Dopo poco meno di un anno di attesa, la seconda stagione di The Mandalorian, la serie originale Disney+ ambientata nell’universo di Star Wars, torna a farci compagnia con 8 nuovi episodi, che saranno rilasciati a cadenza settimanale. Ad aprire le danze è l’episodio “Lo sceriffo“, scritto e diretto da Jon Favreau – l’ideatore dell’intera serie – che riporta il Mandaloriano Din Djarin e il Bambino (o Baby Yoda, come è stato nominato a furor di popolo su internet) alla ricerca della tribù del piccolo, tra una taglia da riscuotere e una missione da portare a termine.
The Mandalorian: da dove riprendiamo?
Din Djarin (o Mando, come viene spesso affettuosamente chiamato) è un cacciatore di taglie appartenente al credo dei Mandaloriani che, durante una delle sue missioni, si imbatte in una misteriosa creatura: il Bambino. Nonostante la sua natura errante e fugace, Din non riesce a non affezionarsi al buffo piccoletto verde il quale, per di più, sembrerebbe conoscere una tecnica di combattimento che nessuno aveva mai visto prima (la Forza). Tra una missione e l’altra, il Mandaloriano decide di portare con sé il Bambino nelle sue pericolose avventure, premurandosi di proteggerlo sempre, con l’obiettivo di trovare la sua tribù e farlo tornare tra i suoi simili.
Nella prima puntata della seconda stagione, Din Djarin cerca informazioni sulla tribù dalla quale proviene il Bambino, i Jedi, con l’obiettivo di riportarlo a casa e riprendere la sua attività da cacciatore di taglie in tranquillità. Per fare ciò, Din cerca l’aiuto di altri Mandaloriani che possano guidarlo nella sua impresa. Un tale Gor Koresh si dice disposto ad aiutarlo, in cambio, tuttavia, dell’armatura in Beskar di Mando. Dopo una colluttazione con Koresh e i suoi scagnozzi, Din riesce a estorcergli una preziosa informazione: c’è un Mandaloriano a Tatooine, a Mos Pelgo, una cittadina mineraria depredata dai Tusken. Qui, Mando scopre che il presunto Mandaloriano è in realtà un impostore: si tratta di Cobb Vanth, un uomo che ha aiutato il villaggio a liberarsi degli invasori, nonché il possessore di un’armatura ben nota ai fan di Star Wars: quella di Boba Fett. Irritato per questa mancanza di rispetto nei confronti dell’ordine dei Mandaloriani, Din gli intima di consegnargli l’armatura; Cobb Vanth accetta con riluttanza, a patto che Mando lo aiuti a sconfiggere un nemico ben più grande di loro.
Questa prima puntata di The Mandalorian ripropone lo storytelling bilanciato che abbiamo già apprezzato nella prima stagione, in modo coerente alle prime due trilogie di lungometraggi di Star Wars. Sfruttando il clima caldo e desertico di Tatooine, Jon Favreau ne approfitta per dare toni più western alla puntata, specialmente nella battaglia che chiude l’episodio, unendoli agli elementi sci-fi tipici della saga, tra droidi e speeder. Tuttavia, in questa prima puntata della serie originale Disney+ non notiamo un vero e proprio avanzamento di trama, in continuità con la natura episodica e frammentaria delle puntate della stagione precedente. In “Lo sceriffo” si gettano le premesse dell’arena (o almeno parte di essa) in cui si troverà ad agire Mando e di eventuali nuovi alleati o nemici che potrebbero in futuro avere un ruolo meno trascurabile.
Jon Favreau non può fare a meno di strizzare l’occhio a tutti i fan nostalgici della saga: è emblematico, infatti, che la stagione inizi a Tatooine, lì dove tutto ebbe inizio in Episodio IV nel lontano 1977. La puntata, inoltre, è carica di easter egg e di riferimenti al passato: uno tra tutti, l’armatura di Boba Fett, che è già al centro di diverse teorie sulla sua presenta all’interno della serie TV. Oltre l’armatura, un altro punto a favore è la presenza di un (al momento) ignoto personaggio interpretato da Temuera Morrison, l’attore che ha interpretato nella trilogia prequel Jango Fett, colui dal quale Boba Fett è stato clonato e che potrebbe tornare in grande stile in The Mandalorian. Le potenzialità per mostrare una fetta più ampia dell’universo di Star Wars ci sono tutte, beneficiando della molteplicità delle puntate della serie TV per approfondire ciò che i lungometraggi hanno trascurato.