Days Gone: 10 titoli da giocare in attesa della creatura targata Bend Studio

Luca Di Carlo
Di Luca Di Carlo Analisi Lettura da 24 minuti

Oramai mancano solo pochi giorni all’uscita di Days Gone, l’esclusiva Playstation 4 targata Bend Studio che punta a immergerci in un mondo condannato, dove delle orripilanti creature chiamate freakers hanno decimato la popolazione umana, infettando nel mentre quanti più “ospiti” possibili e finendo con il dominare tutto il globo. Sopravvivere e adattarsi, ecco le due colonne portanti dell’avventura che potremo vivere dal 26 aprile, un’esperienza ricca e sfaccettata che molti giocatori non vedono l’ora di poter finalmente provare con le proprie mani. L’attesa è stata lunga, i ritardi non sono mancati e molti cambiamenti hanno colpito la produzione prima che riuscisse a raggiungere lo stato in cui tutti la conosciamo oggi, fiduciosi di poterci ritrovare un’altra piccola perla da affiancare al resto della line-up Playstation 4. L’hype è alle stelle e il passare delle ore comincia a divenire snervante, perciò quale modo migliore d’ingannare l’attesa se non tuffandosi in qualche altra esperienza videoludica che possa rivelarsi capace di distrarci – almeno momentaneamente – dalle avventure del vasto Farewell? Quest’oggi il nostro intento sarà proprio questo, mostrarvi dieci titoli capaci di saziare momentaneamente la vostra fame di sangue e proiettili, dieci produzioni di gran livello che sapranno sicuramente intrattenervi fino al fatidico Day-1 di Days Gone.

Left 4 Dead 2

Ci sono classici che non muoiono mai e Left 4 Dead 2 è proprio uno di questi. L’opera targata Valve che non ha mai visto un seguito – con sommo dolore di tutti i suoi fan – riesce a difendersi tranquillamente ancora oggi grazie al suo gameplay tanto frenetico quanto divertente. Il titolo, configurabile come uno sparatutto coop in prima persona, vedrà voi e altri tre amici all’interno d’intricati stage in cui, molto semplicemente, dovrete arrivare dal punto A al punto B, magari completando anche qualche piccolo compito nel mentre. Non fatevi però ingannare, poiché quella che inizialmente potrebbe sembrare una passeggiata di piacere si tramuterà ben presto in un vero e proprio viaggio infernale, con migliaia d’affamati non morti desiderosi di farvi la pelle che vi attaccheranno tutti insieme appassionatamente. Nel minestrone non mancheranno poi ovviamente mostruosità con poteri speciali capaci di mettervi in seria difficoltà e una lunga serie d’armi da fuoco o melee con cui fare a pezzi chiunque dovesse pararvisi innanzi. Collaborare con i propri compagni sarà insomma essenziale per poter sperare di riportare a casa la pellaccia in questo titolo, un’avventura ancora largamente giocata dal pubblico che saprà regalarvi innumerevoli ore di sano divertimento videoludico.

Zombi

Originariamente conosciuto come Zombi U, l’esclusiva di lancio per Nintendo WiiU che seppe terrorizzare innumerevoli giocatori possiede ancora oggi un grande fascino. L’avventura, successivamente sbarcata anche su Playstation 4, Xbox One e PC, può andare a identificarsi come un’esperienza survival-horror che fa dell’atmosfera e della costante tensione i suoi punti di forza. Con la sua creatura, Ubisoft decise infatti di rimescolare totalmente le carte in tavola ponendo sul piatto della bilancia un titolo ostico e dal livello di difficoltà assai elevato. In una Londra post-apocalittica oramai totalmente invasa dagli zombi, vi ritroverete a impersonare i panni di un comune cittadino alla disperata ricerca di salvezza. Niente addestramento militare, nessun armamentario con cui far stragi di nemici, assenza totale d’eroi senza macchia e senza paura. Tutto quel che potrete fare sarà cercare di andare avanti evitando gli scontri più ostici – già essere attaccati da due avversari contemporaneamente potrebbe decretare la vostra condanna a morte – e raccogliendo tutto ciò che troverete in giro pregando che ciò possa bastare. Invece che lanciarsi a testa bassa contro il nemico, in Zombi dovrete quindi ragionare con attenzione su ogni mossa, una struttura ludica atipica e capace di mettere in crisi anche i giocatori più abili, il tutto poi accentuato anche dalla singola vita che avrete a disposizione. Nel caso in cui doveste infatti venir sbranati, dite addio al vostro equipaggiamento, tanti saluti alle abilità acquisite in lunghe e faticose ore in-game; tutto quel che avrete sarà un nuovo sopravvissuto terrorizzato con cui continuare ciò in cui avete precedentemente fallito. Zombi vuole insomma essere una produzione capace di tenere il giocatore con il fiato sospeso e il cuore perennemente in gola, un obiettivo che Ubisoft ha saputo centrare in pieno.

