Quando uscì la prima puntata nell’agosto del 2014, nessuno avrebbe puntato letteralmente un soldo su questo cavallo di nome Bojack. Una serie animata per adulti, ma senza battute sconce o scorrettezze di sorta: solo una realistica e veritiera disamina su problemi reali quali depressione, dipendenze da alcool e droga, difficoltà ad avere figli, crisi esistenziali e di coppia, portati sul piccolo schermo da un mondo in cui umani e animali antropomorfi vivono e convivono come nulla fosse.
Bojack siamo noi
In un mondo in cui le problematiche legate alla psiche sono sempre più diffuse, spesso accentuate da uno stile di vita frenetico ed insano, chiunque può ritrovarsi nei vari personaggi che Raphael Bob-Waksberg e Lisa Hanawalt hanno creato e disegnato: ma tenere in piedi sei stagioni senza rischiare che diventino noiose non è facile, eppure loro ci sono riusciti in maniera eccellente, addentrandosi sempre più nella storia dei protagonisti, svelando ad ogni episodio, un tassello in più su come sono arrivati a quel punto, su cosa li ha resi quel che sono.
Come in un puzzle che si avvia verso il suo completamento, le tessere sono tutte sulla tavola, ne mancano solo alcune da posizionare, e in questa sesta stagione attraverso forse gli episodi più personali e introspettivi della serie riusciremo a capire tutto ciò che ancora non sapevamo dei nostri “umanissimi” personaggi, dando alla loro storia una degna conclusione.
Bojack si ritrova in comunità, deciso ad affrontare le sue dipendenze, ma soprattutto a guardarsi allo specchio per capire come tagliare i ponti con un passato più che discutibile e ricominciare una nuova vita. Princess Carolyn è invece alle prese con il compito del genitore, che aveva sottovalutato: lo spazio per lei, ma soprattutto per il suo lavoro è stato drasticamente ridotto dall’arrivo della sua bambina (cui fatica anche a trovare un nome) e sempre più si rende conto di quanto sia difficile conciliare lavoro e maternità. Troverà parecchio spicco anche il personaggio di Mr. Peanutbutter, che per la prima volta in sei stagioni abbandonerà la sua aura solare e spensierata, per ritrovarsi a fronteggiare i problemi di uno star system che impongono standard di comportamento lontanissimi dal suo carattere gioioso e allegro.
Meno presenti, ma comunque fondamentali, ritroviamo anche Todd e Diane, entrambi che, per quanto concentrati sulle loro già complicate vite, si ritrovano continuamente a subire delle influenze da parte dei loro amici.
Amara comicità
In questa stagione più che mai ci rendiamo conto di quale sia il talento effettivo dei suoi creatori: le (dis)avventure dei protagonisti, la loro parabola, prima discendente e poi di redenzione (sebbene goffa e spesso poco efficace) è narrata da un punto di vista disincantato, senza pietismo, alternando momenti più seri a momenti di genuina ironia e comicità. Le disavventure di Bojack nella clinica, in cui tenta di aiutare gli altri, ma finisce per peggiorare solamente la loro situazione, sono l’emblema di come dietro una risata si celi l’amara riflessione di una persona che per quanto bene intenzionata riesce a combinare solo pasticci.
Questi primi episodi sono dunque una conferma di ciò che in passato abbiamo già visto, niente di nuovo dunque al format della serie, ma secondo il proverbio “squadra che vince non si cambia“, il focus è puntato sugli elementi caratteristici che tanto ci hanno fatto amare i protagonisti. Dunque non ci resta, una volta finiti questi primi otto meritevoli episodi, che aspettare gennaio 2020 per sapere come si concluderà la storia di Bojack e dei suoi amici.