Con questo numero andiamo a continuare il nostro viaggio nel tempo, attraverso tutti i titoli della serie di Devil May Cry, affrontandone le tematiche trattate, ma soprattutto il peso e l’importanza che ognuno di essi ha avuto in termini storici, di brand, e chiaramente per la fortuna di Capcom. Nel primo numero che vi abbiamo proposto una settimana fa, abbiamo parlato delle origini della saga (che tutt’altro era destinata ad essere), della creazione dell’iconico protagonista, e delle meccaniche di gioco che hanno portato a un successo incredibile. Tuttavia, non sono rari i casi nell’industria videoludica – specialmente in tempi moderni – in cui (parafrasando Caparezza) “il secondo è più difficile”. Uno dei casi più iconici dell’era PlayStation 2 è senza dubbio quello di Devil May Cry 2.
Con questo secondo speciale la nostra carrellata di titoli sulla serie Devil May Cry entra nel vivo, e vi ricordiamo che vi terremo compagnia ogni venerdì ogni volta con il capitolo successivo. Buona lettura e tenetevi pronti per la prossima settimana, con quello che a detta di molti è il miglior capitolo della saga: Devil May Cry 3!
Dualismi
Come già detto in apertura, Devil May Cry 2 è senza ombra di dubbio il titolo meno apprezzato da parte dei fan dell’intero franchise. Ma quali sono le motivazioni? Si tratta delle novità apportate alla struttura di gioco magari non gradite? Forse di un livello di sfida decisamente sottotono? Oppure si tratta dell’inserimento di un secondo personaggio giocabile che non fosse l’amatissimo Dante o dell’estromissione di Hideki Kamiya (ideatore iniziale) dal progetto? Infine potrebbe essere addirittura a causa della collaborazione con la Diesel come sponsor per gli outfit? Possiamo dire che è un po’ la somma di tutte queste cose, ma anche nessuna. Il titolo in sé presentava all’effettivo dei piccoli passi in avanti rispetto al primo Devil May Cry, tuttavia molte delle cose che i fan avrebbero voluto vedere migliorate “di diritto” non sono neanche state considerate. Aggiungiamo quindi “aspettative non rispecchiate” alla lista? Non sarebbe un totale errore.
Uroboro Moderno
Devil May Cry 2 vede la luce nel 2003, ambientato su Dumary Island e con lo sfondo urbano della città di Uroboros. Nella linea temporale della serie, questo capitolo non sarà il diretto successore del primo, posizionandosi infatti dopo Devil May Cry 4 e prima di Devil May Cry V, capitolo previsto per l’8 marzo di quest’anno. La storia di Devil May Cry 2 non solo vede tornare Dante come indiscusso protagonista, ma stavolta sarà affiancato da Lucia, un’avvenente e agile ragazza con capacità fuori dal comune che adotta uno stile di combattimento basato sul combattimento a due spade, senza sacrificare la grazia. La fanciulla è la figlia di Matier, donna che molto tempo prima ha combattuto niente meno che al fianco di Sparda per difendere l’isola dai demoni, ed è proprio lei che chiederà aiuto a Dante per sconfiggere Arius. Quest’ultimo è un businessman che utilizza il potere demoniaco per i suoi scopi, ma soprattutto con l’ambizione (neanche troppo inverosimile) di conquistare il mondo. Per farlo, l’uomo è alla ricerca delle quattro reliquie chiamate Arcana, che una volta utilizzate lo renderanno in grado di rilasciare Argosax, un signore dei Demoni che ha regnato sul Demon World alcuni secoli prima. Per sconfiggere il cattivo di turno, non utilizzeremo solamente il demone dai capelli d’argento, ma per metà del gioco controlleremo anche la stessa Lucia, che di certo non brilla per personalità.
Scissione
La prima grande novità che balza agli occhi dei giocatori una volta iniziata la propria avventura è che stavolta durante i combattimenti con i mostri “semplici” avremo davanti agli occhi anche una barra con la loro salute residua. Questa scelta è una di quelle che, nonostante facesse risultare la cosa leggermente invasiva su schermo, risultava inserire una feature atta a facilitare le varie tattiche del giocatore. Riusciva effettivamente nell’intento? Si, a volte anche troppo. Come già detto, la difficoltà di Devil May Cry 2 si abbassa tantissimo rispetto al precedessore: non solo le mappe e gli enigmi risultano essere di facile risoluzione, ma anche le orde demoniache che affronteremo conteranno tra le fila una varietà non troppo elevata di nemici diversi, e quasi tutti che possono essere “letti” senza troppo impegno. Tornano come di consueto le orbs da raccogliere per potenziamenti vari (marchio di fabbrica indiscusso), e il contatore di stile da D a S per tenerci sempre aggiornati sulla varietà e la spettacolarità delle combo concatenate.
Tuttavia alcune introduzioni hanno scisso in gran parte i due capitoli visti fin ora. In primis, le mappe: queste sono diventate più grandi, dispersive, ma soprattutto squadrate e vuote. A livello di impatto grafico infatti non si provano quella maestosità o quella riverenza che si avevano nei confronti del castello di Mallet Island in tutte le sue sfumature, ma anche negli ambienti lugubri e sotterranei. A cambiare in modo significativo poi ci sono anche i controlli, sfruttando maggiormente lo stick analogico combinato ai tasti sul pad per inanellare attacchi, ma anche l’inserimento di un tasto per la schivata. Altri due inserimenti unici per questa iterazione sono gli Amuleti, un equipaggiamento componibile grazie a delle pietre chiamate Devil Hearts, e la Forma Majin, una versione più potente del Devil Trigger.
The Devil Outside
Al netto degli elementi, Devil May Cry 2 non è totalmente “da buttare”. Salvo alcune scelte abbastanza discutibili, il titolo era comunque godibile e si lasciava giocare. Il problema è che molto di ciò che è stato sacrificato era proprio quello che ha reso il primo Devil May Cry un must, come la difficoltà generale, l’ambiente di gioco, una linea narrativa scialba, fino ad arrivare anche al carisma di Dante, che ha toccato con questo capitolo i minimi storici. Tuttavia questo capitolo della serie Capcom è stato una dura mazzata sul piano della critica e del feedback, un colpo talmente duro che è servito da lezione.
Ne è uscito qualcosa di buono? Assolutamente si, perché con la consapevolezza di dover aggiustare il tiro e con la volontà di regalare ai fan ciò che si meritavano, solo due anni dopo il team ci ha deliziato con il miglior titolo della serie: Devil May Cry 3: Dante’s Awakening!