Il media del videogioco è uno strumento che permette di vivere esperienza di ogni genere, in grado di trasmettere contemporaneamente differenti sensazioni ed emozioni. Gli sviluppatori francesi di Atelier QDB hanno preso a pieno questa filosofia e l’hanno portata in Decarnation, un videogioco narrativo in pixel art pubblicato recentemente su Steam e Nintendo Switch.

Credere in sé stessi

Il gioco diretto da Quentin De Beukelaer è ambientato nella Parigi del 1990, dove una ragazza di nome Gloria sembra è all’apice della sua vita quando tutto comincia a sgretolarsi senza pietà. La sua fidanzata non vuole più vederla, la statua a lei dedicata è frequentata da pervertiti, e la sua carriera di danzatrice di cabaret sembra ormai aver raggiunto la sua conclusione. In un momento così delicato, una chiamata al telefono fa riaffiorare in lei la speranza, con promesse altisonanti e ambiziose. Gloria decide di cogliere la palla al balzo, una scelta che la trasporta nel momento più doloroso della sua vita.

Essendo un’opera fortemente concentrata sulla narrativa, preferiamo non diffondere ulteriori informazioni in modo da evitare spoiler. L’importante è sapere che la storia riesce a creare personaggi ben definiti e per niente banali, oltre a un’interessante introspettiva della protagonista.

Gli sviluppatori hanno diviso Decarnation in due specifiche sezioni: la prima sono i difficili eventi che Gloria deve affrontare, l’altra è un viaggio nella psiche della protagonista. Quest’ultimo è un elemento altamente affascinante, che cerca di portare a fondo tutti i lati più oscuri, l’innocenza, la saggezza e la paura della giovane ragazza.

La mancanza di un qualche genere di doppiaggio non pesa in alcun modo, l’immedesimazione del videogiocatore rimane facile, in quella che si rivela in soldoni una sorta di visual novel (più) interattiva. Bisogna comunque sottolineare, purtroppo, la completa mancanza della lingua italiana. Le parole utilizzate sono sempre comprensibili, almeno nella traduzione in inglese.

Pixel ad arte

Atelier QDB non ha solamente puntato sulla narrazione, ma anche sullo stile artistico: il gioco infatti presenta una moltitudine di ambienti caratterizzati e riconoscibili, dall’appartamento di Gloria a quella realtà distorta a tinte horror presente all’interno della sua mente. Il team di sviluppo ha deciso di sfruttare a suo vantaggio uno stile visivo così abusato nelle produzioni indipendenti, ovvero la pixel art, donando comunque quel tocco di originalità nel world design. Il character design non è riuscito nello stesso modo, ma funziona per quello che vuole creare. Molto simpatico, inoltre, come in certi momenti il gioco passi da una visuale da 4:3 fino al widescreen in maniera quasi naturale. Una elemento che lascia inizialmente sorpresi, anche grazie a una buona regia in ogni cambio di scena.

La direzione sonora è sicuramente uno degli elementi meglio riusciti, proprio grazie alla totale assenza di audio in specifici momenti. Non è un modo per risparmiare, ma l’idea è quella di immergere ulteriormente il giocatore nella disperazione e la tragedia che Gloria deve affrontare. La colonna sonora si mostra comunque grande, così come i rumori ambientali che risuonano dalle casse del proprio dispositivo. In particolar modo Tout dépend de toi, Génération Palmier e Lizzy et Marco entrano facilmente in testa, mentre Disembodied Nightmare e Cracks In The Mask creano la dovuta atmosfera.

Walking Simulator

Decarnation si presenta come un’opera dallo stile artistico che ha colto nel segno e dalla curata narrativa, ma purtroppo il gameplay è il suo lato più debole. Non esiste alcun genere di stamina, o combat system per controllare Gloria: l’unica cosa che è possibile fare è esplorare le ambientazioni e risolvere alcuni engmi. Le prime sono la parte principale del gioco, dove viene richiesto di capire dove muoversi sia nel mondo reale che nella mente della protagonista. Purtroppo al loro interno non esistono elementi d’interazione o collezionabili di qualche genere, ma sono esteticamente dettagliati con alcuni interessanti easter egg.

Gli enigmi sono invece la parte maggiormente deludente dell’intera produzione. La loro difficoltà è estremamente tarata verso il basso dall’inizio alla fine, tanto che è praticamente impossibile sbagliare. In alcune fasi sono persino presenti dei nemici da dover scansare o distruggere in uno specifico momento, ma anche se sbagliassimo, i checkpoint sono fin troppo indulgenti verso i giocatori. Una scelta effettuata per ampliare la possibile utenza, che va però a eliminare qualsiasi genere di difficoltà dell’intera esperienza. 

Potere dei minigiochi

Gli unici momenti in cui Decarnation decide di variare il gameplay è attraverso i minigiochi. Ogni tanto al giocatore è richiesto di effettuare un semplice rythm game, una specie di boss battle, dei salti, o perfino nascondino. Queste sezioni sono piccole distrazioni che aiutano a diluire l’intera confezione fino alle sue cinque o sei ore di longevità. Vista la sua stessa natura, però, il tasso di rigiocabilità è praticamente nullo. In ogni caso è possibile rigiocare alcuni di essi all’interno del capitolo finale, così da ottenere qualche grado di valutazione migliore.

La versione per Nintendo Switch da noi testata non presenta alcun evidente problema. Nel corso della nostra partita il gioco non ha riscontrato bug, glitch o crash di sorta. Inoltre, sia in modalità casalinga che portatile il frame rate è sempre rimasto solido. Non bisogna poi sottovalutare come la batteria si scarichi lentamente, permettendo perfino di completare l’intera storia di Gloria in una continua sessione di gioco in mobilità.

product-image

Decarnation

7.2

L'opera di Atelier QDB è un titolo che riesce a raccontare una storia matura e interessante, oltre a presentare una ricercata visione artistica. Purtroppo il gameplay è fin troppo semplicistico da passare totalmente in secondo piano, tanto da risultare superfluo.

PRO
  • Storia matura, interessante e ben costruita.
  • Introspezione interessante verso Gloria.
  • Stile artistico e sonoro di spessore.
CONTRO
  • Gameplay fin troppo semplicistico.
  • Minigiochi simpatici, ma niente di più.
  • Poca interazione nelle ambientazioni.
Giona Corucci
Io vivo e corro con il vento, ma la mia passione per la cultura pop è rimasta ancorata sin da quando ho ricordo. Ne è passato di dai tempi delle demo nelle merendine, e sono diventato un appassionato di molti settori di questo mondo: dai videogiochi al cinema, fino all'animazione e perfino la letteratura. In questo periodo della mia vita, spero di portare contenuti di qualità all'interno di Game Legends.

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