Durante gli ultimi giorni abbiamo provato per voi in anteprima Dollhouse: Behind the Broken Mirror, secondo capitolo della saga di Dollhouse creata da Soedesco, in uscita a fine Marzo 2025 per Playstation 5, Xbox Series X/S e PC (Steam). Il gioco è un horror psicologico in prima persona, in cui impersoneremo, come nel predecessore, una donna che ha perso la sua memoria e il suo passato, e starà a noi guidarla per recuperare e rimettere insieme i pezzi della sua mente e scoprire cosa le è accaduto.
Un nuovo inizio
La nostra avventura inizia in un ospedale psichiatrico, nella stanza della protagonista: Eliza deMoor, una donna che soffre di una profonda amnesia e non ricorda il suo passato e come sia arrivata in quella struttura misteriosa.
Dopo aver parlato con il dottor Stern, il direttore dell’ospedale che ha preso a cuore la sua delicata situazione di salute, Eliza deve cominciare una nuova terapia sperimentale, che dovrebbe risolvere una volta per tutte la sua amnesia e riportare alla luce oscuri segreti che inconsciamente ha soppresso nella sua mente.
Dopo la somministrazione di una strana medicina di colore violaceo, che le causerà profonde allucinazioni, dovrà ripercorrere e rivisitare i luoghi della sua infanzia e sbloccare i ricordi perduti.
Armata solo di un’elaborata boccetta contenente la medicina del dottor Stern, il cui utilizzo ripristina la salute in caso di danni da aggressori, Eliza viene accompagnata a RavenHill, e a monte di questo villaggio apparentemente abbandonato, c’è la residenza di famiglia deMoor.
Bambole assassine 3.0
Una volta arrivata a RavenHill Eliza inizia la sua avventura risolvendo semplici enigmi, esplorando le case abbandonate del villaggio e facendo la conoscenza di strane bambole di legno alte 2 metri dall’aspetto inquietante che sembrano limitarsi inizialmente ad osservare ogni suo passo.
Una volta sbloccato l’accesso ad un laboratorio adibito alla creazione delle bambole, Eliza scopre tramite un documento che i manichini facevano parte attivamente della vita degli abitanti, aiutandoli nella quotidianità e nelle faccende domestiche, ma un giorno smisero improvvisamente di muoversi senza una apparente ragione.
Un pò di action
A differenza del primo capitolo di Dollhouse, in questa nuova iterazione si possono utilizzare delle armi, e di conseguenza ci si può difendere da quelli che sono gli antagonisti caratteristici del gioco, ossia bambole e manichini di legno di tutti i tipi. Eliza infatti trova una pistola e dei proiettili all’interno di una casetta di RavenHill, e può abbattere i nemici. Inoltre, può curarsi con la medicina datole dal Dottor Stern, che però ha un utilizzo limitato (probabilmente più avanti ci sarà un modo per rimpinguare la boccetta una volta finita, perché momentaneamente prevede un unico utilizzo).
Purtroppo il combat system non è dei migliori, anche se apprezziamo l’inserimento di una dinamica così action, assente nel precedente capitolo: i tasti sono semplici e intuitivi, come tutti i classici action, ma la mira non è perfetta e i tempi di ricarica sono troppo lunghi.
In più si può facilmente ingannare l’IA dei nemici, che è per l’appunto imperfetta, e aggirabile entrando nelle case (le bambole tenderanno a non entrare nelle abitazioni, come bloccate da un muro invisibile, e non vi attaccheranno).
Un’avventura dall’inizio interessante
A differenza del predecessore, abbiamo quindi tra le mani un gioco con dinamiche più movimentate, con enigmi semplici ma che guidano in maniera lineare la protagonista attraverso le varie location. La trama risulta molto simile al capitolo precedente, in cui una protagonista deve in egual modo recuperare la memoria attraverso la risoluzione di enigmi ed esplorando luoghi a lei familiari, ma in questo episodio ci vengono proposte più zone esplorabili, e c’è quindi la necessità in alcuni casi di fare backtracking per superare degli ostacoli.
L’inventario, suddiviso in oggetti chiave, documenti e informazioni ottenute riguardanti il passato di Eliza, è di facile e immediato utilizzo, con una struttura ispirata ai giochi action più celebri. Il comparto grafico ha alcune lacune, per essere un gioco di recente sviluppo, e lo si può notare soprattutto nelle mimiche facciali degli NPC che la protagonista incontra e con cui può dialogare.
Essendo perlopiù in ambientazioni buie e con scarsa visibilità, per ora non si possono apprezzare dettagli grafici o giochi di luce interessanti e memorabili, ma alcuni dettagli del villaggio, come una statua di pietra di un uomo incappucciato, non sono all’altezza di altre produzioni indie uscite quest’anno, rivelandosi approssimative e non ben definite.
Il comparto sonoro ugualmente non ha lasciato il segno per ora, con suoni ripetuti e sempre uguali (vedi i versi dei corvi), ma nel video iniziale si può apprezzare una scena introduttiva iniziale della protagonista, su un palco, che canta una splendida canzone.
Aspettiamo quindi con interesse Dollhouse: Behind the Broken Mirror nella sua interezza per scoprire e approfondire la storia di Eliza deMoor e del suo oscuro passato, sperando che alcuni difetti vengano corretti in fase di rilascio.