Dead Space

Dovendo parlare di giochi horror qualitativamente ottimi, sarebbe impossibile non dedicare uno spazio anche a quella perla di Dead Space, che dopo due splendidi capitoli principali, un ottimo spin-off per Wii e un terribile terzo episodio “conclusivo” che ne ha decretato la condanna a morte, continua ancora oggi a imporsi come una delle più belle e controverse esperienze survival-horror su cui possiate attualmente mettere le mani. Senza entrare troppo nei dettagli per non spoilerarvi nulla, a causa di uno strano guasto un manipolo di uomini si sta dirigendo verso la USG Ishimura, un’enorme nave spaziale adibita al ruolo di “Planet Cracker”, ovvero alla distruzione dei pianeti con conseguente riciclo dei metalli o minerali preziosi. La missione, a cui parteciperà anche l’ingegnere Isaac Clarke, si trasformerà però ben presto in un vero incubo a occhi aperti, lì dove orripilanti creature hanno invaso la nave spaziale trasformandone l’equipaggio in esseri tanto veloci e scaltri quanto pericolosi. Inutile girarci troppo attorno, Dead Space fa sfoggio di una delle più belle ambientazioni mai viste in un videogioco, quella Ishimura che tra stretti corridoi, luci soffuse e scricchiolii metallici in ogni angolo, non ha mai trovato un degno erede. Non da meno saranno però i nemici, conosciuti come Necromorfi, creature dalle sembianze umanoidi che sfrutteranno l’ambiente circostante per colpirvi quando meno ve lo aspettereste. Dimenticatevi di risolvere tutto con qualche headshot ben mirato – qui totalmente inefficace – e preparatevi piuttosto a smembrare pezzo dopo pezzo gli arti delle creature che affronterete per rallentarle e, infine, mandarle all’altro mondo. Quella di Dead Space è una serie capace di raggelare il sangue dei giocatori, un enorme e avvincente avventura in cui sarete perennemente circondati dall’asfissiante oscurità, soli e malamente equipaggiati. Se quello che cercate è un titolo in cui volete davvero sentire il peso della paura con salti dalla sedia a ogni angolo, non dovete cercare oltre; con la creatura della mai troppo compianta Visceral Games avete appena trovato il vostro Santo Graal.

Dying Light

Dying Light 2

Quando parkour e cadaveri ambulanti si fondono insieme, quello che ne scaturisce fuori è un mix indubbiamente vincente e capace d’offrire innumerevoli momenti di puro divertimento. Dying Light è proprio questo, un’esperienza survival horror che punta tutto su un protagonista agile e scattante con cui sbizzarrirsi all’interno di un’enorme città ricolma d’affamati mangia cervelli. La parola d’ordine sarà “sperimentare”, sfruttare ogni singolo appiglio a propria disposizione per ottenere una posizione di vantaggio rispetto al nemico. Tra balzi nel vuoto e lunghe arrampicate, ogni azione che eseguirete in-game vi farà ottenere punti esperienza con cui ottenere nuove abilità utili per avere un sempre maggior controllo dell’ambiente circostante. Dying Light è infatti un titolo dove lo scontro diretto non è mai consigliabile e in cui le armi da fuoco saranno merce assai rara, al contrario di quelle melee che rappresenteranno buona parte del vostro equipaggiamento. Esplorare ogni angolo della mappa per craftare nuovi strumenti di morte con status speciali sarà essenziale per riportare a casa la pellaccia, ma fate attenzione poiché è quando calerà la notte che le cose si faranno interessanti. Dying Light presenta infatti un ciclo giorno notte che impatterà pesantemente sul vostro stile di gioco stravolgendolo totalmente. Se la luce del Sole vi permetterà di muovervi con una certa tranquillità, al sopraggiungere delle tenebre nuove creature ben più pericolose di semplici zombi faranno la loro comparsa, esseri in grado d’eguagliare – se non addirittura di superare – le vostre capacità da parkour. Quando la Luna sarà alta in cielo, sarà vostro compito cercare un nascondiglio sicuro adottando un approccio stealth che possa attirare su di voi meno attenzioni possibili, un cambio delle carte in tavola tanto inaspettato quanto riuscito che va a chiudere il cerchio di una produzione capace di tenere incollati allo schermo per ore intere.

