Stando a quanto riportato sul sito VG247, Activision Blizzard dovrà pagare 18 milioni di dollari per una causa legale, come parte di un’accordo con l’EEOC, acronimo di Equal Employment Opportunity Commission. La commissione aveva iniziato le indagini sull’azienda nel 2018, per discriminazione sulle donne incinte, molestie sessuali e divario salariale.
Dopo il recente avvio di un’indagine federale che ha visto coinvolto anche il CEO, l’azienda dovrà pagare la somma dopo 3 anni di indagini, che sono iniziate nel 2018 dopo le prime accuse arrivate dai dipendenti. Activision Blizzard ha deciso di istituire un fondo dal valore di appunto 18 milioni di dollari, per poter compensare i dipendenti coinvolti.
Le varie accuse, spuntate inizialmente a luglio di quest’anno, hanno portato all’allontanamento di vari director e impiegati, che ha dato il via ad un vero e proprio scandalo Activision Blizzard. Questa sembra quindi essere solo l’ultima di una lunga fila di cause, che stanno vedendo l’avvio di parecchie indagini da parte di molte istituzioni.
Questa quindi diventa, a tutti gli effetti, una piccola vittoria per i dipendenti, i quali però si aspettano molti altri cambiamenti da parte dell’azienda, specialmente per questo tipo di condotta portata avanti in molti anni. Bobby Kotick, CEO di Activision Blizzard, aveva recentemente dichiarato che l’azienda avrebbe cambiato direzione, specialmente per quanto riguarda il rapporto con gli impiegati.
All’uscita di questa sentenza lo stesso Kotick ha espresso un suo pensiero al riguardo:
Non c’è posto nella nostra azienda per discriminazioni, molestie o trattamenti disuguali di alcun tipo, e sono grato ai dipendenti che hanno coraggiosamente condiviso le loro esperienze. Mi dispiace che qualcuno abbia dovuto sperimentare comportamenti inappropriati, e rimango incrollabile nel mio impegno per rendere Activision Blizzard uno dei luoghi di lavoro più inclusivi, rispettati e rispettosi del mondo.
Questa dell’EEOC è solo l’ultima causa legale affrontata da parte di Activision Blizzard, dopo le varie proteste e accuse dei dipendenti iniziate a luglio di quest’anno, che hanno portato anche al cambio del nome di un personaggio.