Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon – Recensione

A voi la recensioe di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon, prequel dal gameplay molto interessante e una direzione artistica fantastica.

Lorenzo Ardeni
Di Lorenzo Ardeni - Contributor Recensioni Lettura da 9 minuti
7.9
Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon

L’annuncio di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon, ve lo diremo con onestà, ci ha colti molto alla sprovvista. Questo non tanto perché il rilascio dell’ultimo capitolo della serie è stato soltanto pochi mesi fa, ma perché l’opera che abbiamo avuto modo di giocare per molte ore si discosta radicalmente da quanto fatto in passato nel franchise. Ancor più sorprendente è che PlatinumGames ha praticamente lavorato su questo progetto in modo sincrono rispetto allo sviluppo di Bayonetta 3 (ecco la nostra recensione), titolo con cui, non a caso, ha alcuni elementi in comune.

Di fatti, Nintendo e PlatinumGames non hanno nascosto che Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon sia un prequel particolarmente vicino al terzo capitolo della serie, con alcuni elementi che compongono la narrazione nelle fasi finali della storia che lasciano presagire in modo molto diretto questo collegamento. La trama dell’opera, in ogni caso, getta le premesse che già conoscevamo.

Persa nella tana del bianconiglio

Cereza, risultato della proibita unione tra una Strega di Umbra e un Saggio di Lumen, viene da sempre schernita dai suoi simili per via della sua natura, e decide di scappare. Nella sua fuga, incontra una Strega di Umbra anch’essa esiliata che decide di insegnarle a utilizzare i suoi poteri. Dopo un sogno che sembra incitarla, tuttavia, Cereza decide di partire per un’avventura nel bosco per trovare un potere misterioso e salvare sua madre dalla prigionia. Scopriremo così alcuni personaggi inediti e altri già visti – sebbene, purtroppo, questi ultimi non saranno molto presenti – che condiranno l’avventura con una buona dose di missioni secondarie e approfondimenti per la trama.

Questa è la premessa narrativa che getta le fondamenta per la trama e il gameplay di Bayonetta Origins. Dopo essere entrata nella foresta la nostra streghetta riesce ad evocare un demone che si impossessa del suo pupazzo, Cheshire, e ne prende il nome. Dopo questo momento, infatti, veniamo a capire in modo più concreto che tipo di impianto ludico offre il titolo: Cereza e Cheshire potranno essere controllati contemporaneamente, utilizzando una levetta analogica del controller per muovere ciascuno. Potremo anche far tornare la belva tra le braccia della ragazzina, per ritrovarci a controllare un solo personaggio.

Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon

Un’avventura colorata ma dalle tinte confuse

La dinamica del “doppio controllo” è senza dubbio molto interessante e apre a una miriade di sfaccettature puzzle per l’impianto ludico, di cui l’opera si rifà costantemente e sempre in modi originali e mai scontati. Allo stesso modo, anche il sistema di combattimento è legato alla possibilità di muovere entrambi i personaggi allo stesso momento. Cereza, nello specifico, avrà il compito di mantenersi a distanza e utilizzare le sue magie per bloccare i nemici; Cheshire sarà il vero lottatore della situazione e avrà, allo stesso momento, la necessità di proteggere la ragazzina perché è solo lei a possedere una barra della vita.

Inutile dire che sono presenti due skill tree separati: uno dedicato alla Strega e l’altro pensato per gli attacchi del Demone. Anche gli oggetti collezionabili che potremo trovare in giro per la foresta sono suddivisi per personaggio, cosa che può causare un po’ di confusione nelle prime ore di gioco, ma con cui è sicuramente possibile familiarizzare. Ad essere più macchinose sono invece tutte le abilità di Cereza e gli attacchi di Cheshire da dover ricordare, soprattutto perché spesso un singolo tasto può essere utilizzato per compiere più di una mossa (per via del “doppio controllo”) ed è quindi il contesto a fare la differenza. A soffrire maggiormente della confusione creata dal sistema di movimento della coppia è il sistema di combattimento, quando dobbiamo prendere decisioni rapide o allontanare uno dei due protagonisti dalla traiettoria d’attacco.

