Ami Pokè fa tris di locali: poké, burger e tacos all’Hawaiian Bar di Roma

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Di prattico Lettura da 7 minuti

Allora, a Rione Monti e a Ponte Milvio ci sono due Hawaiian Bar: si chiamano uguale: Ami Pokè.

Sono la creazione di Alessandro De Crescenzo e Riccardo Bellini che nel 2018 si sono detti, sai cosa, tra questi san pietrini manca un po’ di Hawaii.

Flashforward, due anni dopo: i locali sono diventati tre. È il 22 settembre di quest’anno e a Piazza Istria a Roma si inaugura il terzo store della catena. E vi pare che in redazione perdevamo l’occasione di buttarci un occhio? No, infatti. L’idea alla base è semplice e efficace: scegli la tua base del pokè, dal riso classico a quello hawaiano o nero, scegli un ingrediente a base proteica, pesce o carne, aggiungi frutta o verdura a scelta, concludi con salsa e topping a piacere. Tutto in base a quello che vuoi tu, quindi sì, ce li puoi mettere quattro tipi di salmone insieme, pollo teriyaki, mela, platano crispy e gucamole. Tanto poi in palestra ci vai te. Magari però ecco, ti accompagno. Perché a essere ghiotti siamo in due. E quindi andiamo: rispettate la distanza, su la mascherina e siamo dentro.

Tinte rosa, luci soffuse, piante verdi brillanti: uno stile fresco e colorato
Sembra una cosa da niente, ma i locali fichi hanno sempre le sedie scomode. Ami Poké no, ho sorriso. Poi però ero in ritardo e ho mangiato a casa: ma anche il mio divano è comodo.

Vi inizio a mettere due foto del locale, rubate male dal loro Facebook: un po’ per l’inaugurazione, un po’ per la fretta, ho fatto delle foto degli interni da far vergognare anche il food blogger più incompetente di Abbiate Grasso. Però per farmi perdonare vi linko qua anche il loro Instagram: c’è un bel po’ di #foodporn per rallegrarvi la home. Dicevamo: entriamo in due, ci facciamo preparare la nostra busta a portar via e dieci minuti dopo siamo fuori, shopper rosa in una mano e Chardonnay nell’altra. Comunque una cosa che ho notato in tutte e tre le location di Ami Pokè è la cordialità del personale. Addirittura sui social non mancano cuoricini e ricondivisioni per quando li tagghi in qualche story. Gente bella: grazie di esserci. Dicevamo, ci vediamo a casa mia, il tempo di arrivare.

Posate, fazzoletti, shopper: tutto a tema e 100% riciclabile. Branding fatto bene

Per lo Chardonnay, ecco un Versante, bianco pugliese. Fruttato e fresco dovrebbe essere perfetto con il pesce, ma vi ricordo sempre che io ne capisco pochissimo di vino. Una cosa che invece non vi ho detto è che “Hawaiian Bar” non ci si chiamano a caso: il menù ha delle bellissime proposte fusion tra influenze occidentali e orientali, con la cucina hawaiiana coniugata in burgers, tacos, wraps. Per stasera ci tenevo a farvi vedere La Pulperia : ceviche di polpo cotto, guacamole, ciliegini gialli semi dry, spinacino, spicy maio e citronette (olio extra vergine d’oliva, lime, pepe). Ecco qui:

Davvero, non so cosa mi sia successo quella sera: le foto non rendono giustizia. Vi fidate?
Il guacamole che cola.
Il. Guacamole. Che. Cola.

E ora, il piatto forte. Abbiamo preso per l’occasione due pokè, uno puntando ad accostare dei colori belli vivaci, l’altro invece più brutto, prepotente, piccante e bello carico. Versione large: tredici euro l’uno. Ecco il primo, con riso bianco, polpo cotto, edamame, pomodorini e granella di pistacchio:

Sì.
Con questa di foto quasi ho recuperato, dai. Un bell’effetto instagram dall’alto come le influencer vere

Per la versione caricata invece, la malvagità ha prevalso sull’instagrammabilità a discapito del nostro stomaco. Ma violentemente eh. E con una piccantezza non esagerata ma che non consiglio comunque a chi fa lo schifiltoso dal kebbabaro. Riso nero, salmone, jalapeño, olive nere, guacamole picañte e salsa di soia:

Brutto e buonissimo ❤️

A chiudere, non ci si va certo per quelli, ma anche i dolci da Ami Pokè hanno il loro fascino. A parte gli smoothies e le fruit bowls, perfetti per una merenda mentre si passeggia o passi mezz’ora davanti a Kiko ad aspettare la tua ragazza, potete scegliere tra praline di cioccolato e cocco, cheesecake, gelato al thè verde matcha e il Fresh Pistacho Yuzu: cremoso al pistacchio e cioccolato con coulis di lamponi. Uao:

Il piattino fico giappo viene dalla mia mensola.
Bello ve?

Bene, finito tutto quanto stavamo proprio bene. E con questo, siamo alla conclusione: Ami Pokè si sta affermando anno dopo anno nell’immaginario romano, sia per gusto che per estetica e instagrammabilità, ma siamo davvero davanti ad un prodotto valido? Decisamente sì. Punti deboli della proposta forse le porzioni, sopratutto quando chiedendo una coppa large ci si trova davanti una ciotola di riso “normale” almeno per i ghiotti come me (me la mettete la versione xl?). Questo anche perché il target della catena è più quello da foto sui social durante la pausa pranzo gustosa che me, il goloso insaziabile che vuole solo sfondarsi.

E ci sta.

Se quindi volete un aperitivo alternativo o dovete fare bella figura con la ragazza healty appena incontrata al corso di paddle, siete nell’Hawaiian bar giusto. E in definitiva: è un bel posto, con bella gente, con bel cibo. Se poi al fattore roba sana e saporita aggiungo quello “sto credendo nel sogno di due ragazzi italiani che hanno aperto una catena di pokè a Roma” oh, sto ancora meglio.

Ma tanto eh.

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