Definire un gioco di ruolo è qualcosa che non va fatto a cuor leggero: se pensiamo che il genere affonda le sue radici anche – e soprattutto – nel gioco di ruolo cartaceo, non è facile definire quando un videogioco possa davvero rientrare nella categoria dei GDR. In termini più semplici definiamo da tempo GDR – spesso aggiungendo la dicitura Action se si tratta di un gioco con combattimenti in tempo reale – un gioco dove possiamo mettere mano al personaggio e/o alle scelte di gioco, dandoci una sorta di sviluppo del nostro eroe. Eppure, c’è molto di più: Alaloth è qui per ricordarcelo.
Un mondo vivo tutto da esplorare
Uno degli aspetti più affascinanti di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è senza dubbio la vastità e la ricchezza del suo mondo di gioco, Plamen. Questo continente immenso, diviso in quattro regni, offre ai giocatori un’esperienza open world unica, combinando la libertà tipica dei moderni giochi di ruolo con una narrativa e un world building profondamente radicati nella tradizione fantasy.
Ogni regno di Plamen è un microcosmo a sé stante, con biomi distintivi, città evocative, castelli imponenti e punti di interesse pieni di storia. Che si tratti di attraversare le foreste lussureggianti di un regno, scalare montagne innevate o visitare le città brulicanti di vita, il gioco trasmette una sensazione di scoperta continua. Questa varietà non è solo estetica, ma influisce anche sul gameplay: le interazioni con gli NPC, i tipi di missioni e persino il loot che si può trovare variano notevolmente a seconda della regione.
Ogni area ha una propria identità culturale, riflessa nei dialoghi, nell’architettura e nelle quest disponibili. Per esempio, un regno potrebbe essere dominato da nani che offrono missioni legate alla forgiatura di armi leggendarie, mentre un altro potrebbe avere città governate da elfi, focalizzate su problemi politici e intrighi.
Noi saremo degli eroi lanciati dentro a questo mondo, e ci troveremo con un compito da portare a termine: entrare in un quinto regno grazie ad un oggetto, la Luce di Vaizmil, e sconfiggere il terribile demone Alaloth. Ad accompagnarci, una serie di missioni secondarie e varie modalità, che però non obbligheranno il giocatore a perdere per forza del tempo in giro, visto che potrete anche procedere in maniera spedita per concludere la vostra quest principale il prima possibile.
Ad esaltare il tutto, la presenza di un’elevatissima rigiocabilità data dalle molte specie, dall’allineamento e anche dalle scelte che verranno fatte. Come se non bastasse, poi, vi troverete anche a poter vivere delle storie personali legate ad alcuni compagni, che vi permetteranno di andare a scavare nel loro passato, presente e futuro.
Punti di forza
Alaloth: Champions of the Four Kingdoms propone un sistema di gioco che mescola elementi classici e moderni, distinguendosi per la sua capacità di innovare pur rimanendo fedele alle radici del genere RPG. Questa sezione esplora il gameplay e il combat system del gioco, evidenziando i suoi punti di forza e le sfide che pone al giocatore.
Il gameplay di Alaloth parte da una base solida, combinando elementi di design classico con meccaniche moderne. Dopo la creazione del proprio campione, il giocatore sceglie tra quattro razze (umani, elfi, nani e orchi) e seleziona una divinità tutelare, che garantisce bonus specifici. Questa libertà iniziale pone le fondamenta per un’esperienza altamente personalizzabile. Sebbene la scelta iniziale non limiti l’equipaggiamento durante l’avventura, influenza la progressione del personaggio e il modo in cui affrontare le sfide.
Come abbiamo già detto, il gioco propone vari approcci: se per esempio è valida come alternativa quella di andare all’esplorazione totale di ogni anfratto, è pur vero che saltare le missioni secondarie e le molte interazioni per puntare sul combattimento nudo e crudo è comunque una possibilità.
Se tutto il resto lo abbiamo già paragonato ai classici GDR di una volta, il combat system invece è molto moderno, ispirandosi ai soulslike: sarà vitale gestire la Stamina, usare la posizione del proprio eroe con parsimonia e muoversi quando serve. Tutto questo è molto gratificante, anche se a giocatori meno avvezzi potrebbe portare un po’ di frustrazione. A diversificare ulteriormente, ci pensano le varie armi e i loro moveset, dando la possibilità al giocatore di creare la propria build per l’occasione.
L’evoluzione del personaggio richiama i classici GDR cartacei: invece di punti esperienza, i potenziamenti si sbloccano completando dungeon, consentendo di acquisire nuove abilità, armi e incantesimi. In questo modo, costruendo la vostra evoluzione fino al livello 20, avrete la possibilità di creare un personaggio con l’avanzare dell’intreccio (e in caso ricordatevi che potrete sempre fare un reset per creare nuove build). Non manca poi un sistema di crafting, che inizialmente stenterà a decollare – probabilmente in modo voluto – visto che vi serviranno molti oggetti, ma una volta trovati potrete creare molti equip utili.
Se tutto questo non vi basta, a rendere l’esperienza di Alaloth quasi unica ci pensa la campagna competitiva, che farà gareggiare vari giocatori. Questi non solo dovranno puntare a sconfiggere Alaloth, ma dovranno farlo prima degli altri, e una diversificazione del gameplay che non vi obbligherà sempre a usare la forza bruta, invece della mente e dell’ingegno per eventuali puzzle da risolvere.
Ottimizzazione e stile retrò
Anche il comparto visivo di Alaloth trae ispirazione dai classici giochi di ruolo come Baldur’s Gate. Questa scelta stilistica contribuisce a creare un’atmosfera nostalgica che richiama i grandi successi del passato, ma senza sacrificare la qualità. Le ambientazioni sono ricche di dettagli, con città, villaggi, dungeon e punti di interesse ben distinti, ognuno dei quali trasmette una propria identità visiva. Gli effetti di illuminazione e la cura nei dettagli ambientali migliorano ulteriormente l’immersione.
Non è solo estetica però: strade, foreste, fiumi e montagne influenzano il tempo di viaggio e le possibilità di incontri casuali, aggiungendo un ulteriore livello di profondità. Questa attenzione al dettaglio garantisce che l’aspetto tecnico del mondo sia ben integrato con il gameplay, contribuendo all’immersione complessiva.
Alaloth è uscito da poco dall’Early Access, e nonostante sia arrivato alla versione 1.0, necessita ancora di alcune rifiniture: la IA dei nemici non sempre brilla e alcune build sono decisamente più forti di altre. Nonostante questo, persino scelte di questo genere potrebbero essere apprezzate se pensiamo all’esperienza di gioco proposta. Non si tratta di un gioco di ruolo fast-food da dover consumare il più velocemente possibile, con la sola scusa di finirlo e passare al prossimo, ma di un’esperienza unica e curata in ogni dettaglio, dove probabilmente anche il dover scegliere build meno potenti serve a testare la vostra bravura nel gioco (d’altronde, sono tutti bravi a sfasciare oggetti con un personaggio forzuto).