Doctor Who: Wild Blue Yonder – Recensione, un viaggio nell’infinito

Wild Blue Yonder, il secondo speciale dedicato ai sessant'anni di Doctor Who, torna finalmente a mostrarci le avventure del Dottore e di Donna.

Martina Leva
Di Martina Leva - Contributor Recensioni Lettura da 8 minuti
8.5
Doctor Who - Wild Blue Yonder

Wild Blu Yonder è il titolo del secondo speciale dell’acclamata serie britannica Doctor Who, prodotto in occasione della ricorrenza del Sessantesimo anniversario di questo longevo franchise. Per festeggiare questo traguardo, dunque, sono stati programmati ben tre episodi speciali. Il primo è stato rilasciato su Disney+ il 25 Novembre, e questo secondo è uscito Sabato 2 Dicembre. Il terzo e ultimo speciale è invece programmato per Sabato 9 Dicembre.

Lo scorso episodio ci aveva deliziato con il ritorno del personaggio di Donna e di una delle vecchie rigenerazioni del Dottore, interpretata da David Tennant. Lo speciale – in pieno stile Doctor Who – era terminato con un cliffhanger che ha lasciato gli spettatori con il fiato sospeso per ben una settimana. Il Tardis ha avuto un malfunzionamento e, completamente fuori controllo, ha spedito Donna e il Dottore verso una destinazione sconosciuta.

Una navicella alla fine dell’Universo

Dopo una breve sosta nel 1600 – in compagnia di un grande nome dell’epoca – il Tardis, ancora malfunzionante, si sposta nuovamente, trasportando i suoi due ospiti all’interno di una nave spaziale. Inizialmente, la nave sembra completamente abbandonata – se non per un piccolo robot malmesso ed estremamente lento. Nel corso dell’episodio, però, Donna e il Dottore si rendono conto di non essere completamente soli all’interno della navicella.

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Quest’ultima, spiega inizialmente il Dottore, si trova alla fine dell’universo, nel nulla più totale. Ma come è possibile che un universo per sua stessa definizione infinito, abbia un limite, una fine? Questo paradosso costituisce il leitmotiv dell’intera struttura dell’episodio, non solo in relazione all’universo, ma anche ai personaggi stessi. Per il Dottore, tutti gli esseri viventi sono dei paradossi che contengono allo stesso tempo qualcosa ed il suo contrario.

Il nulla, la forma e il suo contrario

Come detto, dopo poco Donna e il Dottore si rendono conto di non essere gli unici all’interno della nave spaziale. I due si trovano infatti di fronte a quelle che sembrano essere delle loro perfette copie. Tale incipit dà spazio ad un trope molto utilizzato sia nel cinema che nella televisione: come faranno i personaggi a capire chi è davvero sé stesso e chi la copia?

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Queste copie sono entità che appartengono al nulla e in grado di modificare la propria forma, copiando non solo da un punto di vista fisico, ma anche mentale: ricordi e pensieri diventano quindi loro ed è sempre più difficile riconoscere ciò che è reale da ciò che non lo è.

Ricordi e sentimenti: cosa rende davvero umani?

Le tematiche della memoria, della propria storia personale e del concetto di casa e di famiglia sono alcuni degli elementi centrali che hanno da sempre caratterizzato le avventure del Dottore e dei suoi companion. Donna desidera tornare a casa dalla sua famiglia ed è spaventata all’idea di come le persone che ama potrebbero reagire al non rivederla. Il Dottore ha lo stesso desiderio, una viscerale voglia di tornare a casa, l’unica cosa che non gli è mai stata concessa. In questo momento più che mai, però, si ritrova confuso nel tentare di capire se ha davvero una casa, un luogo di origine e dunque un posto a cui poter tornare.

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Lo speciale riprende una delle caratteristiche del Dottore che abbiamo imparato a conoscere nel corso di queste 13 stagioni di reboot. Il Dottore non si ferma mai, è sempre in movimento, che sia con il Tardis, il suo corpo o la sua stessa mente che macina pensieri alla velocità della luce. Ma questa voglia di correre e di non fermarsi mai, come gli fa notare Donna, è frutto della paura. Il Dottore sta scappando, in primis dalle sue domande e dai suoi dubbi.

La guerra, una questione umana

Cosa potrebbero pensare delle entità che vivono nel nulla assoluto osservando la Terra e la sua storia? Da quello che esse stesse affermano, ciò che hanno compreso più di tutto è che la razza umana è sovrastata da un alone di violenza di cui la guerra costituisce l’apice.

Ciò che a queste entità sfugge, però, è proprio il paradosso che caratterizza l’umanità. L’uomo non è solo violenza, ma anche compassione. La terra è sempre stata dilaniata da sanguinose guerre ma è stata anche guarita dall’amore e dalla solidarietà umana. La Terra – assieme ai suoi abitanti – è un conglomerato di tutto e del contrario di questo tutto. E questo è uno tra i tanti aspetti per cui il Dottore è innamorato dell’umanità.

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Tennant, Tate e le incredibili interpretazioni

Tra ciò che più colpisce e rimane impresso dell’episodio, una menzione d’onore va alle interpretazioni di David Tennant e Catherine Tate. L’episodio li vede sdoppiarsi e interpretare due personaggi in contemporanea. Nonostante si tratti degli stessi attori, con gli stessi tratti e vestiti nella medesima maniera, Tennant e Tate riescono a far trasparire le differenze che intercorrono tra i personaggi e le loro copie – anche nei dettagli più piccoli e solo all’apparenza insignificanti.

Mimica, andamento della voce, movimento nello spazio: tutto porta lo spettatore a rimanere incollato allo schermo, nel tentativo di capire chi interpreta chi e rimanendo alla fine strabiliato nel momento della rivelazione.

Tutto ciò è inoltre inserito in un ambiente estremamente curato. La parte centrale dell’episodio si svolge completamente all’interno della navicella, la quale, nonostante le enormi dimensioni, sembra sempre di più stringersi attorno a Donna e il Dottore, dando quasi una sensazione di claustrofobia.

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L’atteso cameo di Wilfred

Le tematiche di memoria, storia e famiglia non riguardano esclusivamente l’universo narrativo di Doctor Who, ma si traslano anche fuori dal set. L’episodio è dedicato infatti all’attore britannico Bernard Cribbins, il quale ha fatto l’ultima apparizione proprio alla fine della puntata. Cribbins era un vero e proprio veterano all’interno della serie – vista la sua partecipazione anche ad uno dei film della versione originale, durante gli anni Sessanta.

L’attore avrebbe dovuto partecipare anche al terzo speciale per i Sessant’anni del Dottore, ma è purtroppo deceduto nel Luglio 2022. Lo showrunner Russel T. Davies lo ha ricordato anche in un sentito post Instagram, accompagnato dall’ultima foto fatta con Cribbins sul set.

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Doctor Who - Wild Blue Yonder
8.5
Voto 8.5
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