Good Omens Stagione 2 – Recensione, tra paradiso e inferno

Good Omens Stagione 2 riprende direttamente dalla fine della prima stagione, un inizio perfetto per il duo angelo e demone: ecco la recensione!

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
8.5
Good Omens Stagione 2

Amazon Prime Video ci aveva regalato una prima stagione di Good Omens all’insegna della spensieratezza e, tutto sommato, raffazzonata con una CGI non all’altezza delle aspettative. Tuttavia la serie, a cura del regista Douglas Mackinnon e adattata dal romanzo umoristico di Terry Pratchett e Neil Gaiman intitolato “Buona Apocalisse a tutti!”, aveva qualcosa di speciale, ed è esattamente per questo che siamo qui, in sede di recensione per parlare della Stagione 2 di Good Omens.

Ai piani alti

L’angelo Aziraphale (Michael Sheen) e il demonio Crowley (David Tennant) durante la prima stagione hanno scongiurato l’apocalisse, e vivono sulla Terra senza infastidire nessuno, e tra i due regna un comodo «non disturbiamoci, salvo complicazioni». Una sorta di tregua d’armi mentre i due, alle spalle dei loro rispettivi superiori, controllano che l’equilibrio tra forze del bene e quelle del male non venga sbilanciato in favore di una delle due parti.

Tutto cambia nella condizione dell’equilibrio quando l’Arcangelo Gabriel (Jon Jamm) si presenta nudo e con una scatola di cartone vuota alla porta di Aziraphale: l’Arcangelo non sembra avere memoria della sua identità, non ricorda nemmeno chi sia il suo interlocutore, a dirla tutta. Aziraphale capisce che qualcosa non va e che la situazione richiede l’intervento del suo amico demoniaco, e chiama subito Crowley.

Il demone si precipita da lui a bordo della sua auto maledetta, tuttavia poco prima di giungere al cospetto dell’amico, una donna lo avvisa che la situazione riguarda proprio l’Arcangelo Gabriel, e che c’è fermento presso i “piani alti”, ovvero chi prende le decisioni in Paradiso (o Inferno, non vogliamo rovinarvi la sorpresa): tutto ciò che si sa è che Gabriel è al centro di tutta la vicenda.

Sotto il profilo della trama, Good Omens 2 si conferma come il suo predecessore un prodotto “a cipolla”. Sebbene l’incipit iniziale appaia banale, questo si rivela pian piano come una struttura complessa, fatta di tanti strati e sottostrati, cosa indubbiamente interessante, ma richiede lo sforzo di superare qualche capitolo per coglierne l’essenza.

Inferno o paradiso?

Non giriamoci intorno: Good Omens 2 funziona soprattutto per la bravura intrinseca dei suoi due interpreti, Michael Sheen e David Tennant. Certo, nel cast ci sono anche altro nomi importanti come Benedict Cumberbatch che interpreta il Principe delle Tenebre Satan, o Derek Jacobi che ci regala un Metron perfetto (l’angelo che rappresenta la voce di Dio), ma sono proprio i due protagonisti a brillare come stelle nel firmamento di luce e fiamme che si dipana episodio dopo episodio.

Michael Sheen non vestiva i panni di Aziraphale da quasi cinque anni, eppure sembra ieri che abbia ripreso “le ali” dall’armadio, proprio come se il tempo non fosse passato. Ci mostra un angelo leggermente svampito, ma capace di prendere sul serio le situazioni (quando richiesto). Indubbiamente il suo personaggio nutre un amore sconfinato per ogni forma di vita, e lo dimostra ad ogni sguardo, espressivo fino al midollo.

David Tennant non è da meno, sebbene in questa occasione abbiamo visto un Crowley più riflessivo, attento alle implicazioni delle sue scelte e meno volto alla creazione di caos immotivato (must have nella precedente versione del personaggio). Probabilmente tutto questo è dovuto alla crescita del protagonista dopo gli eventi della prima serie: ci è piaciuto molto questo cambio di marcia, che pone quasi Crowley come quello dei due con più giudizio, cosa che invece nella prima stagione era appannaggio esclusivo dell’angelo.

Good Duo

Good Omens Stagione 2 funziona anche per altre ragioni: si nota un budget aumentato, forte sta volta di una CGI decisamente più curata sia nei momenti più esoterici, sia quando Crowley guida la sua auto malefica che gli consente manovre impossibili per un comune mortale. Tutto appare più pulito e fresco rispetto alla prima stagione.

Certo, effetti e location interessanti possono essere un’ottima base di partenza, ma è proprio la chimica intrinseca che c’è tra i due attori a darci la spinta necessaria a finire la serie. Sono un duo magico, capace di catturarci con quattro sguardi e due ammiccamenti: iniziate e non potrete più fare a meno dei loro siparietti, mai banali e sempre sorprendenti. 

Good Omens non è una serie per tutti in quanto mischia sacro e profano, in chiave ironica ma col giusto mix di serietà che non guasta, tuttavia capiamo che potrebbero essere argomenti complessi che non vanno a genio a tutti, specialmente se trattati insieme. Se siete non avete mai visto la prima stagione recuperatela, e poi godetevi questa ennesima avventura!

Good Omens Stagione 2
8.5
Voto 8.5
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.