Anthem, il loot shooter partorito da BioWare ed Electronic Arts, è sempre stato, fin dalla sua nascita, sia vittima di pesanti critiche all’esperienza di gioco, che causa di pesanti malumori e malcontenti da parte di quasi tutti i videogiocatori che hanno avuto modo di provarlo.
Di recente si è aggiunta al coro la voce di Kotaku, che ha avuto modo di intervistare le diciannove figure che hanno contribuito alla realizzazione di un titolo così controverso. Dopo una lunga e approfondita analisi del background alla base dell’organizzazione e della realizzazione di Anthem, ciò che salta fuori, quindi, è un panorama relativamente scoraggiante e inaspettato, soprattutto quando si parla di marchi così importanti.
Stando a quanto riporta Schreier, durante i sette anni di embriogenesi del progetto a farla da padrone è sempre stato un pressante clima di disorganizzazione: a partire dalla fase di pre-produzione lunga e indefinita, fino al debutto della demo di presentazione in occasione dell’E3 2017, il team di BioWare poco e nulla sapeva riguardo quali dovessero essere le meccaniche confermate del gioco.
E come conseguenza relativamente naturale a un simile ambiente lavorativo, tali condizioni regalavano ai dipendenti di BioWare giornate lavorative sempre più caratterizzate da sfinimento, stress, demotivazione e da visite continue al proprio medico di base.
Un pezzo, quello di Kotaku, che per questo non lascia molto margine agli aspetti positivi del titolo, sia per quanto riguarda l’effettivo risultato finito nelle mani dei videogiocatori, sia per quanto riguarda la traumatica esperienza a cui sono stati sottoposti gli sviluppatori. Un pezzo, quindi, che è per questo stato preso aspramente di mira dalle stesse EA e BioWare, attraverso un post pubblicato sul blog ufficiale dedicato al franchise.
Negando, in buona sostanza, quanto espresso da Schreier, e accusando il giornalista di aver tentato di screditare sia il lavoro degli sviluppatori che quello delle aziende stesse, nel post viene affermato che “non è possibile trovare alcun valore nello gettarsi fango l’un l’altro, o nello gettare fango sul lavoro degli altri”, e che “tutti gli articoli che tentano di farlo non migliorano affatto il settore” videoludico.
Una diatriba ancora accesa, dunque, quella di EA e BioWare contro chi tenta di dire la propria opinione – o contro chi addirittura tenta di fare il proprio lavoro di giornalista, raccogliendo testimonianze direttamente alla fonte. Un caso decisamente complesso e delicato, dal momento che le stesse compagnie ben sottolineano nel post come entrambe siano comunque sempre ben accette a “tutte le critiche che vengono mosse nei confronti dei nostri titoli, soprattutto se arrivano dai nostri giocatori”.