Boy Erased: Vite Cancellate – Recensione del nuovo film dell’attore e regista Joel Edgerton

Pierfranco Allegri
Di Pierfranco Allegri Recensioni Lettura da 4 minuti
6.5
Boy Erased: Vite Cancellate

Il diciannovenne Jared (Lucas Hedges), figlio di un pastore battista di una cittadina sperduta dell’Arkansas e membro attivo della propria comunità religiosa, rivela al padre Marshall (Russel Crowe) e alla madre Nancy Eamons (Nicole Kidman) la propria omosessualità. I frastornati e increduli genitori non sanno come prendere la cosa finché Marshall non impone al figlio un ultimatum: perdere tutto (compreso la propria famiglia e gli amici) o accettare di “curare” le proprie pulsioni sessuali nel centro cristiano Love in Action. Qui, attraverso il programma Rifugio tenuto dal sedicente terapeuta Victor Sykes (Joel Edgerton) dovrà superare un corso di “riconversione sessuale” al fine di porre rimedio ai suoi istinti “innaturali”. Messo a un bivio, Jared sarà così costretto ad accettare l’assurdo percorso di riconversione, ma l’incontro e l’amicizia con altri ragazzi nella sua stessa condizione lo aiuterà a ribellarsi e a consolidare la propria convinzione sulla sua omosessualità.

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L’attore australiano Joel Edgerton, che nel film si ritaglia il ruolo dell’incapace e crudele direttore del centro, torna dietro la macchina da presa dopo il buon esordio con il thriller The Gift – Regali da uno sconosciuto (2015) adattando per il grande schermo il libro autobiografico omonimo del giornalista Garrard Connelly che racconta l’esperienza dell’autore in uno dei tanti e dannosi centri di riconversione sessuale, così apprezzati dall’America più omofoba e conservatrice.

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Boy Erased – Vite Cancellate, pur essendo un dramma dagli intenti nobili e impreziosito dalle ottime performance di attori di razza come Nicole Kidman e Russel Crowe, non replica i guizzi del primo film, risultando didascalico e privo di una regia degna di nota. I toni grigi e disperati che permeano il film funzionano fino a un certo punto, il messaggio di fondo dell’opera di riferimento viene imboccato a forza allo spettatore tramite situazioni e dialoghi reiterati.

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Certo il tema rimane attuale (tanto più in un’America come quella di oggi, l’America della presidenza Trump, fiera del suo conservatorismo) e alcune scene colpiscono al cuore più per violenza che per indignazione, ma non raggiunge livelli cinematografici particolarmente elevati, a differenza di un film come La Diseducazione di Cameron Post (2018), premio della giuria allo scorso Sundance Film Festival. Peccato per l’attore Lucas Hedges (classe 1997), che al di là della giovane età e la poca esperienza (nonostante una nomination all’Oscar nella categoria Miglior Attore non Protagonista nel 2017 per Manchester by The Sea di Kenneth Lonergan) con serietà si fa carico di un personaggio che rappresenta le migliaia di ragazzi le cui vite e identità sono state distrutte dall’intolleranza dei molti, accettando tutte le difficoltà di un ruolo così difficile.

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Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, Boy Erased ha avuto oltretutto la sfortuna di essere proiettato nella stessa manifestazione che ha visto la presenza  di La Diseducazione di Cameron Post, e il paragone non poteva suscitare che noia e sbadigli, messo in chiaro che neanche Cameron Post era un capolavoro.

 

Boy Erased: Vite Cancellate
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Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it