Chi, imbattendosi per la prima volta in Ash Of Gods: Redemption, non ha notato sin da subito una profonda somiglianza con la celebre The Banner Saga? Il piccolo studio Aurum Dust ha dichiaratamente tratto ispirazione dalla fortunata serie Stoic, ma sarà stata una scelta mirata? La nuova IP russa non rischierà forse di vivere all’ombra del titolo preso a modello? Ma non indulgiamo ulteriormente, e procediamo con ordine. Prima di tutto, però, bisogna specificare che ci troviamo di fronte a un action-RPG con una narrazione tipica dei roguelike ed elementi provenienti dai giochi di carte, per cui la varietà di generi all’interno di un unico prodotto non manca di certo.
I mietitori sono tra noi
Le fasi iniziali sono chiaramente volte alla presentazione del gioco, e in particolare ai personaggi e al setting della nostra avventura. Veniamo così a sapere che dopo diversi secoli si è risvegliata l’antica minaccia dei Mietitori, esseri mossi unicamente dal desiderio di spargere violenza e di condurre il mondo verso la distruzione. Ed è qui che intervengono i nostri tre protagonisti, dotati di una personalità ben delineata, che si collocano adeguatamente all’interno del mondo di gioco. In particolare, prenderemo il comando di Hopper Rouley, un ex-guerriero ormai in pensione, Thorn Brenin, guerriero e padre di famiglia, ed infine Lo Pheng, un assassino appartenente un tempo al clan delle Ombre. Ciascuno di essi avrà poi a che fare con un’altra serie di personaggi che andranno ad arricchire il cast, fornendo un supporto non indifferente nel corso delle varie battaglie. L’intera vicenda, inoltre, sarà costruita attraverso un sistema di scelte alquanto interessante, le quali potranno condurre d esiti diametralmente opposti, come la morte di un membro del party o un vantaggio per il nemico, garantendo dunque una certa rigiocabilità attraverso le trenta ore circa che intercorreranno tra l’inizio e la fine dell’avventura.
Ogni qualvolta ci ritroveremo di fronte a una situazione cruciale, infatti, apparirà un’icona specifica che ci inviterà a porre particolare attenzione sulla frase che sceglieremo di dire al nostro interlocutore. Da questo punto di vista, pertanto, quanto messo a punto da Aurum Dust sembrerebbe funzionare adeguatamente, e il risultato lascerà soddisfatti tutti coloro amano le scelte multiple. La trama risulterà inizialmente lenta, ma dopo qualche ora comincerà finalmente a carburare, mostrando una lore ricca e interessante. Le vicende ci verranno illustrate mediante i portrait dei vari personaggi che interagiscono tra loro, sebbene l’assenza di un doppiaggio ci abbia lasciato fortemente amareggiati, anche in virtù del fatto che in determinati contesti risulta difficile comprendere immediatamente chi sta parlando. Niente paura però, poiché a questa mancanza sopperisce l’ottima colonna sonora composta da Adam Skorupa, Krzysztof Wierzynkiewicz e Michal Cielecki, già famosi per l’apporto dato a titoli del calibro di The Witcher. Ogni traccia e suono ambientale vanno infatti a realizzare un’ambientazione suggestiva e caratteristica.
Un connubio di generi
Ash Of Gods: Redemption, come detto in apertura, appartiene al genere degli action-RPG ibridi, che presentano al loro interno elementi provenienti dai tattici e dai giochi di carte. Una volta nell’area di battaglia, infatti, ci ritroveremo di fronte a una tipica scacchiera, nella quale potremo spostare i nostri combattenti liberamente, o quasi. Sia i party member che i nemici, per l’appunto, saranno dotati di due barre distinte, Salute ed Energia: la prima, come suggerisce il nome, indica gli HP, e il loro esaurimento comporta la morte del combattente; la seconda, invece, indica il campo di azione, comportando dunque una riduzione dello stesso. In più, azzerare questa barra comporterà un raddoppiamento dei danni inferti alla salute, pertanto giocare d’astuzia si rivelerà fondamentale per superare vittoriosi anche le battaglie più ostiche. Le carte, invece, svolgeranno il ruolo di vere e proprie magie, che potremo usare solo una volta per ogni combattimento, per cui anche in questo caso bisognerà fare uso delle nostre risorse parsimoniosamente.