Resident Evil 2

Resident Evil 2

Il capolavoro Capcom dell’ormai lontano 1998 è tornato in grande spolvero in una versione remake che non ha assolutamente nulla da invidiare alle odierne produzioni AAA. La software house giapponese ha infatti saputo portare alla luce un’opera capace di mescolare perfettamente vecchio e nuovo in una dicotomia splendida e accattivante sotto ogni singolo aspetto. Il lavoro fatto nella ricostruzione e nell’ampliamento degli ambienti ha del maniacale, mentre ogni meccanica è stata attentamente rifinita per funzionare e offrire un mix ludico assolutamente imperdibile. In tutto questo non mancherà ovviamente di fare la sua apparizione un sublime senso di pura angoscia che andrà accompagnandoci a ogni angolo, quella terribile consapevolezza di non essere minimamente attrezzati per poter fronteggiare tutte le mostruosità che attendono silenziose nell’oscurità. Freschezza e tradizione sono le punte di diamante della creatura di casa Capcom, un survival-horror in terza persona che saprà mettere immediatamente a proprio agio sia i fan più accaniti che le nuove leve, il tutto accompagnato poi da un comparto tecnico capace di far risaltare Raccoon City come mai prima d’ora. Intense fughe al cardiopalma, piacevoli enigmi da completare, intricate mappe da esplorare in lungo e in largo per raccogliere le preziosissime risorse sparse in ogni dove, boss-fight che emanano un dolce gusto da retrogaming, mostri di ogni genere e fattezza che attendono solo un nostro passo falso, Resident Evil 2 non è solo il canto del cigno per un genere che sprizza vitalità da ogni pixel, ma riesce addirittura a identificarsi come il miglior remake mai realizzato fino ad oggi, una produzione d’incredibile caratura che non potete assolutamente lasciarvi scappare.

State of Decay 2

Quando s’immagina un survival-horror, è facile pensare a un’esperienza prevalentemente solitaria in cui dover lottare con le unghie e con i denti per non fare una brutta fine, eppure non sempre questa visione del media si rivela corretta. Per dimostrarlo non è servito altro che il sopraggiungere sulla scena gaming del team Undead Labs, meritevole di aver portato alla luce una produzione che oltre a mettere in luce meccaniche classiche del genere, punta a offrire un plus di non poco conto capace di stravolgere totalmente l’esperienza ludica. Da una parte avremo delle basi piuttosto classiche, esplorare il mondo circostante in cerca di materiali utili per sopravvivere, il tutto all’interno di avventura a tema zombie dall’elevata difficoltà. Uno sguardo un poco più attento sarà però sufficiente per mettere in luce un cuore manageriale che State of Decay 2 sfoggia con estremo orgoglio. Compito del giocatore sarà infatti quello di sviluppare una vera e propria comunità nel pieno dell’apocalisse, organizzando strutture, personale e necessità primarie e secondarie. Ogni nostra azione avrà conseguenze sul nostro gruppo, il quale potrebbe rafforzarsi o sfaldarsi a seconda di quel che faremo in-game. Tenere alto il morale sarà fondamentale per evitare rivolte o tradimenti potenzialmente capaci di distruggere tutto ciò che avremo creato, ma al contempo non dovremo dimenticarci di cibo, medicinali e molto altro ancora. State of Decay 2 è insomma un’opera che offre al giocatore di turno sia momenti più propriamente caciaroni, lì dove sarà necessario menar le mani, ad altri decisamente più riflessivi in cui mettere da parte le armi per lasciar spazio al cervello giudicando con attenzione la prossima mossa da compiere. La possibilità di poter poi giocare in compagnia con un amico rappresenta solo l’ennesimo motivo valido per dare una chance alla produzione.

