Chronicle of Innsmouth: Mountains of Madness – Recensione del gioco ispirato ai racconti di Lovecraft

Scopriamo la recensione di Chronicle of Innsmouth: Mountains of Madness, secondo capitolo della serie targata PsychoDev e ispirata alle opere di Lovecraft.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
7.2
Chronicle of Innsmouth: Mountains of Madness

Negli ultimi anni sono sempre di più i titoli che si ispirano direttamente all’immenso immaginario Lovecraftiano, o che ne sfruttano determinate caratteristiche: basti pensare a titoli indipendenti in grado di crescere e ritagliarsi una buona fetta di mercato, tanto da guadagnarsi una release fisica come Lovecraft’s Untold Stories, o giochi ben più blasonati che nonostante non abbiano Lovecraft come core centrale ne sfruttano sapientemente le caratteristiche (qualcuno ha detto Bloodborne?), e anche produzioni che nonostante abbiano sia un budget discreto e la libertà di approccio ai contenuti dello scrittore di Providence, non sono riusciti a convincere appieno il pubblico (questo ad esempio è il caso di Call of Cthulhu). In questo caso ci troviamo di fronte ad un’avventura grafica vecchio stile, che sfrutta saggiamente una buona pixel art durante il gameplay, alternandola ad un curato cell shading per le fasi narrative. Si tratta di Chronicle of Innsmouth: Mountains of Madness, secondo capitolo della serie che precede gli avvenimenti del primo Chronicle of Innsmouth di circa dieci anni. Se il tempo in-game scorre all’indietro, invece la struttura ludica di questa avventura punta e clicca fa un piccolo passo in avanti, abbandonando il mai troppo apprezzato sistema SCUMM tipico degli storici titoli Lucas, passando alla più snella costruzione tramite inventario a scomparsa e sfruttamento dei diversi tasti del mouse. Entriamo quindi nel dettaglio nella recensione del titolo sviluppato dal team italiano di Psycho Dev.

 

Sopravvissuto all’orrore

Lone Carter è un investigatore privato di Arkham, ingaggiato dal bibliotecario dell’università cittadina per indagare su suo fratello, scomparso ormai da tempo e di cui non si hanno più notizie dopo che questo si è recato nella città portuale di Innsmouth. Come capiremo dai primi momenti in-game, sembra che il fato per il detective Carter sia molto particolare, scampando apparentemente alla morte per mano (o meglio, per “tentacolo”) di uno Shoggoth. La cittadina ha un’atmosfera sinistra e la popolazione sembra come traviata mentalmente da qualcosa. L’unica persona sana (ed è tutto dire) è un ex capitano di una nave che si è dato all’alcol, con l’aiuto del quale Lone riuscirà a distrarre i paesani e a dirigersi verso la ferrovia che porta ad Arkham. Non molto prima, però, tra i ghiacci dell’Antartide, una spedizione di esploratori e studiosi sta facendo la scoperta più grande che il genere umano ricorderà.

Procedere oltre nella trama equivarrebbe a compiere spoiler sugli eventi, dato che l’evolversi della situazione riguardante Lone e i compagni d’avventura che incontrerà è piena di capovolgimenti di fronte e segreti da scoprire man mano che si gioca. Chiaramente alcuni degli argomenti e degli avvenimenti ricostruiti hanno a che fare con l’omonimo romanzo di H.P. Lovecraft, Alle Montagne della Follia, ma le influenze e alcune altre parti sono ispirate dal resto dell’immaginario creato dallo scrittore. Nel corso degli eventi, inoltre, avremo anche l’onore di controllare lo stesso Lovecraft per una piccola scena, così come l’Arabo Pazzo (con tanto di scrittura del Necronomicon al seguito).

Un quadro troppo piccolo

Sul piano ludico, Chronicle of Innsmouth: Mountains of Madness si attesta come un titolo molto semplice nelle meccaniche. Come anticipato, rispetto al predecessore si è preferito adottare un sistema di gioco più snello, avvalendosi dell’inventario a scomparsa posto in alto sullo schermo, con possibilità come di consueto – in caso serva – di combinare determinati oggetti. L’avventura si mantiene su un livello di difficoltà medio basso, con soltanto un paio di enigmi che si rivelano più ostici da risolvere, mentre in alcuni casi ci troveremo a risolvere situazioni scomode (un po’ alla Monkey Island) con il classico metodo “a tentativi”.

Tuttavia le varie sezioni di gioco saranno molto “limitate”, anche a causa di una spiccata linearità degli eventi e di un numero esiguo di fondali per sezione, che riduce ancora di più le possibilità da “tastare” in caso di dubbi o in caso ci si blocchi. L’avventura non risulta eccessivamente longeva, cosa che viene promossa senza infamia e senza lode perché non allunga il brodo inutilmente, ma si regge su una narrazione sempre interessante e continua. Una delle pecche riscontrate, e che in un gioco con una profondità narrativa sarebbe stato il massimo, è la mancanza di una mini sezione nel menù o nell’inventario dove si faccia il riepilogo degli ultimi dialoghi, casomai ci fosse il bisogno di recuperare alcune informazioni. Per il resto, la qualità è più che gradevole: pixel art semplice ma suggestiva, doppiaggio niente male, e una localizzazione italiana presente per la totalità dei menù e dei testi (ma non delle voci).

Chronicle of Innsmouth: Mountains of Madness
7.2
Voto 7.2
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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.