Tutto è iniziato nel 2001, quando Peter Jackson portò al cinema la grandiosità de Il Signore degli Anelli. Da allora l’interesse per il genere fantasy ha conosciuto un rinnovato interesse tra il pubblico. Il merito va in parte al lavoro svolto da Jackson sull’opera più importante di J.R.R. Tolkien, ma la narrazione di questo genere si è evoluta negli ultimi anni, complice il successo strepitoso della serie Game of Thrones, tratta dai romanzi di George R. R. Martin.
Ispirato alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, il serial tv dal 2011 tiene con il fiato sospeso milioni di vecchi e nuovi appassionati. Un caso esemplare di come (forse per la prima volta) una saga di libri fantasy abbia potuto trovare un nuovo media per raccontarsi di nuovo.
Oltre al conseguente ritorno editoriale dei romanzi, Game of Thrones ha il grande merito di aver sdoganato un genere, riuscendo ad approcciare uno stile narrativo adeguato al linguaggio delle serie TV. Una ricetta rivelatasi vincente e che sta per giungere al suo termine con la prossima uscita dell’ottava e ultima stagione. Ovviamente, in questi otto anni, l’industria delle serie TV non è rimasta a guardare, e ha colto al volo l’occasione di continuare ad offrire prodotti a tema fantasy, cercando (con fortune alterne) di incontrare i gusti del pubblico. Un particolare però deve far riflettere: tutte queste serie trovano la propria origine non sullo schermo, ma in racconti e romanzi.
A tal proposito è giusto considerare una tara culturale della quale il genere fantasy fatica a liberarsi. I prodotti di questo genere sono sempre stati relegati alla sfera dell’intrattenimento infantile o al massimo young adult, faticando (anche tra le opere cartacee) ad affermarsi tra un pubblico maturo, con la conseguente poca o insufficiente attenzione da parte di editori e produttori. Game of Thrones era dunque l’opera perfetta per togliere (o almeno per provarci) questa etichetta a un genere che per sua natura si presta ad affrontare le più svariate sfaccettature dell’animo umano. Ecco allora che gli intrighi di corte, gli intrecci amorosi e passionali, uniti a una buona dose di violenza e di sesso hanno trovato una voce nuova nel media televisivo, riuscendo a toccare l’interesse del relativo pubblico a prescindere dallo sfondo fantasioso e magico della storia.
Questa premessa è necessaria per comprendere la difficoltà dei produttori nel realizzare ex novo una serie. È la ragione per cui, ad oggi, si preferisce basare i soggetti delle trasmissioni su adattamenti di opere letterarie già note. Queste rappresentano un investimento meno rischioso, potendo contare su fandom già esistenti, composte dai lettori delle saghe e che quindi assicurano una “fetta” degli ascolti. L’esperimento Game of Thrones si è certamente rivelato un successo e lo si può definire il traino di un genere seriale che sta finalmente (ri)prendendo piede.
Purtroppo non sempre i produttori fanno centro. È il caso di The Shannara Chronicles, serie basata sui romanzi di Terry Brooks, ma ancora legata al gusto “infantile” di cui sopra. Il risultato è un telefilm con scarso mordente, che in meno di tre stagioni sta già perdendo appeal sul suo pubblico. Tutt’altra storia si prevede per l’adattamento che Netflix sta preparando per The Witcher, ispirandosi ai celebri racconti del polacco Andzrej Sapkowski. Quello che ci si aspetta da The Witcher è molto più in linea con i canoni di Game of Thrones. Seppur affrontando tematiche diverse, il modo di narrare le leggende del folklore popolare che caratterizza la serie piacerà senz’altro ai “grandi”, e potrà certamente trovare un pubblico molto interessato tra coloro che l’hanno conosciuta tramite i videogiochi.
Nei prossimi mesi assisteremo al lancio anche di un altro serial, prodotto da Amazon Studios, che si ripropone di cavalcare questo rinnovato interesse per il fantasy. Parliamo de La Ruota del Tempo, monumentale saga ad opera di Robert Jordan. Non escludiamo che una buona regia potrà dare slancio al racconto di lotta contro il male di Jordan, dato che anche in questo caso le complesse relazioni tra i personaggi costituiscono una colonna portante forte e apprezzabile anche da un pubblico maturo. Anche in questo caso troviamo un pubblico già a conoscenza di quello che andrà a vedere, potendo contare anche su prodotti di genere diverso tratti da La Ruota del Tempo (canzoni, giochi di ruolo e persino due videogame ispirati al mondo del romanzo).
Ma la vera sfida partorita dalla “moda” lanciata da Games of Thrones è la realizzazione della serie TV tratta dall’opera fantasy per eccellenza: Il Signore degli Anelli. Lo stesso Martin ha più volte affermato di vedere in Tolkien un punto di riferimento imprescindibile per il mondo del fantasy, traendone lui stesso ispirazione. Ma portare Tolkien su pellicola non è mai facile, e tutt’ora i fan del professore inglese sono divisi sul giudizio da dare ai film di Peter Jackson. La serie su The Lord of The Rings verrà anch’essa prodotta da Amazon Studios e già si parla di un budget da capogiro. I produttori sono stati alquanto vaghi nello spiegare come gestiranno uno dei libri più importanti del secolo scorso, ma sappiamo che la serie dovrebbe approdare sugli schermi nel 2021.
Se da un lato LotR è un classico che terrà incollate allo schermo schiere innumerevoli di spettatori, non è altrettanto certo che il risultato riuscirà a rendere giustizia al lavoro di romanziere e alla mitopoietica di Tolkien. Non basterà di certo la fedeltà agli eventi narrati per ottenere lo scopo, ma questo potremo saperlo solo tra qualche anno. Per ora continuiamo a goderci questa nuova era felice del fantasy, sperando che il rilancio televisivo di GoT possa averne davvero sancito una rinascita, trovando negli spettatori della serie non solo i seguaci di una moda remunerativa, ma anche il motore per portare questo genere ad un nuovo livello facilmente fruibile dalle future generazioni, molto più interessate alle serie TV che ai libri.