Dopo una lunga e travagliata produzione di ormai quasi quindici anni, è finalmente in arrivo in tutti i cinema Uncharted, il film basato sull’omonima serie videoludica di PlayStation e Naughty Dog che analizzeremo oggi in questa nostra recensione. Le vicende che racconteranno il primo incontro tra Nathan Drake e Victor Sullivan, reinterpretati in chiave più moderna, stanno finalmente per sbarcare nelle sale, sarà riuscito il regista Ruben Fleischer a trasportare su schermo la classica atmosfera di questa saga?
Persi, ma non andati
Ricordiamo un po’ tutti quanti quando al suo debutto nell’ormai lontano 2008, la saga di Uncharted venne catalogata quasi immediatamente come una sorta di anello di congiunzione tra i videogiochi e i film. Sebbene ai tempi questo ritorno di Naughty Dog su PlayStation 3 venne criticato per il suo essere troppo derivativo e simile a Tomb Raider, con il passare degli anni e l’uscita di nuovi capitoli la serie action è riuscita ad ottenere una sua precisa individualità, divenendo uno dei capisaldi dell’identità videoludica Sony.
L’arrivo in sala di questa serie era da considerarsi quasi scontato, ma nonostante ciò il suo annuncio ha creato comunque tanto scalpore, sia per il cast che per le vicende che la pellicola andrà a raccontare. L’approdo di Uncharted su grande schermo si è posto l’obiettivo di narrare la prima collaborazione tra Nate e Sully, che in sede di recensione possiamo confermarvi essere stata una scelta assolutamente vincente. Nonostante i diversi accenni avvenuti durante i quattro capitoli usciti su console, non è stato mai precisato il modo con cui i nostri protagonisti si siano incontrati per la prima volta e vederlo al cinema fa scuramente il suo impatto, accontentando sia i fan di vecchia date e sia chi si approccia al franchise per la prima volta.
Dopo una breve parentesi che mette fin da subito le basi sul travagliato rapporto tra il nostro protagonista principale e suo fratello Sam, vediamo finalmente in azione il nostro Nathan Drake che, improvvisatosi come barista part-time, continua a mettere a segno qualche furtarello verso degli ignari clienti soggiogati dal suo carisma. Proprio qui fa la conoscenza di Victor Sullivan, che con le sue doti oratorie e soprattutto al suo legame con Sam Drake, ammalia il giovane ladruncolo convincendolo a collaborare con lui alla ricerca di uno dei tesori persi dal valore inestimabile: il tesoro raccolto da Magellano in persona durante il suo viaggio per circumnavigare il globo.
Ovviamente le cose non possono però andare così lisce, e come ogni storia che si rispetti c’è sempre bisogno di un antagonista che cerca di mettere i bastoni tra le ruote a Nate e Sully. Entra dunque in gioco anche la figura di Moncada, ultimo esponente dell’omonima casata spagnola, anche lui alla ricerca di questa antica fortuna che ritiene appartenergli di diritto, in quanto discendente di uno dei collaboratori di Magellano. Farà dunque tutto ciò che necessario pur di trovare e impadronirsi di questo tesoro, assoldando addirittura la squadra di mercenari capitanata dalla spietata assassina Braddock.
Un amichevole ladro di quartiere
Le basi per una grandiosa avventura “in stile Uncharted” ci sono tutte, e in questa recensione possiamo confermarvi che anche le interpretazioni del duo principale sono più che buone. Tom Holland calza a pennello nei panni del giovane Nathan Drake, portando su schermo un personaggio carismatico ma ancora senza l’esperienza necessaria per compiere un’avventura del genere senza creare guai. L’aver reso Nate un barman dà anche un’altra sfaccettatura alla sua caratterizzazione, in quanto grazie all’essere sempre in contatto con nuove persone ogni sera avrà sicuramente affinato le sue doti manuali e oratorie… ed è proprio grazie a queste che catturerà le attenzioni di un ottimo Vincent Sullivan, interpretato da Mark Wahlberg, che riesce a trasmettere su pellicola il classico Sully che abbiamo imparato a conoscere e amare nella controparte videoludica… seppur in una versione ben più giovane e senza gli iconici baffi. I due protagonisti hanno un’ottima sintonia e, nonostante qualche scelta narrativa non esattamente efficace, anche i punti di conflitto tra i due – scaturiti soprattutto dai detti e non detti di Sully sul suo passato con Sam – sono resi discretamente, anche se vengono trattati con un filo di superficialità e si risolvono poco dopo.
