Siamo arrivati così a metà strada, la parte centrale di un cammino che ci vede ripercorrere passo dopo passo la storia del brand di Devil May Cry in attesa del bramato quinto capitolo della serie canonica. Dopo aver ampiamente trattato l’ottima partenza della serie e un piuttosto dimenticabile secondo capitolo, Devil May Cry 3 è a detta di molti il titolo migliore della serie che abbia visto la luce: non solo per il grande passo in avanti fatto nelle meccaniche di gioco e nella narrazione, ma per un rinnovato spirito, per un protagonista con carisma da vendere, e finalmente dei personaggi secondari e/o antagonisti con una propria vera personalità. Questi sono solo alcuni dei fattori che hanno fatto sì che Devil May Cry 3 entrasse di diritto nell’olimpo dei videogiocatori, suggellando col lieto fine il rapporto tra il brand e la seconda console di casa Sony.
Con questo terzo speciale la nostra carrellata di titoli sulla serie Devil May Cry in attesa di Devil May Cry V arriva a metà, chiudendo definitivamente la trilogia di PlayStation 2. Nel prossimo capitolo (che vi ricordiamo arriverà venerdì prossimo come ogni venerdì) andremo invece a trattare Devil May Cry 4, primo dei due titoli della serie Capcom arrivati su PlayStation 3, anche se, come sapete bene, quello dopo ancora non fa parte della canonica serie trattandosi di un reboot. Buona lettura… e siate pronti al Jackpot!
L’invito dei gemelli
Come si può evincere dal sottotitolo, in Devil May Cry 3 ci troveremo a giocare un prequel, vivendo delle vicende cronologicamente antecedenti a tutti i capitoli fin ora pubblicati di Devil May Cry. Vergil, il fratello gemello di Dante che abbiamo solo sentito nominare negli scorsi capitoli (ma che nel primo titolo abbiamo scoperto essere Nelo Angelo) e un misterioso uomo di nome Arkham, evocano l’antica torre Temen-ni-gru dal sottosuolo, insieme a tutti gli orrori che essa custodisce. Chiaramente la città da sotto la quale questa torre verrà fuori, verrà quasi completamente rasa al suolo. Dopo circa un anno di distacco, ecco che i due fratelli si rincontreranno in cima a essa, cospirando contro Dante attirandolo in una battaglia all’ultimo sangue per aprile di nuovo le porte del regno demoniaco. Durante la sua salita, tra terribili demoni e l’acquisizione di nuovi poteri, il nostro spavaldo giovane Dante farà anche la conoscenza di Mary (chiamata Lady all’interno del gioco), una cacciatrice di demoni sulle prime non molto loquace. Senza entrare nel dettaglio di tutte le vicende che ci vedranno protagonisti, sappiate che DMC 3 è stato anche dal punto di vista narrativo una vera e propria rivoluzione per il brand, con una chiarezza cristallina nel descrivere le vicende (passate e presenti) grazie anche all’aiuto di cutscenes ottimamente studiate.
A fil di lama
Una delle parole chiave che fin da subito ha contraddistinto Devil May Cry 3 dai capitoli precedenti, è senza dubbio “varietà”. Non solo infatti ci troveremo a giocare delle missioni sempre diverse tra loro (salvo qualche piccolo backtracking), ma l’incredibile quantità di combo – almeno per l’epoca – che poteva essere combinata era ottima, e se solo pensiamo che esse erano strettamente legate al nostro equipaggiamento cresciuto in maniera esponenziale, non serve neanche fare i calcoli. La natura da sbruffone di Dante, data anche la giovane età, è una delle caratteristiche che ha dato modo di far partire gli ingranaggi, spingendolo anche ad appropriarsi di veri e propri “bottini” sconfiggendo i nemici più potenti, tramutandoli – o rubando loro – in armi o in stile di combattimento. In aggiunta alla classica spada Rebellion e alle fedeli pistole Ebony & Ivory, arrivano così le armi primarie Cerberus, Agni & Rudra, Nevan e Beowulf, affiancandosi alle bocche di fuoco come il Fucile a pompa, Artemis, Spiral e il devastante Kalina Ann. ecco che così procedere nella storia non diventa solamente un modo per continuare nell’avventura, ma anche un modo per arricchire il gameplay stesso, con nuove combo e nuove strategie da adottare contro le orde di nemici che ci attaccheranno.
