Siamo nel 2019, anno carico di politically correct, di perbenismi e di tante, forse troppe, correzioni atte a rendere tutto più “digeribile” al grande pubblico. Fin dal principio Dragon Ball si è sempre distinto per il suo coraggio, parlando di antieroi ben prima che diventasse di moda (vedi Vegeta). Purtroppo con l’arrivo di Dragon Ball Super questa “elasticità” di condotta si è ingrandita di tanto, forse troppo (vedi Frieza). Oggi siamo qui per parlare di Dragon Ball Super: Broly – Il Film, pellicola cinematografica in arrivo a fine mese che finalmente inserirà nell’universo canone di Dragon Ball due attese figure: Broly, l’ex leggendario Super Saiyan, e Gogeta, la fusione tra Goku e Vegeta tramite tecnica Fusion. Eppure le novità non si fermano qui: scopritele nella nostra recensione.
Tante novità
La storia di Dragon Ball Super: Broly – Il Film ha partenza con un flashback antecedente addirittura alla prima puntata di Dragon Ball (la prima serie): scopriremo infatti – evitandovi inutili spoiler – tanti piccoli lati caratteriali di personaggi come Bardock, Re Vegeta, Re Cold e tanti altri combattenti (o meno) visti tra film non canonici e brevi stralci di puntate. Finita questa piccola aggiunta – che apporta anche delle leggere rettifiche alle origini di Goku e di qualche altro personaggio – tutto si sposta esattamente dopo la conclusione di Dragon Ball Super, ovvero la fine del torneo tra universi. Il destino, oliato da personaggi come Frieza, porterà a scontrarsi il pericoloso Broly (restato fino ad allora in esilio sul pianeta Vampa con suo padre Paragas) contro i due Saiyan protettori della terra, Goku e Vegeta.
Se avete notato, prima ho parlato di Broly come l’ex leggendario Super Saiyan: in questa nuova veste, adattando il tutto ad una saga post Dragon Ball Super (e non Dragon Ball Z), inserendo tra le leggende anche il Super Saiyan Blu, Broly perde la sua caratteristica principale, sposando invece una definizione più tecnica e – quasi verrebbe da dire scientifica – per il suo potenziamento. Tutto sommato, la scelta rimane coerente e leggera: i problemi sono altri.
Il film può essere suddiviso in due grandi parti (tolto il prologo antecedente a tutta la serie): una parte in cui le pedine si dispongono sulla scacchiera e procedono a far incastrare i pezzi tra di loro, e un grande unico gigantesco combattimento senza esclusione di colpi: eliminata quindi la meccanica “shonen” dello sconfitto-potenziamento-vittoria, il film lascia un pizzico di amaro in bocca per gli esiti di questo combattimento (ma non per le scenografie e per lo stile usato, di cui parleremo dopo). Infine, prevale anche stavolta il perbenismo cosmico, rendendo il tutto così leggero da far passare anche atti molto gravi (no spoiler) come delle semplici scaramucce di cui ridere. Insomma, l’epoca in cui Dragon Ball era capace di far soffrire per la morte di Crilin è ormai passata (ed è anche normale, visto il pubblico giovane che potrebbe approcciare la saga).
Uno stile moderno
Tutte le animazioni, siano esse combattimenti o meno, sono state rese più moderne persino di Dragon Ball Super, che trovava ispirazione nelle precedenti opere: fluidità maggiore, movimenti tecnici, una fisica più accurata (nei limiti, si parla sempre di Dragon Ball) e qualche scelta autoriale di inquadratura (come la prima persona) riescono a tenere incollati nelle fasi di combattimento in modo perenne (complice anche la loro lunghezza). Effetti 3D di esplosioni e onde, misto a qualche scenario completamente in tre dimensioni, offusca la linea che separa videogioco dal film, talvolta facendovi pensare di stare a guardare un lungo episodio tratto dall’ultimo titolo Dragon Ball per console.
Lo stile adottato è ulteriormente potenziato da un dettaglio dei fondali e del character design davvero ben fatto, capace di creare delle scene degne di questa saga che vanta ormai all’attivo molti episodi/tankobon (come potete vedere qui sotto).
Anche il sonoro non è da meno: i combattimenti hanno le loro canzoni, precisamente accordate con ogni singolo colpo (talvolta anche troppo), rendendo il tutto un misto tra solenne e cafone. I doppiatori fanno un egregio lavoro, permettendoci di sentire di nuovo voci leggendarie come Iacono per Vegeta, accostate al recente Moneta per Goku o il nuovissimo Re Vegeta di Ubaldi. Forse qualche scelta stona un po’, ma diciamo che in linea di massima il doppiaggio riesce a rendere fede all’opera.