Dead Rising

Torniamo in casa Capcom con una serie che con il passare degli anni ha saputo regalarci grandi titoli e terribili disastri. Dead Rising parte da un’idea semplicissima, chiuderci all’interno di un gigantesco centro commerciale – fino poi a giungere a intere città esplorabili nei capitoli successivi – invaso da migliaia di zombi ben visibili tutti insieme in una singola inquadratura. Una volta entrati in gioco, l’utente di turno potrà scegliere come meglio comportarsi, magari lanciandosi nella trama per scoprire la verità dietro quanto accaduto oppure fregandosene altamente delle vicende per girarsi i negozi sparsi in ogni dove, tutti pieni d’oggetti da utilizzare come arma. Il vero cuore pulsante di Dead Rising può essere riassunto in centinaia e centinaia di strumenti quotidiani e spesso demenziali da utilizzare come mezzi di morte e distruzione. Da forchette a mazze da golf per poi giungere a tagliaerba, televisioni, ombrelli, coni segnaletici e molto altro ancora, ciò che l’epopea targata Capcom vuole fare è lasciare al giocatore il potere di sperimentare, magari combinando anche più oggetti per crearne di unici e ancor più fuori di testa. Inoltre, altro particolare interessante dell’IP può essere identificato nel timer che andrà accompagnandovi nel corso di tutta l’avventura. Ogni capitolo del brand – tranne l’ultimo – presenta infatti un tempo limite per essere concluso, interessante particolare che vi metterà nella scomoda situazione di dover decidere come sfruttare al meglio il vostro tempo. Vi lancerete a salvare innocenti braccati dai non-morti oppure punterete le vostre forze contro i pericolosi pazzi che infestano le zone circostanti? La scelta è solo vostra, ma siate consapevoli che ogni azione si porta dietro una reazione.

The Walking Dead: A Telltale Series

Con The Walking Dead: A Telltale Series usciamo completamente dai contesti ludici a cui ci siamo appoggiati fino ad ora per entrare in un mondo completamente diverso, quello delle avventure grafiche. A onor del vero, The Walking Dead si configura più come un’avventura narrativa, ovvero un’esperienza votata alla trama che punta tutto su personaggi di spessore capaci di conquistare il giocatore. Piuttosto che lanciarci tra orde di mangia cervelli da fare a pezzi, la grande serie targata Telltale ha preferito puntare tutto su un cast eccezionale e sfaccettato, con la piccola Clementine a fare la parte del leone, volti che vi rimarranno impressi nel cuore per anni e anni. L’avventura saprà rivelarsi un continuo volo senza sosta sulle montagne russe dove i colpi di scena andranno succedendosi senza soluzione di continuità e in cui ogni perdita che il vostro gruppo andrà subendo sarà un durissimo colpo. Tutto ciò di cui The Walking Dead: A Telltale Series può far sfoggio è una narrativa sublime – seppur di capitolo in capitolo abbia vissuto di alti e bassi -, una sceneggiatura capace di sopperire a ogni possibile meccanica ludica e in cui il giocatore si sente davvero coinvolto e responsabile per qualsivoglia avvenimento. Lanciatevi in questa esperienza senza paura alcuna e preparatevi a vivere un’esperienza dove la vera minaccia non sono i semplici zombi lenti e impacciati, bensì gli altri esseri umani che in questo Inferno in Terra hanno deciso di lasciarsi andare ai loro istinti più primordiali.

