Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è il nuovo sforzo di Warner Bros, basato sull’omonimo personaggio dei fumetti DC Comics, affidato alla regia di Cathy Yan. Il film è costato tutto sommato poco, siamo su una cifra che non arriva ai cento milioni di dollari: a quanto sembra questa è la nuova formula per Warner, ovvero quella di creare film a budget relativamente basso, spingendo su una fortissima campagna marketing (spesso e volentieri riuscita). La vera domanda che vi balenerà in testa sarà: riuscirà a tenerci incollati allo schermo un intero film basato su Harley Quinn? La risposta è in questa recensione!
Emanciparsi
Birds of Prey si apre con la protagonista della pellicola che racconta la sua storia e le sue origini, per l’esattezza partendo dal passato, quello profondissimo: cresciuta dalle suore ma sempre ribelle, Harleen Quinzel diventa una psicologa e come sappiamo (o dovremo sapere se avessimo visto il film precedente ovvero Suicide Squad) trova lavoro presso il manicomio di Harkham a Gotham City ed è lì che incontra il Principe del Crimine, Joker. La follia e la preponderante personalità del Clown psicopatico fa letteralmente impazzire Harley che si innamora perdutamente di quel folle che lei stessa rinomina “budino”.
Tutte questo è raccontato in una sequenza a cartone animato, rapida ed indolore, ma che riassume il tutto anche ad uno spettatore ignaro degli eventi passati, appunto già raccontati nel precedente film. Nel film vero e proprio Harley viene cacciata di casa dal Joker, ponendo fine alla loro relazione; la ragazza affronta il “lutto” come meglio può e… noi ci fermiamo qui, onde evitare spoiler che non farebbero bene né a noi né a voi. La trama nella pellicola è un mero pretesto per permettere alla nostra eroina di prendere le redini della sua vita ed emanciparsi dalla follia di un uomo che di normale non aveva proprio nulla.
Follia e no-sense
Il film è una cacofonia di eventi e momenti che non sono facilmente spiegabili nemmeno se fossimo in un fumetto: a schermo accadono cose e situazioni che a nostro avviso sbeffeggiano lo spettatore facendogli davvero credere che gli asini potrebbero volare, e quando lo fanno, beh lo fanno meglio di un aereo da caccia. Margot Robbie è ottima in questo ruolo, per quanto a nostro avviso l’attrice meriterebbe ruoli più complessi come quello di Elisabeth interpretata nel film Maria regina di Scozia. All’effettivo la trasformista riesce a fare il suo, e lo fa dannatamente bene, dipingendo un personaggio multi-sfaccettato, ricco di espressioni e di follia come dovrebbe essere. Passiamo ora ai personaggi “accessori” che, a nostro avviso, sono una delle note dolenti del film: Mary Elizabeth Winstead interpreta Cacciatrice, una ragazza che da piccola ha perso i genitori ed è stata cresciuta come assassina da una famiglia di stampo mafioso. Il personaggio sarebbe stato credibile e ben interpretato, non fosse che gli sceneggiatori hanno deciso di renderla la barzelletta della squadra, ovvero là dove lei compie azioni giuste ed in linea con la sua indole, viene sfottuta o non presa sul serio.
Jurnee Diana Smollett-Bell nel ruolo della meta-umana Black Canary è insulsa: legata senza una particolare ragione al nuovo signore del crimine di Gotham, non ci spieghiamo come e perché sia così accondiscendente con un uomo che, se lei volesse, potrebbe letteralmente scarnificare a suon di urla. Ella Jay Basco nel ruolo di Cassandra Cain è la ragazzina da salvare, fa il suo senza lode e senza infamia, ma se non ci fosse stata nel film probabilmente non se ne sarebbe accorto nessuno. Rosa Maria Perez è ottimale nel ruolo di Renee Montoya che probabilmente è la migliore delle Birds of Prey a schermo. Abbiamo lasciato il meglio (o il peggio) per ultimo: Ewan Gordon McGregor che interpreta (e sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto) Roman Sionis/Maschera Nera il nuovo signore del crimine di Gotham che risulta essere un’insensata parodia del Joker stesso, interpretando un personaggio eccentrico e spietato senza alcuna ragione, gira per la città impunemente quando a quanto sembra tutti sanno dove si trova e nessuno si azzarda a provare a fermarlo… ma senza un apparente motivo.
Show must go on
Lo spettacolo deve, appunto, continuare: Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è un film riuscito dal punto di vista registico, le scene sono sempre ottimali, permettendo allo spettatore di non perdersi nemmeno un minuto di quello che sembra un immenso spot pubblicitario, dove a farla da padrone sono vestiti sgargianti, richiami agli anni ’80 e una colonna sonora ottimamente cucita addosso ad ogni scena (che del resto è stata affidata a Daniel Pemberton, che ci aveva già stregati con la colonna sonora de Spider-Man – Un nuovo universo).
Dunque cosa non ha funzionato? Il film in generale è banale, privo di senso logico e con un finale talmente scontato che nemmeno ai saldi di fine stagione. Siamo in un action movie basato su un fumetto, cosa vi aspettavate? Ebbene ci saremo aspettati un minimo di rispetto per chi guarda, perché essere presi in giro “va bene”, ma vedere scene dove cinque uomini armati sparano a distanza di schiaffo alla protagonista, priva di ripari, senza colpirla… beh, si rischia di scadere nel ridicolo molto facilmente. Inoltre, sembra che ogni nemico della DC Comics sia in qualche modo legato al Joker: lo avevamo già notato in Batman V Superman: Dawn of Justice quando Lex Luthor pareva un Joker senza trucco, e qui Maschera Nera fa la stessa cosa, ma con la maschera da “feticista del crimine”.
Questo film riuscirà? Certo che si! Come? È presto detto: la protagonista ha molto carisma e piace al pubblico, quello femminile sopratutto, e siccome viviamo degli anni che sono simili ai ’60 quanto ad emancipazione femminile e “girl power”, il film venderà benissimo… questo a scanso di orrori visivi e trame banali.