Disincanto parte 2 – Recensione della serie di Matt Groening

Dalla penna di Matt Groening arriva la seconda parte di Disincanto su Netflix, riscontrando un netto passo in avanti rispetto alla prima. Ecco la nostra recensione!

Lucrezia Ramacci
Di Lucrezia Ramacci Lettura da 3 minuti

Che Matt Groening (The Simpson, Futurama) sia uno dei migliori autori in circolazione non v’è dubbio, e l’uscita nell’agosto 2018 della prima parte di Disincanto, lo ha pienamente confermato. Ad un anno di distanza ecco finalmente la seconda parte di questa prima stagione in cui ritroviamo i nostri tre antieroi per eccellenza: il demone Luci, la principessa Tiabeanie ed Elfo. Nonostante il finale della prima parte abbia tutte le caratteristiche di un classico finale di stagione, cliffhanger e colpo di scena inclusi, in realtà è solo la conclusione di un primo atto, e così non ci dobbiamo stupire se questa seconda parte comincia in medias res e già con ritmi piuttosto sostenuti, anzi quasi serrati. Bean, insieme alla madre riportata indietro dall’aldilà, si sta lasciando alle spalle una Dreamland completamente pietrificata e i suoi due amici Luci ed Elfo (ormai morto), verso il regno natale della regina Dagmar: ad aspettarla ci saranno nuove assurde avventure che la porteranno ad esplorare luoghi sconosciuti fino a ritrovare la via di casa.

 

L’Incanto di Disincanto

 

Lo stile è il solito di Groening, le sue serie, ambientate in mondi così lontani e diversi dal nostro, sono in realtà sprezzanti caricature che si fanno beffe di noi con ironia e pungente sarcasmo. Ma non solo, infatti l’umanità di personaggi inumani come Bender (il robot di Futurama), o nel nostro caso del demone Luci, ci porta ad empatizzare con loro, finendo addirittura per insegnarci qualcosa. Ed è qui che si vede il genio e il talento di un autore che crea sapendo ciò che fa. Rispetto alla prima parte, la storia e la trama di questo secondo atto sono molto più lineari e scorrevoli: le varie avventure di Tiabeanie e dei suoi compagni seguono tutte un filo logico, i nuovi personaggi vengono presentati in maniera più esaustiva e quelli secondari (che nei primi dieci episodi rimanevano piuttosto piatti o comunque sullo sfondo delle varie vicende, quasi fossero necessari solo a far emergere i protagonisti) acquistano una tridimensionalità incredibile, tale da catapultare davvero lo spettatore nella storia che mantiene quel velo di mistero e quell’approccio scanzonato a cui siamo abituati.

 

 

Come detto in precedenza questa seconda parte è riuscita a non deludere, mostrando senza dubbio una maggiore maturità e coerenza rispetto alla prima: se di solito con il progredire, le serie perdono l’appeal e il mordente iniziale, questa invece si può ben dire stia riuscendo a stupire con la sua parabola ascendente. Non ci resta che aspettare e sperare per la seconda stagione, di cui non si sa ancora nulla, ma che si preannuncia già molto interessante.

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