Cyberpunk 2077: il rischio di puntare in alto si paga a caro prezzo

Dopo il caso Cyberpunk 2077 e le difficoltà incontrate, bisognerebbe chiedersi se convenga ancora portare freschezza nel mercato.

Matteo Paciucci
Di Matteo Paciucci GL Originals Lettura da 9 minuti

Lo sappiamo tutti molto bene, la community videoludica era particolarmente in fermento per l’uscita di Cyberpunk 2077, ma già dopo poche ore dal Day-One l’amara verità è andata palesandosi in un prodotto ben più problematico di quanto inizialmente pronosticato, con una valanga di bug presentatisi innanzi al pubblico. Questi non minano l’esperienza di gioco su PC e su console next gen, ma riflettono l’urgenza con la quale il titolo è stato pubblicato (il che fa anche un po’ riflettere, considerando i vari ritardi che ne hanno posticipato l’uscita). Le versioni console sono state le più impattate per via della scarsa efficienza di calcolo delle stesse e della difficoltà nella portabilità multipiattaforma. Non stentiamo a credere che numerosi giocatori abbiano stappato più di qualche bottiglia di spumante, comodamente seduti sul divano, ammirando l’evolversi della faccenda bug dopo bug. Coloro i quali hanno affrontato l’esperienza su console Old-Gen si sono ritrovati a pagare il prezzo più caro, tanto che il co-fondatore Marcin Iwinski ha chiesto pubblicamente scusa dall’account Twitter ufficiale della CD Projekt RED. A questo punto, una domanda sorge lecita: è giusto e profittevole osare per regalare ai giocatori di oggi un’esperienza così avvolgente e per questo motivo così complessa in termini di progettazione?

Una strada lastricata di difficoltà

Sono tempi difficili per la software house polacca, viste le innumerevoli problematiche che hanno afflitto la produzione. Dopo 7 anni di sviluppo, i vari ostacoli incontrati lungo il percorso e il Covid-19 che ha senz’altro giocato un ruolo centrale sui ritardi, è ormai un dato di fatto che gli addetti ai lavori abbiano avuto problemi nell’adattare il loro prodotto alle console Old-Gen. A questa situazione aggiungiamo poi anche il porting per le console Next-Gen, ed ecco che si verrà a delineare un vero e proprio campo minato fatto di ben palpabili disastri a ogni passo. Adeguare il codice sorgente ad un altro hardware è un processo lungo e difficoltoso che sicuramente richiederà innumerevoli ore extra di straordinari per gli sviluppatori, i quali non a caso hanno dimostrato un forte risentimento nei confronti della dirigenza. Dopo il crollo in borsa che ha colpito la società nei primi di dicembre – le cui azioni hanno perso circa la metà del proprio valore -, sono seguiti problemi anche dal punto di vista legale. Dopo la prima causa intentata dall’antitrust polacca verso la software house di Varsavia, si vocifera di una seconda azione legale, che ha come principio cardine le dichiarazioni false, o quantomeno fuorvianti, secondo le quali il titolo sembrava essere tranquillamente giocabile anche su PlayStation 4 e Xbox One. Bene, alla vigilia della seconda class action, cerchiamo di misurare il rischio in relazione alla rivoluzione dal punto di vista del gameplay che la CD Projekt RED ha cercato di portare sul mercato videoludico.