Discorso differente per le meccaniche puzzle del titolo, dove le due modalità di movimento aprono sempre le porte a una quantità e qualità di rompicapi a dir poco sorprendente. Progredire nella storia e sbloccare nuove porzioni di mappa richiede sempre qualche istante, necessario a capire come giungere su una piattaforma o come arrivare a un interruttore in particolare, il ché è un bene: la presenza di due personaggi, con abilità uniche, ha offerto al team di PlatinumGames un’enorme possibilità creativa in termini di ideazione e sviluppo dei puzzle, e i risultati sono più che evidenti.

Ancor di più, a donare un pizzico di pepe al gameplay, offrendo livelli differenti e decisamente più complessi, ci sono i Tír na nÓg, mondi alternativi creati dal potere delle Fate. Tramite dei portali, Cereza e Cheshire possono raggiungere queste aree, diverse dalla foresta di Avalon, dove saranno chiamati a completare dei rompicapi particolarmente più complessi che metteranno alla prova le abilità del giocatore. Non solo, i due dovranno anche lottare contro nemici che saranno lievemente più forti di quelli che possono trovare in giro per il bosco. I Tír na nÓg rappresentano così una novità interessante, innalzando il livello di sfida proposto senza apparire quasi mai troppo punitivo.

Bayonetta Origins Cereza and the Lost Demon

Il gameplay di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon è quindi un mix di meccaniche e dinamiche di gioco inedite e talvolta confusionarie, ma sempre particolarmente affascinanti e originali. Appare senza dubbio meno frenetico e più spensierato rispetto a quanto visto nei precedenti capitoli della serie e, ad essere onesti, ci va più che bene così. Questo non significa che non sia presente una buona dose action, sia ben chiaro, ma è sicuramente un’esperienza interessante, che non abbiamo mai visto uscire fuori dagli uffici di PlatinumGames.

Il team giapponese ha saputo sorprendere anche per quella che è stata la direzione artistica, grafica e sonora, scelta per il titolo. Le tonalità delicate dei colori e le immagini su schermo che sembrano prese direttamente da un dipinto o un disegno su carta, rendono Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon un titolo unico come non ci saremmo mai aspettati. Abbiamo di fronte un vero e proprio spettacolo per gli occhi, con i suoi effetti di luce semplici ma efficaci, dove ogni elemento che compone l’impianto grafico trasuda una grande cura nei dettagli.

Anche le transizioni visive da un livello a un altro sono quasi sempre spettacolari, in particolar modo quelle che si mostrano quando si completa un Tír na nÓg. Il lavoro di ottimizzazione grafica, peraltro, coincide molto bene con quelle che sono le capacità tecniche della console, dato che l’apparizione o scomparsa di elementi distanti sullo schermo è correttamente contestualizzato con la direzione artistica e non risulta mai una forzatura. Al contrario, non abbiamo amato le scene narrative d’intermezzo raccontate tramite pagine di un libro, invece di vere e proprie fasi animate, ma siamo consapevoli che potrebbe essere una scelta voluta per restare in linea con i primi due capitoli della serie.

Potremmo poi aprire una parentesi in merito alle opzioni di accessibilità, che nel caso di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon hanno l’importante compito di rendere più semplice il gameplay. Siamo rimasti sorpresi nel vedere quanta attenzione sia stata riposta in questo ambito, soprattutto perché molte delle opzioni a disposizione permettono di rendere l’opera molto più facile, parlando della difficoltà in sé. Magari possiamo scegliere di ridurre il danno ricevuto o aumentare quello inflitto, solo per fare degli esempi.

Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon
7.9
Voto 7.9
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Sono Lorenzo, UX/UI Designer di professione e recensore per passione. Con un amore profondo per le serie di Metal Gear e The Legend of Zelda, da sempre esploro il mondo dei videogiochi cercando di capire cosa rende ogni titolo unico. Oggi sono piantato su Call of Duty e Super Smash Bros., ma non perdo occasione per giocare classici come Super Metroid o Syphon Filter. Scrivo recensioni con uno sguardo critico, ma sempre con la stessa curiosità che mi accompagna da quando ho iniziato a giocare.