Sono passati esattamente 20 anni da quando, nel lontano 1998, il primo capitolo di Spyro The Dragon ha fatto la sua apparizione sugli scaffali di tutto il mondo. Si trattava di un periodo molto particolare per la storia dei videogiochi, in quanto era da poco approdata sul mercato la PlayStation 1 e il panorama videoludico del tempo era formato da una concorrenza veramente aggressiva: Mario 64 sull’acclamata piattaforma di casa Nintendo, Crash Bandicoot sulla prima ammiraglia di Sony. Infatti è proprio con questi due titoli che è andato a concorrere quel piccolo studio chiamato Insomniac Games, il quale sarebbe diventato un vero e proprio colosso capace di realizzare prodotti tra i più apprezzabili del settore.
I ragazzi del team ci avevano davvero visto giusto con il loro adorabile drago viola e, una volta lanciato sul mercato, tutte le riviste specializzate del tempo portavano in copertina la faccia di Spyro. Nel corso degli ultimi 20 anni, purtroppo, le case al lavoro sul franchise sono variate continuamente e il brand è finito nelle mani di uno dei colossi più rilevanti del momento: Activision. Si tratta della stessa azienda che ha preso sotto la sua ala la rimasterizzazione delle avventure di Crash Bandicoot e che ora, stando a decine di rumor emersi nell’ultimo periodo, starebbe pensando di rilanciare sul mercato anche una collezione relativa alla prima trilogia di Spyro The Dragon.
La domanda che dobbiamo porci a tal proposito per non trovarci impreparati all’eventuale arrivo di una simile remastered, dunque, è: cos’è effettivamente Spyro, come ha creato un simile appeal nei propri confronti e perché è andato incontro a un rapido decadimento nonostante il suo successo? Sicuramente ciò che ha sempre caratterizzato il gioco e che lo ha reso così apprezzabile è proprio il suo protagonista: il draghetto viola è stato studiato talmente bene da riuscire ad apparire immediatamente grintoso e contemporaneamente adorabile, riuscendo ad avvicinare così anche un pubblico di utenti più giovani. L’intenzione di mirare a un target più basso è chiaramente visibile sia nel design dei livelli, la cui direzione artistica predilige prevalentemente colori molto accesi e facilmente riconoscibili, sia nella difficoltà degli stessi, la quale era sensibilmente inferiore agli altri prodotti dello stesso genere.
Per poter eliminare i nemici era infatti sufficiente colpirli con una sbuffata di lava e, inoltre, le limitazioni tecniche della console non consentivano al gioco di avere delle location eccessivamente grandi, arrivando al punto di costringere Spyro a muoversi in delle mappe che non erano in grado di assicurare una buona longevità. Ciò nonostante, il mondo di gioco riusciva comunque a essere vivo abbastanza da tenere testa alle maggiori produzioni del periodo, segnando un vero e proprio record di vendite. Ma a questo punto occorre rispondere anche all’ultima delle domande che ci eravamo posti in precedenza: perché è andato incontro a un simile declino nonostante il suo enorme successo? La risposta più ovvia è sicuramente che la sua travagliata storia che lo ha visto più volte rinascere alla luce di software house differenti lo abbia reso debole di una solida base o, comunque, di una mente che conoscesse a fondo il personaggio e che potesse rinnovarlo.
Il problema principale del brand è infatti una mancata evoluzione di sé stesso, cosa resa già difficile dalla natura dello stesso Spyro che, come detto anche dal suo creatore originale, rende poche possibilità di creare un gameplay variegato, trattandosi di un drago che si muove su quattro zampe, dunque non munito di arti superiori.
In conclusione si può dunque dire che Spyro sia comunque un titolo degno di essere ricordato per la sua fruibilità, per il suo stile grafico accattivante e per il divertimento che riusciva a regalare a tutti i suoi utenti. Sarebbe un vero e proprio evento, un giorno, veder rinascere questo franchise basandosi sul modello di gioco che lo ha reso grande in passato, il quale è andato purtroppo perdendosi nel tempo. Nella speranza di veder tornare questo titolo, non possiamo allora che augurarci almeno l’arrivo della tanto vociferata remastered. Se questa dovesse essere di una qualità al livello o superiore di quella già vista nella riedizione di Crash Bandicoot, non potrà che rendere felici tutti i fan di vecchia data dell’opera; inoltre tale mossa permetterebbe anche alle nuove generazioni di recuperare un gioco che è riuscito a incidersi permanentemente nel cuore di tutti i videogiocatori nati a cavallo degli anni 90, costituendo un vero e proprio frammento di storia videoludica.