Young slayer
Chiaramente non sempre la quantità si sposa con la parola “qualità”, ma uno dei punti di forza di Devil May Cry 3 è stato proprio questo connubio perfetto. Più dei due capitoli precedenti messi insieme, in esso lo stile diventa parte integrante del gioco: accumulare combo varie, saltare su un demone a terra ed usarlo come skateboard, alternare i tipi di attacchi tra un’arma e l’altra, sono tutte azioni che faranno crescere l’ormai famoso contatore di stile, che va a segnare una delle categorie principali per assegnarci un voto finale quando si concluderò la missione. Chiaramente, più varieremo, e più la resa a schermo sarà “SSStilysh”. Le novità nel gameplay sono veramente una marea, e tutte che sono riuscite a creare un gioco assolutamente fluido: si abbandona la legnosità del primo capitolo, ma da esso si riprende la struttura degli stage più lineare abbandonando le spaziose – ma vuote – mappe di DMC 2, prive di un qualsivoglia carisma.
La fluidità raggiunta si sposa alla perfezione con i vari stili che Dante potrà adottare in game, adattandosi in tutto e per tutto al giocatore che lo controlla. Gli stili sono una delle parti fondamentali del gioco, e si rifanno di nuovo al fattore varietà citato nel precedente paragrafo. Siete amanti dell’agilità e schivare fa parte della vostra sicurezza? Trickster fa al caso vostro! Se invece non volete far altro che sfoggiare la vostra abilità con pistole o armi melee, ci sono per voi Gunslinger e Swordmaster. Esistono inoltre altri tipi di stile, più articolati e complicati da utilizzare, ma assolutamente spettacolari: Quicksilver, che rallenterà il tempo intorno a voi; Doppleganger, che permette alla nostra ombra di prendere vita e assisterci in combattimento; e Royalguard, in assoluto la più potente ma anche “hard to master”, che ci permetterà di contrattaccare e di riversare il potere dei nemici contro loro stessi.
Never Cry
La fluidità è nulla senza adrenalina: questo mi viene da dire se penso ai frenetici combattimenti che DMC 3 riesce a proporre, con delle bossfight mozzafiato, delle introduzioni splendide nel parco nemici semplici, e una colonna sonora metal a sgomitare tra un silenzio e l’altro per un tripudio di azione, metallo ed energia demoniaca senza pari. Anche se ad oggi non sarebbe in ogni caso considerato un gioco perfetto, al netto anche della longevità non proprio idilliaca e di una telecamera che nonostante gli abnormi passi in avanti continua a fare capricci, Devil May Cry 3 è un titolo che ci fa guardare al passato col sorriso, ma soprattutto che ci ha fatto una grandissima promessa, che con Devil May Cry 4 e ancor meno con il reboot DmC: Devil May Cry è stata mantenuta solo in parte. Il titolo è anche uscito in una versione speciale, nella quale è anche possibile giocare gli stessi livelli nei panni di Vergil, ma che a sua disposizione come armi avrà Yamato (l’iconica katana del gemello di Dante), Force Edge e Beowulf, e con l’unico stile disponibile tutto nuovo “Dark Slayer“.
Vi aspettiamo quindi venerdì prossimo con la quarta tappa del nostro viaggio, dedicata appunto a Devil May Cry 4, fino a fermarci la settimana successiva al chiacchierato reboot. Già, un mese esatto prima dell’esordio di Devil May Cry V!