Continua il racconto di questa stagione numero 11 della serie post-apocalittica zombie più longeva della tv, The Walking Dead, con la recensione dell’episodio numero 10. Uscito su Disney+ solamente un giorno dopo l’uscita negli Stati Uniti, fa parte della seconda delle tre parti dell’undicesima stagione, che ci sta per condurre al finale definitivo: l’episodio numero 24. Il primo terzo si era concluso nel mese di dicembre con l’attacco di parte del gruppo di Alexandria, capeggiato da Maggie, al gruppo dei Mietitori, in cui Daryl ha trovato rifugio grazie alla ex compagna Leah, che abbiamo conosciuto in uno dei sei episodi extra della decima stagione (quelli pubblicati in piena pandemia, non a caso). Maggie, insieme al miglior personaggio della serie (per ora) Negan, Padre Gabriel ed altri, si sono avvicinati al covo dei mietitori insieme a qualche migliaio di zombie con la tecnica dei Sussurratori.
L’esperienza di Negan e la collaborazione con Maggie hanno fatto sì che l’attacco riuscisse e portasse nel bellissimo episodio introduttivo di questo secondo terzo di stagione, all’uccisione di Pope, leader completamente folle dei Mietitori, per mano della stessa Leah, che ha però scaricato la colpa su Daryl ed attaccato lo stesso gruppo di Alexandria. Nel frattempo scopriamo che Alden è morto. Dopo la divisione delle strade dei due gruppi, la follia di Maggie e la fuga di Negan dai suoi temporanei e frequenti istinti omicidi, la narrazione torna così alle vicende del Commonwealth.
Arriva quindi quella recensione, non la prima in questa stagione 11 di The Walking Dead, in cui il ritmo rallenta e la storia si dilata, dando quella lieve sensazione di noia. Sembra quasi che per l’ennesima volta si stia per assistere ad un momento di relax da parte degli sceneggiatori, che devono per forza creare riempimenti per far funzionare stagioni così lunghe con quantità relativamente ridotte di contenuti. Invece, forse, non è così. Parte del gruppo di Alexandria si sta integrando nel Commonwealth, la Repubblica controllata da Pamela Milton che, almeno nel fumetto da cui è tratta la serie, conta cinquantamila abitanti. Eugene, Rosita, Carol, Ezekiel, stanno conducendo vite normalissime e quasi assurde, pensando alle ultime stagioni.
Daryl si lamenta del poco sonno per via della sistemazione che gli hanno assegnato; Carol ha nostalgia della sua vita da terminator ed investigatrice privata, mentre Yumiko ritrova la compagnia del fratello. In questo nuovo mondo, Connie fa la giornalista insieme a sua sorella e si scopre di aver avuto un trascorso, nella sua vita precedente, proprio con la rettrice del Commonwealth, che si trova a dover intervistare di nuovo a distanza di più di un decennio.
Daryl è impegnato nel suo addestramento da soldato con Rosita (sappiamo che andrà a finire bene grazie al flashforward di fine episodio 9, che lo vede contrapporsi ad una Maggie arrabbiata misteriosamente arroccata ad Hilltop, probabilmente scenario del finale del secondo terzo di stagione), mentre Mercer, il capo della sicurezza del Commonwealth, si avvicina a Principessa. L’attenzione si sposta ad un evento mondano con protagonista Pamela Milton ed il suo improbabile figlio, dove troviamo il primo problema di questo nuovo mondo. Un cameriere insorge contro la Milton e dichiara di essere solo uno dei tanti ad odiare il suo Governo. Il ritrovamento di una stanza nascosta, nei meandri del Commonwealth, sede di una sorta di resistenza al Commonwalth, fa presagire che sia proprio questo il tema di questa porzione di stagione. Insomma, una battaglia tra Governo ed anti-governo.
The Walking Dead 11: recensione tra filler e nuovi contenuti
A dire il vero fila tutto e anzi, non si può che essere soddisfatti che si vada verso un futuro della serie fatto di contenuti e non di filler. Ecco perché nonostante le prime sensazioni di rallentamento, il finale di questo episodio ci ripaga in pieno. Il problema però è quella ridondanza di trama di cui abbiamo già parlato altre volte, soprattutto nel corso delle recensioni della stagione precedente. In un mondo ancora troppo piccolo, quello del Commonwealth, che ancora sembra abitato da una manciata di migliaia di persone, appena il gruppo di Alexandria si affaccia, succede qualcosa. Quell’eterna sfiga che Rick e compagni hanno portato in ogni dove. La crisi di Jenner alla prima stagione, la morte di metà famiglia Greene nella seconda; la strage di Woodbury nella terza; la fine del Governatore nella quarta; la fine di Terminus nella quinta; lo scoppio definitivo della guerra tra Alexandria, Hilltop ed il defunto Regno contro i Salvatori nella sesta, settima ed ottava; la guerra contro i Sussurratori nella nona e decima e quella contro i Mietitori nell’undicesima.
Quindi ora sta per scoppiare una guerra civile? Facciamo una domanda provocatoria: scommettiamo che il leader, o uno dei leader, di questa fantomatica resistenza al Commonwealth sia Rick? Non resta che parlarne nella prossima recensione di The Walking Dead 11, che ci conduce sempre più vicini alla metà dell’ultima stagione.