Tra gli aspetti più interessanti figura in primis l’enorme varietà di classi, tra cui spadaccini e arcieri, che si attesteranno sulla cinquantina, consentendo combinazioni di party incredibilmente variegati ed eterogenei. Ciò che tuttavia colpisce maggiormente è indubbiamente il permadeath presente nelle battaglie, che andrà ad inficiare in modo irreversibile anche la trama, dal momento che le probabilità che un personaggio caduto in battaglia sopravviva anche al di fuori di esse risulteranno fortemente compromesse. Gameplay e narrazione risultano pertanto fortemente interconnessi tra loro, capaci di influenzarsi a vicenda costantemente. Inoltre, al fine di enfatizzare il suddetto aspetto, dovremo prestare attenzione al morale dei nostri compagni, in quanto più alto sarà e più probabilità avremo di sconfiggere la piaga che si è abbattuta sul mondo. Da parte di Aurum Dust, tuttavia, sarebbe stata necessaria qualche limatura sulla difficoltà, che risulta altalenante sotto diversi punti di vista, in particolare per quanto concerne la modalità normale, in cui saranno presenti combattimenti a tratti frustranti. Ma c’è di più, in quanto i giovani sviluppatori hanno messo a punto una modalità multiplayer, una gradita aggiunta che raramente si riscontra in titoli di questo genere, e che offre la possibilità di sfidare altri giocatori in scontri all’ultimo sangue.
Il successo dell’imitazione
Come già detto, lo stile grafico di Ash Of Gods: Redemption è assolutamente inconfondibile, e che si abbia giocato o meno a The Banner Saga, sarà impossibile non associarlo a quest’ultimo anche solo per un istante. Le due opere, tuttavia, non condividono alcun elemento, se non appunto la profonda ispirazione per quanto sviluppato da Stoic Studios. Dal punto di vista artistico ci ritroviamo di fronte a un titolo molto curato, con animazioni ben disegnate e ambientazioni che vi lasceranno più volte a bocca aperta. Anche al character design è stata rivolta la stessa cura, regalandoci personaggi dotati di un certo stile e tutt’altro che anonimi, in particolare i protagonisti e i Mietitori. Insomma, nonostante le forti similitudini con la celebre serie di RPG, Ash Of Gods: Redemption non va relegato unicamente alla posizione di macchietta, in quanto è dotato di un’identità personale ben definita, nonostante parta da basi già ben consolidate all’interno del genere. Ciononostante, il rischio che con il tempo esso venga dimenticato non è da escludere, e tale aspetto va in ogni caso considerato. In conclusione, ci troviamo di fronte a un gioco che farà sicuramente la gioia degli appassionati del genere, i quali dovranno tuttavia armarsi di tanta pazienza di fronte all’alto tasso di variabilità offerto dal gioco.
La rigiocabilità, infatti, è ampia, così come le opzioni offerte dal gameplay, che a un primo approccio rischia di risultare banale, ma che in realtà è profondo e incredibilmente dinamico. Certamente, chi naviga ormai da tempo tra gli strategici si renderà facilmente conto di quanto la produzione di Aurum Dust abbia inserito al proprio interno elementi del genere fortemente consolidati, e che da questo punto si vista il team avrebbe potuto decisamente osare di più. Tuttavia, al di là di questi aspetti, ci ritroviamo di fronte a un gioco piuttosto godibile in tutte le sue forme, grazie anche alla sua interessante atmosfera e alle musiche fortemente ispirate. Dal punto di vista narrativo, inoltre, non mancheranno momenti pregni di pathos ed epicità, che si legheranno indissolubilmente con le meccaniche di gioco.