Se i due protagonisti funzionano alla grande, stessa cosa non si può dire invece dei ‘villain’ del film. Moncada è un personaggio troppo banale e macchiettistico, usato semplicemente per mettere un minimo di ostacolo a Nate e Sully nelle loro scorribande. Antonio Banderas, nonostante la grande esperienza, non riesce a infondere il suo carisma in questo antagonista, che in fin dei conti non suscita nello spettatore la minima minaccia per i protagonisti. Lo stesso vale anche per Braddock, la spietata mercenaria interpretata da Tati Gabrielle, che su schermo fa sicuramente più impatto come antagonista rispetto a Moncada, ma ricade sempre nei soliti cliché già visti e rivisti addirittura nella stessa serie di videogiochi, non aggiungendo nulla di nuovo a ciò che già ci si poteva aspettare da un’avventura “a la Uncharted”.
Ciò che però questo film non restituisce a pieno è la classica atmosfera presente nelle avventure di questa serie vissute con il pad alla mano. L’impronta decisamente più action scelta per questo film purtroppo va a dare meno spazio alle sequenze di pura esplorazione, di scoperta e di avventura, che molto spesso finivano con lo stravolgere i piani iniziali del duo di ladri. La ricerca delle navi perdute di Magellano non regge per nulla il confronto con le altre storiche avventure dell’erede di Sir Francis Drake, soprattutto perché manca il solito momento “spacca-mascella” che lasci di stucco lo spettatore. Tutti i fan di vecchia data ricorderanno per esempio la scoperta di El Dorado, l’ingresso nell’antica città di Shambhala o l’incontro con i resti dell’intera ciurma di Henry Avery; purtroppo in questo lungometraggio non ritroveremo nulla di tutto ciò. L’avventura non porta a rivelazioni che reinterpretano vecchi miti o leggende e risulta, nonostante tutto, fin troppo “normale”.
Un Uncharted con poco mordente
La sceneggiatura curata da Rafe Lee Judkins, Art Marcum e Matt Holloway sicuramente non brilla di spunti narrativi particolarmente efficaci o inaspettati, presentando addirittura qualche scelta un po’ campata per aria anche per i soliti standard di Uncharted, che non vogliamo spoilerarvi in questa nostra recensione, ma che sicuramente salteranno all’occhio anche a chi non è così ferrato con questo brand. L’unico merito potrebbe essere attribuito a una svolta repentina tra i rapporti tra i vari antagonisti del film, che però non essendo per nulla approfonditi quanto meriterebbero, di certo non lascia il segno nello spettatore. Qui va dunque aperta una parentesi anche per il personaggio di Chloe Frazer (Sophie Ali), che in questa pellicola viene usato semplicemente come primo interesse amoroso per il nostro Nate e che, nonostante tutto, finirà sempre con il ricadere nei soliti stilemi a cui siamo abituati già da tempo e con delle svolte narrative che potrebbero risultare telefonate anche per chi è neofita della serie.
La regia di Ruben Fleischer non stupisce certamente per originalità ma fa il suo dovere, mettendo su grande schermo un’avventura action senza inciampi e senza lodi. La scelta delle location risulta sicuramente vincente, soprattutto per le sequenze ambientate a Barcellona, che seppur per un breve spaccato della pellicola, fanno respirare a pieno il classico mood delle controparti videoludiche di Uncharted, che come già detto in questa nostra recensione purtroppo non è così presente come si sperava.
Infine, va fatto un plauso all’ottimo lavoro di Ramin Djawadi per quanto riguarda la colonna sonora, che con i suoi toni molto potenti ed epici rendono ancora più d’impatto le scene clou della pellicola. L’unica vera pecca, però, è il suo totale distacco dalle soundtrack presenti nei videogiochi che abbiamo imparato a conoscere e amare, completamente snobbate dal compositore tedesco. Fortunatamente l’iconico tema principale di Uncharted è presente in una delle scene più fedeli del film, che sicuramente farà saltare sulla poltroncina tutti gli appassionati della saga. E a proposito di sorprese, vi consigliamo di restare fino alla fine dei titoli di coda, non ne rimarrete delusi.