang e riportandole su un brand più conosciuto e consolidato. Niente di più sbagliato: Dragon Quest Builders è la prima vera evoluzione di Minecraft, riuscendo a portare varietà ed interesse in un mondo che, senza quel guizzo e quella voglia di creare, lascia perplessi e annoiati dopo qualche sessione di gioco. Già partendo dalla corposa modalità storia, citata nel paragrafo antecedente, i ragazzi di Square Enix hanno riplasmato il genere, proponendo una storyline longeva, varia ed entusiasmante, capace di accompagnare l’utente per circa 50 ore: grazie a missioni primarie e secondarie, segreti sparsi sulla mappa e NPC sempre interessanti, il mondo di Dragon Quest Builders ci viene mostrato a poco a poco, prendendoci per mano e istruendoci in modo graduale a tutte le possibilità che il titolo ha da offrire; sarà fantastico vedere la nostra base operativa crescere di missione in missione, diventando di fatto una piccola città medievale piena di persone e botteghe da noi create ad hoc: sarà possibile infatti costruire la propria casa, i negozi, le mura e tutto ciò che contraddistingue un piccolo borgo abitato, con tanto di possibilità di sfruttare i negozi per depositare oggetti a noi oramai superflui. I capitoli di gioco saranno quattro, contraddistinti da altrettante mappe da utilizzare in modalità libera: una volta finito uno di essi sarà infatti possibile utilizzare la mappa dedicata in modalità libera, sfruttabile anche in multiplayer online; un vero peccato che esso sia limitato alla sola condivisione di edifici fra giocatori, una mancanza piuttosto importante in un titolo del genere. Altra differenza sostanziale è la visuale, completamente in terza persona: più bella da vedere ma forse meno immersiva della prima di Minecraft, essa ci permette di godere di scorci fantastici e di sfruttare al meglio il sistema di combattimento, ma purtroppo incoccia con una gestione della telecamera confusionaria nei contesti piccoli e chiusi da un tetto, rendendo difficoltoso orientarsi a dovere. Inoltre la verticalità non sarà smisurata quanto in Minecraft, sia sopra che sotto il livello del mare: in Dragon Quest Builders sarà infatti possibile costruire sfruttando solo 32 blocchi in verticale e 4 sotto il livello del mare, feature che penalizza non poco l’utente mozzando parte della sua fantasia costruttiva.
La mano dell’autore.
Tecnicamente parlando, Dragon Quest Builders è un piccolo gioiellino: il titolo, disegnato nuovamente dalla sapiente mano di Akira Toriyama (creatore di numerosi altri titoli della saga Dragon Quest, di Chrono Trigger e di manga leggendari come Arale e Dragon Ball) propone un mondo vivace, con colori sgargianti e con un humor inconfondibile, donando gioia e felicità negli occhi di chi lo gioca; impossibile non rimanere piacevolmente affascinati anche dai nemici di gioco, su tutti i leggendari Slime, mascotte del pluriennale brand: nonostante un tema di fondo cupo, Dragon Quest Builders riesce a portare positività negli occhi del videogiocatore, cosa che renderà felici i grandi ma soprattutto i più piccini. A livello sonoro il titolo è ottimo, con i classici motivi della saga riproposti in versioni leggermente riarrangiate. Benché non doppiati, i dialoghi saranno tutti localizzati in italiano, con battute molto intelligenti che strapperanno più di qualche risata. Superfluo parlare della longevità: stiamo parlando di un titolo capace di portarvi via almeno 50 ore con la modalità storia, cifra che può aumentare esponenzialmente grazie alla sopracitata modalità libera.