Tra i tantissimi titoli che intorno agli Novanta hanno influenzato e dato visibilità al genere degli strategici a turni, la saga di Disciples è riuscita sempre a ritagliarsi il proprio spazio e la propria fetta d’utenza. All’interno della recente “moda” dei rilanci del passato videoludico, i ragazzi di Frima Studio hanno deciso di dare finalmente alla luce il quarto capitolo del franchise. Disciples: Liberation, come avrete modo di leggere nella nostra recensione, è un ritorno alle origini del genere, che abbraccia tutte le caratteristiche classiche degli RPG, ma cercando di innovarsi per competere con il mercato attuale. Scopriamo com’è andata.
Un nuovo inizio
Sin dalle prime battute, Liberation mostra la nuova strada intrapresa dai suoi sviluppatori. Dal menù iniziale del gioco, infatti, potremo scegliere un unico protagonista principale, Avyanna. Abbandonando la struttura di gioco a Campagne, il titolo punta a costruire un solido percorso con un singolo personaggio e una sola avventura: niente più ripartenze, potremo costruire la nostra epopea in maniera ragionata e graduale, rendendo, grazie alle nostre scelte, Avyanna un personaggio positivo o negativo, un mercenario o un’assassina, e così via. Abbandonato il vecchio e rigido sistema per fazioni, saremo noi a scegliere l’orientamento del nostro personaggio grazie a scelte multiple di dialogo (che, purtroppo, non è stato doppiato in italiano), oltre a poter creare un percorso di livellamento che non dovrà più ripartire da zero alla fine di ogni capitolo.
Dal punto di vista della narrazione, sebbene la trama orizzontale sia ricca di spunti e colpi di scena, gli sviluppatori non sono venuti incontro alle nuove leve come avrebbero voluto: difficilmente, infatti, chi non ha giocato i precedenti capitoli riuscirà a star dietro alle numerose svolte di lore, oltre al fatto che alcuni background di importanti personaggi sono dati per scontati. Avyanna, sfortunata mercenaria nel regno di Nevendaar, missione dopo missione si ritroverà coinvolta nella lotta dei poveri cittadini oppressi per la libertà dal giogo del malvagio impero. In base alle nostre scelte stringeremo alleanze con tantissimi personaggi interessanti, portando alla liberazione di Nevendaar, o alla sua definitiva caduta.
Purtroppo, però, questa nostra libertà di azione rimarrà solo sulla carta, poiché muoversi continuamente tra le diverse fazioni lungo i quattro capitoli che compongono la storia (circa 80 ore di missioni principali e secondarie), risulterà alla lunga confusionario, oltre che poco impattante sui 5 finali disponibili.
Esplora, combatti, gestisci
Il cuore del gameplay di Disciples: Liberation, come vogliamo sottolineare in sede di recensione, si struttura essenzialmente in tre aspetti: l’esplorazione del mondo gioco, le battaglie campali, e la gestione economica delle nostre risorse, sia economiche che umane. Per quanto riguarda la prima, purtroppo anche qui ci troviamo in una situazione altalenante. Il mondo di gioco è stato ben realizzato sotto il versante artistico e tecnico, oltre che essere vasto ed agile da esplorare grazie alla nostra cavalcatura. Tuttavia l’interazione con gli ambienti è limitata, e ci ritroveremo, tra ricerche di tesori e di nuovi alleati, quasi sempre a doverci spostare più volte da un punto A ad un punto B per assecondare gli obiettivi delle nostre missioni secondarie.
Dal punto di vista dei combattimenti gli scontri si rivelano il punto di forza del titolo. Prendendo a piene mani dalla propria tradizione, Liberation ci riporta sul consueto reticolato esagonale 7×11, dove ogni nostra decisione farà la differenza tra la vittoria e una cocente sconfitta. La curva di apprendimento è fortunatamente graduale, anche se questo porta la difficoltà generale ad essere tarata verso il basso.
Il titolo ci mostrerà come gestire le nostre risorse, incantesimi e, soprattutto, il nostro team. La scelta delle nostre truppe e delle loro abilità peculiari e come schierare i nostri alleati sul campo di battaglia, si rivelerà fondamentale, sebbene il livello di intelligenza artificiale dei nostri avversari controllati dalla CPU non ci metterà quasi mai – almeno nella prima metà dell’avventura – davvero con le spalle al muro.
Non solo, i nostri eroi torneranno in vita al termine dello scontro, mentre le classiche “unità da macello” potranno essere agilmente sostituite, rendendo il tutto alle volte troppo semplice.
Dal punto di vista gestionale, la cittadella di Ylian sarà il cuore pulsante del regno di Nevendaar e della nostra avventura. Da qui potremo commerciare, allenare le nostre truppe (portandole facilmente al rango di eroi), ed acquistare nuovo equipaggiamento.
Non solo, potremo scegliere con quale fazione schierarci, cambiando spesso e fare spola facilmente tra l’una e l’altra, rendendo il tutto molto confusionario. Purtroppo la nostra fortezza non verrà mai attaccata, rendendo alle volte troppo “tranquilla” la gestione e l’accumulo di risorse e unità e fin troppo semplice la fase di gestione economica. Finiremo infatti alla lunga per accumulare molte risorse, non sentendo quasi mai il bisogno di partire all’avventura per cercarne di nuove.
Il futuro di Nevendaar
Disciples: Liberation, è un’ottima evoluzione della saga. Pur rimanendo ferma sugli elementi cardine del genere, riesce, eccezion fatta per la componente narrativa, ad avvicinare al franchise nuovi giocatori. La curva di apprendimento è graduale, il gameplay seppur non ricco di particolari spunti è piacevole e funzionale, e dal punto di vista tecnico il titolo di Frima Studio riesce al netto di qualche sbavatura a dire la sua. La scelta di abbandonare i sistema delle Campagne rende l’esperienza più agevole, sebbene un doppiaggio in italiano avrebbe reso il tutto più immersivo. Un appunto finale va fatto riguardo le scelte di dialogo, che influenzano troppo poco la storia, e non sembrano essere davvero impattanti sulla fazione scelta o sul finale.
Proprio per questi motivi durante l’avventura saremo portati a mettere da parte la trama per concentrarci sugli scontri, che seppur ancorati alla tradizione, riescono ad essere stratificati e complessi al punto giusto soprattutto nelle fasi finali del gioco. Al netto di qualche sbavatura e nonostante il voto di recensione non sia idilliaco, Disciples: Liberation potrebbe essere il punto di partenza per il rilancio della saga, nella speranza di un prossimo capitolo che possa migliorarla ulteriormente sotto diversi punti di vista, portandola ad affermarsi nuovamente in questa attuale generazione.