Uno dei temi maggiormente sfruttati, nel cinema di azione americano, è sicuramente quello della vendetta. Un vero e proprio attacco ai valori di una persona che rischia di trasportare chiunque nei suoi lati più oscuri. In questa recensione abbiamo notato come The Terminal List, serie tv con protagonista Chris Pratt prevista per il 1 luglio 2022 in esclusiva Amazon Prime Video, riprende proprio questo concetto, inserendolo in un contesto militare e con un certo grado di patriottismo.
Un viaggio di otto episodi che cerca di adattare il romanzo thriller, omonimo, scritto da Jack Carr e pubblicato per la prima volta nel 2018. Un progetto al quale Chris Pratt tiene particolarmente, visto che oltre a interpretare il protagonista ha perfino prodotto l’intera serie. Nel caso siate interessanti a scoprire il nostro parere sull’operato dei registi Antonie Fuqua (The Equalizer, The Equalizer 2, I magnifici 7 e Southpaw) ed Ellen Kuras (in passato ha diretto episodi di Brave New World, The Umbrella Academy e Legion) in questo The Terminal List, allora proseguite con questa modesta recensione di The Terminal List.
“Patriottismo”
La vicenda racconta di James Reece che, a differenza della quasi totalità della sua squadra di Navy Seals, sopravvive a un’operazione in un paese straniero. Una volta tornato a casa, però, sembra che il mondo gli cada completamente addosso, visto l’apparente suicido di un suo compagno d’armi e amico, la forte confusione in testa e l’orrendo omicidio di persone a lui fortemente care. Preferiamo non addentrarci ulteriormente nella descrizione della narrazione, essendo comunque un’opera particolarmente incentrata nei dialoghi e nelle interazioni dei diversi personaggi coinvolti.
La storia si sviluppa comunque come una comune storia di vendetta, con il protagonista che, preso dalla sua oscurità, decide di effettuare una vera e propria strage di tutte le persone coinvolte nella sua recente tragedia. Un racconto che prende il punto di vista di Reece e di chi decide di allearsi con lui, dove i colpi di scena e le sorprese si legano tutte alla scoperta di un vero e proprio complotto.
The Terminal List cerca, comunque, di non essere troppo simile a miliardi di storie che lo hanno preceduto, sin dal primo episodio, questo attraverso i danni al cervello subiti dal protagonista. Una caratteristica questa che crea dubbi nello spettatore sulle azioni che compie il personaggio di Chris Pratt, oltre a mettere quest’ultimo più di una volta in situazioni pericolose.
Purtroppo questo non riesce a funzionare nel modo che lo sceneggiatore David DiGillio vorrebbe, visto che qualsiasi situazione di questo genere non presenta il proprio impatto nell’insieme del racconto. Ovviamente determinati personaggi menzionano la condizione di James Reece, ma quest’ultimo riesce sempre a uscirne fuori senza reali danni, a sé stesso o agli alleati. Il personaggio sembra praticamente perfetto: forte, orgoglioso, fedele ai suoi ideali, militare addestrato, esperto di ogni genere di arma, convincente, e in qualche modo un calcolatore eccezionale.
In tutti e otto gli episodi della serie si mostra sempre un passo avanti agli altri, senza mai sbagliare un colpo, tanto da riuscire a prevedere ogni genere di mossa del nemico. Una situazione che fa perdere parte di quell’attenzione che, magari, è presente all’interno delle prime ore di visione. La storia in sé, comunque, risulta fin troppo semplice e prevedibile, visto che vuole dare maggiore attenzione all’azione piuttosto che a creare una vicenda complessa ed emotiva. Uno stile molto diretto, che si dimostra anche nella scrittura dei dialoghi estremamente semplice e ben delineata. Quest’ultima caratteristica non è di per sé un difetto, ma sicuramente va a negare un piacevole grado di complessità che una situazione del genere sarebbe in grado di portare. In alcuni momenti la serie prova a spingerci oltre la narrazione, ma sono solo menzioni senza un forte approfondimento.
Una guerra interna
A livello puramente visivo, The Terminal List lascia un buon impatto nello spettatore. Le sequenze sono sempre pulite, ben definite e mai caotiche, attraverso primi piani e riprese dell’ambiente che offrano un’ottima visuale dell’azione. I colori non risultano mai troppo accesi, con un certo grado di malinconia e tristezza che pervade ogni fotogramma della serie.
Le sezioni d’azione, in particolare, sono sicuramente il punto dove i due registi hanno cercato di esprimersi al meglio. Ogni scontro riesce a trasmettere un certo grado di violenza e dramma, senza mai esagerare attraverso un’enorme quantità di sangue. Non mancano comunque delle sequenze forti, come ad esempio quella che il protagonista vivrà nell’episodio quattro. L’episodio sei, invece, sarà pura adrenalina, attraverso una caccia all’uomo con un’evidente ispirazione a molteplici film e serie tv che lo hanno preceduto. L’escalation di queste situazioni è evidente attraverso l’impiego di armi, esplosioni, e persone che si feriscono. Visti i temi affrontati e anche il genere di linguaggio utilizzato, consigliamo la visione dell’opera a un pubblico consapevole e adulto.
Allo stesso tempo, i registi sono riusciti a produrre delle sequenze sicuramente più ricercate a livello stilistico e artistico. Utilizzando il già citato trauma celebrale del protagonista, la serie riesce a trovare le proprie espressione stilistiche mischiando ricordi e presente in momenti casuali e mai coincisi. Purtroppo questi spezzoni sono pochi e non incidano fortemente nel proseguire degli eventi. La parte di questo genere dell’episodio sette, però, è sicuramente il momento migliore dell’intera serie, dove l’idea offre uno spiraglio di cosa è in grado di fare con maggior convinzione e coraggio.
Vicino alla propaganda
L’interpretazione degli attori è accettabile: Chris Pratt interpreta James Reece come un uomo disperato, che pensa in continuazione al suo obiettivo e che non si ferma davanti a niente per completare la sua missione. In questo ruolo non sembra però trovarsi completamente a suo agio: ovviamente l’attore americano deve vestire il ruolo di un veterano di guerra immerso nella sua oscurità, ma non riesce mai a togliere quello sguardo ed espressione per la quasi totalità degli episodi. L’idea è quella d’interpretare un uomo fiero e lige al suo dovere di militare, ma non convince appieno, non riuscendo a far fuoriuscire la sua umanità.
I personaggi secondari, invece, interpretano con maggior convinzione i propri ruoli, con Taylor Kitsch e Constance Wu autori di buone perfomance, ma non magnifiche, entrambi gli attori tuttavia riescono dare una maggiore vita ai propri personaggi e alla propria sceneggiatura. Una piccola menzione va fatta alla compositrice della colonna sonora, Ruth Barret, che ha creato delle musiche adatte per tutte le situazioni presenti all’interno della serie.
In conclusione di questa recensione di The Terminal List ci piacerebbe citare questa sensazione di patriottismo americano, compresa una forte idolatria delle armi, presente nella sua scrittura. La serie tv in questione raggiunge quasi i livelli di una propaganda attraverso un continuo rimando ai valori americani, la bandiera della nazione praticamente sempre in primo piano o personaggi che considerano le bocche da fuoco come tesori personali e nazionali. Sicuramente in parte è giustificato dai temi della storia, ma sinceramente sembra che l’intenzione sia proprio quella di offrire una visione del mondo legata al conservatorismo degli Stati Uniti d’America.