FERRO – Recensione del docufilm su Tiziano Ferro

Ecco la recensione di Ferro, il docufilm dedicato a uno dei cantanti italiani più influenti degli ultimi vent'anni, Tiziano Ferro.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 4 minuti
8
FERRO

Chi avrebbe detto che mi sarei ritrovato a scrivere di uno degli artisti che mi ha accompagnato fin dall’adolescenza? Eppure eccomi qui: sarà che portiamo lo stesso nome, sarà che nei suoi testi mi ci sono sempre ritrovato, sarà che semplicemente è Tiziano Ferro. Il docufilm girato per Amazon Prime Video, è speciale tanto quanto l’artista che ritrae: è tanto italiano quanto americano. Tutto inizia da un passato, non sussurrato ma evidenziato, messo a nudo: il peso di Tiziano non era solo una metafora, il peso del suo fisico condizionò la sua carriera (in molti sapranno che un album dell’artista di Latina si intitola appunto Centoundici che erano i chilogrammi del suo peso n.d.r). Mentre Tiziano perdeva quaranta chili, arrivò il primo contratto per il singolo “Xdono” che ad oggi, tutti conosciamo. Tiziano descrive quell’esperienza, alla soglia dei suoi quarant’anni, guardandosi indietro con queste parole:

Mi vestivo ogni giorno da magro: mi muovevo, cantavo, ma ero grasso dentro, non ero davvero io e questo mi fece sprofondare nella depressione.

Il racconto di un uomo

Nel docufilm si attraversa un caleidoscopio di emozioni, per nulla scontate: è un tuffo nella vita di questo artista, quasi come se fossimo il suo migliore amico che lo accompagna nelle sue giornate, mentre ci racconta il passato e il presente del suo vivere: la dipendenza dall’alcol, l’esperienza del comingout che sarebbe stato un suicidio mediatico secondo i suoi collaboratori, poi i successi immensi come i concerti negli stadi pieni di persone, Sanremo che per Tiziano è sempre stata una “Mecca”, il luogo che lo ha ispirato e che lo ha spinto a cantare. Insomma un mix di alti e bassi, con tagli all’americana mentre lui ci accompagna nella nostra lingua in un viaggio di speranza e passione: non manca poi una parte fondamentale della sua vita, suo marito Victor.

Il docufilm ci mostra anche il matrimonio tra Tiziano Ferro e Victor Allen, è un momento molto toccante che non può non emozionare anche il più granitico di noi, accompagnati dalle note e dai testi di Tiziano, senza fermarsi alla sola cerimonia ma andando oltre, facendoci essere protagonisti del ricevimento e delle promesse che i due si scambiano, con qualche battuta all’italiana maniera. Nel film conosceremo meglio anche Victor che sembra davvero essere la metà perfetta dell’istrione italiano. Semplice, è la parola giusta per descrivere questa ora e un quarto nella quale si affrontano temi scottanti come il bullismo, l’obesità e il peso delle parole che ognuno di noi dovrebbe tenere conto. FERRO è il nome del docufilm, ma mentre lo viviamo non possiamo fare a meno di notare quanto questa parola sia ermetica: Tiziano la incarna, a volte lo vediamo immensamente forte, duro come il nome e poi fragile, quasi morbido come quando scaldi il metallo. Il docufilm è un’esperienza più sensoriale che visiva, potrebbe emozionare anche se fosse solo trasmesso alla radio: di sicuro è un ottimo modo per conoscere meglio Tiziano e per i più accaniti fan è di certo un modo per trovare le conferme sulle loro convinzioni circa l’artista, oppure è un’ottima occasione per sapere qualcosa di nuovo.

FERRO
8
Voto 8
Condividi l'articolo
Di Tiziano Sbrozzi Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.