L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose – Recensione del film Netflix di Sibilia

Ecco la nostra recensione de L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose, l'ultima fatica di Sydeny Sibilia uscita in esclusiva u Netflix.

Mauro Landriscina
Di Mauro Landriscina - Contributor Recensioni Lettura da 6 minuti
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L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose

Dopo essersi fatto conoscere grazie alla trilogia di “Smetto Quando Voglio”, Sydney Sibilia torna dietro alla macchina da presa per girare il suo quarto lungometraggio: L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose. Il film racconta le vicende realmente accadute de “L’isola delle Rose”, una micronazione fondata dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, che decise di proclamare come Stato Indipendente una piattaforma sul mare da lui ideata e costruita fuori dalle acque internazionali italiane. Lo stato rimase tale dal primo maggio del 1968 al febbraio dell’anno successivo, anche se ufficialmente non venne mai riconosciuto da nessuna nazione, quando poi venne abbattuto dalla marina italiana, che piazzò delle cariche esplosive sulle basi d’appoggio della piattaforma, facendola affondare in mare. Basandosi su questo interessantissimo soggetto, Netflix decide di consegnare a Sibilia l’incarico di girare una pellicola che narri di questo spaccato del 1968, con un cast di eccellenza che vede tra le sue fila Elio Germano, che interpreterà lo stesso Rosa, e Matilda De Angelis. Il giovane regista campano sarà riuscito nella sua impresa?

Un racconto storico dalle tinte fiabesche

Partiamo dal presupposto che per questa produzione, il colosso dello streaming ha stanziato un budget molto più elevato di qualsiasi altra produzione (almeno nel nostro Paese), quindi sta di fatto che le aspettative per quest’opera erano molto alte fin dal suo primo annuncio, soprattutto conoscendo le doti di Sibilia. Purtroppo però sembra esserci quasi una maledizione per le produzioni nostrane di Netflix, che sembrano sempre di ottima qualità, ma che poi vanno ad affievolirsi nei primi minuti (o episodi).

Come avvenne per esempio con Baby o Sotto il sole di Riccione, anche questo film pecca di una scrittura banale in molti dei passaggi chiave, che risultano raffazzonati e sbrigativi, o di personaggi poco caratterizzati e che fortunatamente rimangono a galla grazie loro interpreti. Tra le varie interpretazioni sottolineiamo un’egregia performance della Gabriella di Matilda De Angelis, che continua a mostrarsi come una delle migliori attrici della sua generazione, e Leonardo Lidi, che porta sullo schermo un credibilissimo Maurizio Orlandini, che sarà l’amico e spalla su cui continuerà a poggiarsi il protagonista per tutta la durata del film.

A differenza delle due opere citate poco sopra, però, L’incredibile storia dell’isola delle rose riesce a catturare l’attenzione dello spettatore per tutti i suoi 120 minuti, non risultando mai stucchevole; tutto ciò è possibile, oltre che per le ottime doti del regista, grazie a una fotografia molto ben curata, che offre quel leggero filtro seppia che si adatta perfettamente al periodo storico in cui è ambientata la pellicola, e una colonna sonora dalle tinte fiabesche, che permea gran parte delle scene del film.

Narrazione che non colpisce appieno

Proseguendo nella sua narrazione, senza non pochi inciampi, il film va a parare anche nell’ambito della politica di quegli anni, ritraendola con un’immagine quasi macchiettistica e totalmente incapace di interfacciarsi con qualcosa di sconosciuto, come per esempio un ingegnere che vuole creare uno Stato Indipendente. Ovviamente lo scopo di Sibilia è chiaro: criticando la struttura politica del passato vuole colpire anche quella contemporanea che, escludendo ciò che sta facendo per la pandemia di Covid-19, risulta ancora menefreghista e incapace di adattarsi ai tempi e spesso voltando le spalle o ignorando le richieste dei cittadini più giovani, dove piuttosto che esaudirle o prenderle in considerazione arriverebbe addirittura a bombardarli (letteralmente).

Per quanto riguarda le varie scenografie possiamo riconoscere un grande sforzo per renderle quanto più fedeli possibili, con auto di scena e strutture pubbliche ridisegnate e arredate per essere coerenti con il periodo nel quale prendono luogo le vicende di Giorgio Rosa. Dalle strade e piazze della Bologna del ’68 al freddo parlamento di Strasburgo, per non parlare poi della stessa Isola delle rose, ricreata magistralmente; insomma, ogni luogo riesce a far immergere lo spettatore quanto basta per non fargli spegnere la tv.

Arrivando alla conclusione della sua narrazione il film risulta un tentativo un po’ goffo di raccontare una vicenda che sì, riesce a farsi guardare con facilità dalla gran parte del pubblico (soprattutto grazie alle interpretazioni di Lidi e De Angelis), ma che non lascia davvero il segno, rimanendo semplicemente come “uno dei tanti” invece di distinguersi nella – seppur striminzita – libreria Netflix italiana. Un piccolo passo falso di Sibilia, che spreca l’opportunità di fare il grande salto riproponendo la stessa formula con cui ha messo in scena la trilogia di ‘Smetto Quando Voglio’.

L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose
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Voto 7
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Contributor
Nato nel 1997, fin da piccolo si appassiona di videogiochi grazie al Game Boy Color del fratello maggiore. Pensa troppo al futuro e poco al presente, spesso perdendosi nei suoi pensieri e andando quindi a sbattere su qualche palo per strada. Il suo sogno nel cassetto è quello di dirigere un film d'animazione.