Crime Boss: Rockay City è il classico titolo che si preoccupa più di apparire che di convincere, con un cast di assoluto spessore per i personaggi… ma con una realizzazione tecnica, e soprattutto un’esperienza di gioco, decisamente sotto il livello che ci si aspetterebbe da titoli appartenenti alla fascia medio alta del mercato. Non indugiamo oltre e vediamo, in questa recensione, perché Crime Boss poteva essere tanto ma fallisce nell’esserlo.

Crime Boss: Rockay City

Una tendenza del mercato videoludico odierno è quella di attirare l’attenzione degli utenti, legittimo, considerando che in un mondo pieno di ottimi titoli – sia ad alto budget sia con alle spalle produzioni più modeste – è davvero difficile emergere. Crime Boss: Rockay City lo sa bene e immaginiamo sia per questo che si sia puntato sull’uso di tanti volti noti del cinema, come ad esempio l’iconico Chuck Norris, per la creazione dei personaggi presenti all’interno del gioco.

Una scelta che ha sicuramente impattato non poco soprattutto sul budget per la realizzazione del titolo, e non sarebbe un male se non ci fosse alla base un videogioco che non convince sotto praticamente alcun punto di vista. Crime Boss: Rockay City infatti è un titolo nato vecchio, una versione per certi versi meno stratificata degli fps a tema crimine/criminali che invasero il mercato fino a una decina di anni fa. Probabilmente se avete vissuto quel periodo vi ricorderete l’esponente più iconico di quell’ondata, Payday, ma per chi magari non lo conoscesse si trattava di un gioco perlopiù co-op che ci metteva nei panni di autentici rapinatori, facendoci svolgere le più disparate missioni di rapina in varie location e a vari livelli di difficoltà.

Crime Boss: Rockay City si ispira davvero tanto a quelle produzioni, cercando di ripescare e reinterpretare quella formula ponendosi a metà tra un heist game (quindi un gioco con la tematica delle rapine) e uno sparatutto basato sulla conquista territoriale, nella quale vengono coinvolte varie bande criminali.

Crime Boss Rockay City gameplay screen 3

Se le premesse e il pretesto narrativo urlano fortissimo2012“, il gameplay è se vogliamo ancora più arretrato sotto tantissimi punti di vista. Il feeling con i controlli non è poi così male, però la sensazione generale è proprio quella di star giocando a uno sparatutto di almeno una decina d’anni fa, fin troppo arcade per certi versi nel muoversi e sparare e martoriato da un’intelligenza artificiale nemica raccapricciante. Bastano letteralmente una pistola, un paio di ripari e qualche caricatore per sbaragliare (da accerchiati) qualche decina di nemici senza avere mai la minima difficoltà nel farlo. Fortunatamente è un titolo giocabile anche assieme ad altri giocatori in co-op, perché quando si lascia il controllo dei propri compagni in mano all’intelligenza artificiale ci si accorge di come sia la stessa, se non peggiore, di quella dei nemici che combattiamo.

Un vero peccato anche considerando che a livello di contenuti non sarebbe nemmeno poi così male. Ci sono infatti 3 modalità di gioco. La prima è Guerra di Baker, una modalità storia nella quale l’omonimo protagonista (Travis Baker) ha come obiettivo il controllo territoriale sulla città, strutturata come un roguelite. Seguono Crime Time, ossia una modalità partita veloce in co-op con altri giocatori, e infine Leggende Urbane, ossia una raccolta di mini campagne affrontabili in co-op.

La prima è sicuramente la più interessante, con una discreta varietà di missioni e una progressione che viene mantenuta anche dopo la morte di Baker, facendoci ripartire con tutti i potenziamenti e i progressi fatti durante le varie missioni e che, soprattutto, torneranno utili anche al di fuori della modalità Guerra di Baker, come ad esempio per comprare nuove armi per i propri personaggi in Crime Time, che vengono persi per sempre se muoiono durante una partita e che quindi dovremmo (in caso) sostituire comprandone di nuovi, ognuno con le proprie caratteristiche.

Se si guardasse al mero contenuto, in termini di quantità e struttura della progressione, Crime Boss: Rockay City sarebbe tutto sommato un titolo discreto e che, magari, giocato con amici potrebbe anche divertire, ma le basi sulle quali si poggia sono tutto tranne che solide. Un gameplay come detto nato vecchio sia nel feeling sia nelle situazioni, unito a un’intelligenza artificiale tutto tranne che in grado di rendere interessanti gli scontri, compone un mix che toglie ogni tipo di appeal a Crime Boss: Rockay City, e per quanto non insufficienti non ha dei contenuti in grado di sostenere da soli la voglia di continuare a giocare al gioco.

Il comparto tecnico

A livello grafico Crime Boss: Rockay City è forse ancora più vecchio e datato di quanto non lo sia nel gameplay. Perlopiù una resa visiva di medio basso livello, anche mettendo tutti i dettagli grafici al massimo, e con un’ottimizzazione rivedibile considerando il rapporto performance/dettagli. Il punto più basso è sicuramente il sangue quando si colpiscono i nemici, dove sembra che parta un fumogeno rosso ogni volta che viene messo a segno un colpo alla testa. Difficilmente accettabile nel 2023, soprattutto quando si pensa che il budget c’era, ma che è stato speso per utilizzare volti noti del cinema. Attori che – detto francamente – non aggiungono assolutamente nulla e anche non ci fossero stati non avrebbero tolto nulla dal computo. Un’ultima postilla per quanto riguarda il comparto audio, passabile nei suoni ma con qualche problema per quanto riguarda l’audio spaziale (non sempre è chiarissimo da dove arrivano gli spari).

In definitiva Crime Boss: Rockay City non è un disastro, ci mancherebbe, e anzi i disastri veri sono ben altri, ma è semplicemente un titolo molto dimenticabile e che dal punto di vista delle meccaniche, o anche solo delle situazioni di gioco, è rimasto a una decade fa (e anche ai tempi non avrebbe realmente brillato). Ci sentiamo di non andare sotto alla sufficienza per due motivi: il primo è che alla fine della fiera è un titolo giocabile e senza reali falle strutturali; il secondo è che si tratta del primo lavoro del team dietro al gioco, il quale siamo sicuri farà tesoro di questa esperienza per creare, la prossima volta, un prodotto molto più a fuoco e sicuramente più valido ludicamente parlando. Da qualche parte bisogna pur partire del resto, e Crime Boss: Rockay City non è un brutto primo passo.

product-image

Crime Boss: Rockay City

6

Crime Boss: Rockay City è un videogioco senza infamia e senza lode, che si preoccupa molto di apparire con un cast attoriale stellare ma che, alla sostanza, offre un'esperienza di gioco senza spessore e piuttosto datata. Un livello realizzativo mediocre con un livello contenutistico discreto, per un risultato a malapena sufficiente.

PRO
  • Un buon assortimento di contenuti
  • Struttura di gioco trita e ritrita, funzionale e senza falle
  • Giocato con amici è abbastanza godibile
CONTRO
  • Il comparto tecnico zoppicante, soprattutto IA e audio
  • Feeling di un gioco veramente vecchio
Alessio Fuscà
Sono un game designer di professione ma videogiocatore incallito nel cuore. Tra le mie altre attività, oltre quella da redattore, c'è anche quella di player competitivo nel circuito torneistico ufficiale di Pokémon, la cui serie è stata una dei motivi per i quali ho iniziato a videogiocare quasi 20 anni fa.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbe interessarti anche