The Evil Within

Considerando il tema portante di questo speciale, non sfruttare l’occasione per parlarvi di The Evil Within sarebbe stato un vero delitto. La creatura targata Tango Gameworks si configura come un survival-horror psicologico d’alto livello che riesce a emanare un’incredibile atmosfera cercando di sorprendere sotto ogni punto di vista. Si parte con una narrativa intricata e avvincente, una di quelle avventure tanto contorte che risulta impossibile non appassionarsene, vuoi per un proseguo degli eventi che non lascia un attimo di respiro, vuoi per una serie di personaggi ben sfaccettati che si è particolarmente desiderosi di conoscere nel dettaglio. A seguire sopraggiunge poi il gameplay, un’esperienza in terza persona che vi richiederà di gestire con attenzione ogni singolo proiettile a vostra disposizione tentando, nel mentre, di approcciarvi al nemico nella maniera più silenziosa possibile. Fasi spiccatamente stealth e sezione più movimentate vanno così susseguendosi in un riuscito intreccio che, pad alla mano, restituisce un’esperienza divertente e appagante che non sdegna però neanche una bella sfida di fondo. Inoltre, non bisogna poi assolutamente dimenticarsi di quel piacevole gusto macabro che farà da sfondo alla vostra partita, un incubo fatto di sangue e violenza dove i salti dalla sedia saranno il vostro più fidato compagno. I due capitoli di The Evil Within – l’ultimo dei quali, oltre ad aggiungere alcune interessanti fasi sandbox, lima molti dettagli spigolosi del primo capitolo – sapranno insomma offrirvi una di quelle esperienze che non dimenticherete tanto facilmente.

The Last of Us

Ebbene sì, com’era ovvio che fosse anche The Last of Us doveva necessariamente fare la sua trionfale apparizione nel nostro articolo. Quello di Naughty Dog non è semplicemente un titolo dai toni action adventure realizzato con cura maniacale, ma rappresenta a tutti gli effetti un punto di rottura con tutto ciò a cui il genere ci aveva abituati. A ben vedere, The Last of Un non presenta alcun elemento davvero rivoluzionario e anzi, tutto ciò che offre già abbiamo avuto modo di vederlo in decine d’altri videogiochi, film e libri. Eppure, al contempo, bastano pochi istanti di gioco per capire come tutto il lavoro sulla produzione sia stato portato avanti con una tale attenzione anche per i più insignificanti dettagli che risulta difficile non rimanere a bocca spalancata per lo stupore. The Last of Us è la storia di due anime contrapposte che si trovano nella scomoda posizione di doversi spronare l’un l’altra per tirare avanti in un mondo oramai allo spacciato, lì dove una pericolosa infezione fungina si è diffusa in tutto il mondo trasformando gli abitanti in violentissime creature. Il focus della narrazione è tutta incentrato sul concetto di viaggio e fa dei suoi personaggi primari e secondari un elemento cardine dell’intera esperienza. Più si prosegue nell’avventura, più ci si sente legati a ogni singolo membro del cast presente, gioendo di gusto vedendoli superare i propri limiti ed entrando in uno stato di totale panico nel momento in cui la loro vita si ritrova appesa a un filo. L’opera è un continuo alternarsi di grandi momenti registici e scene che sapranno restare nell’immaginario collettivo per molti anni a venire, un’esperienza spietata che non si farà problemi a tirarvi contro pugni allo stomaco senza alcuna difficoltà. Se in termini di sceneggiatura il titolo si rivela un vero e proprio gioiellino, è quando si prende effettivamente in mano il pad che si può gustare l’apoteosi della perfezione grazie a una struttura ludica sorprendentemente ben riuscita. Poche risorse, poca resistenza, la continua necessità di muoversi in silenzio che di tanto in tanto viene spezzata da fasi di una crudezza inaudita, non solo ludica bensì anche psicologica. The Last of Us è insomma un inno alla gioia per tutto ciò che riguarda il gaming, l’esempio più lampante di come il media sia riuscito a crescere e a evolvere fino a raggiungere livelli totalmente inaspettati, un valido motivo per far voltare vergognosamente chiunque, ancora oggi, continui a ritenere la nostra industria come un inutile e infantile passatempo.

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Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.