L’approccio con il quale è stato sviluppato il titolo appare a dir poco rivoluzionario. Lo testimoniano la libertà d’azione che si ha nell’open world, l’approccio dell’IA verso il protagonista che muta a seconda della fama e delle sue azioni e, non in seconda linea, la stratificazione del gioco stesso. Quest’ultima permette al giocatore di approcciarsi alle missioni in molti modi diversi, come diverso è il feeling di ogni arma utilizzabile. Una diversificazione tale, accostata ad un’attenzione ai dettagli delle texture e ad un filone narrativo non così tanto vincolante in termini di storia, è il prodotto di un effort di sviluppo immenso. È addirittura possibile completare il gioco senza finire la campagna principale! Cyberpunk 2077 è tutto questo, ed è stato sottoposto da numerosi utenti all’inquisizione per essersi spinto un po’ troppo oltre con i tempi di rilascio e per la non impeccabile rifinitura e portabilità, trascendendo dal fatto che è un titolo che sta già effettivamente rivoluzionando il mondo del gaming. Ultimamente abbiamo la sensazione che un videogame riesca a passare alla storia più per i suoi fallimenti che per l’innovazione che introduce. Comprendiamo la delusione dei giocatori nell’acquistare in preordine una copia di un titolo attesissimo che poi si rivela troppo “giovane” per l’uscita sul mercato, ma avendo a che fare con un prodotto di questa portata – in accoppiata con un team non particolarmente vasto -, c’era da aspettarsi qualche incidente di percorso. Il mercato videoludico odierno sta diventando sempre più incalzante in termini di fruizione dei giochi, e per questo anche le software house devono mettere la quarta per sviluppare nuovi titoli.

Innovazione o staticità?

Tutta questa frenesia nel voler portare alla luce produzioni sempre più complesse, vaste e articolate porta inevitabilmente all’aumento del fattore di rischio. Cyberpunk 2077 si è fatto carico di un carico a dir poco oneroso, ma in un mercato così spietato le software house hanno bisogno di molto tempo ed altrettante risorse per plasmare un’esperienza di gioco d’alto livello, seppur in tal senso il pubblico sembri non percepire lo sforzo richiesto in termini di sviluppo. Se la tendenza per il futuro dovesse essere esente da rischio ci ritroveremmo a giocare solo titoli derivativi, azzerando così l’innovazione che noi giocatori ci aspettiamo da un nuovo titolo. Cambiando punto di vista ed analizzando la situazione dalla prospettiva delle software house e non dell’utente finale, ragionando in ottica del profitto in termine assoluto, staccarsi dalle formule e dagli approcci che funzionano innalzerebbe troppo il fattore di rischio fallimento, soprattutto quando per una casa di sviluppo i proventi sono i numeri che veramente contano per sopravvivere. Un precedente ce lo fornisce il review bombing di The Last of Us parte 2. Sotto al titolo, che vanta un metascore di tutto rispetto pari a 95/100, troviamo migliaia di valutazioni da parte di utenti che assegnano al gioco una valutazione di 4/10 e non mancano valutazioni di 0/10. Recensioni come queste, a nostro avviso, impattano in maniera significativamente negativa la pubblicità che il gioco ha sui marketplace della rete. Con il fenomeno del review bombing in aumento, conseguenzialmente anche i feedback dei giocatori verso gli sviluppatori possono risentirne, scoraggiando quest’ultimi ad intraprendere percorsi di sviluppo pionieristico-rivoluzionari come nel caso di Cyberpunk 2077.Cyberpunk-glitch
Tirando le somme nel panorama del gaming odierno, la grande domanda che ci poniamo è: la reazione dei giocatori che esultano verso questo genere di problematiche è un atteggiamento che alla lunga porterà allo scoraggiamento verso lo sviluppo di giochi che puntano davvero in alto? Cos’è veramente andato storto con Cyberpunk 2077? La risposta, secondo noi, è che CD Projekt RED ha miseramente fallito sviluppando un videogioco che ha molteplici problemi, che vanno oltre i semplici bug o glitch, ma al contempo ha portato una ventata di aria fresca in un settore nel quale non c’era corrente da tempo. Queste, sempre a nostro avviso, sono le situazioni nelle quali il fallimento è contemplato. D’altronde anche quando si cammina, per una piccolissima frazione di secondo, si perde l’equilibrio in nome della progressione e non sbagliare vuol dire che non si sta osando abbastanza.

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Romano, classe '87, amante della competizione e di tutto ciò che abbia un motore. Drifter e pilota amatore, ha preso parte a diverse competizioni, campionati monomarca e rally. Elabora qualunque cosa, vive di chiavi inglesi e benzina 100 ottani.