Pokémon: Detective Pikachu è stato un evento mistico, non solo per la location d’eccezione che abbiamo potuto apprezzare nonostante il maltempo: eravamo infatti presso il parco divertimenti Cinecittà World di Roma, una vera e propria casa del cinema italiano ed internazionale. Tra attrazioni e tanto divertimento, abbiamo preso posto presso il Teatro 1, e tra YouTuber e bimbi felici, è iniziata la nostra esperienza con il topolino più elettrico di sempre.
Un topo parlante
La trama che si snocciola in poche righe e senza spoiler vede come protagonista un ragazzo di nome Tim Goodman, il quale riceve suo malgrado la notizia che il padre, un noto detective, è scomparso a seguito di un incidente stradale. Tim parte dunque alla volta di Ryme City una città visionaria voluta dal magnate dell’industria Howard Clifford, un luogo dove Pokémon e umani vivono in armonia, senza lotte né allenatori. Giunto sul posto, Tim incontra Pikachu proprio nell’appartamento del padre e i due hanno la loro prima conversazione, fatto del tutto inusuale nel mondo Pokémon in quanto umani e mostriciattoli non si comprendono alla lettera, quando piuttosto al pari dei nostri animali reali, capiscono le intenzioni e le emozioni quando gli parliamo. Superato lo shock per questa nuova situazione, Pikachu e Tim decidono di fare fronte comune e risolvere il caso della misteriosa scomparsa del papà del ragazzo. Non vi diremo altro, eccetto che la trama è ben strutturata, godibile sia da grandi che da piccini, strappa qualche sorriso qua e la ed emoziona non poco in alcuni frangenti.
Un mondo Pokémon con non lo avreste mai sognato
Per l’appunto, il mondo di Pokémon: Detective Pikachu è pazzesco: a livello tecnico il lavoro con la computer grafica è stato svolto al meglio, tantissimi animaletti si muovono in ogni scena e i riferimenti al mondo videoludico da cui il film è liberamente ispirato sono tantissimi, al punto che siamo convinti che vi servirà vedere attentamente più volte la pellicola fotogramma per fotogramma per cogliere ogni elemento che compare, anche solo per pochi secondi. Effetti speciali di pregio dunque colorano questo mondo che ventitré anni fa avevamo solo immaginato, e che oggi nonostante il piglio realistico dei mostriciattoli si palesa davanti a noi: non è quindi strano vedere il pelo su Pikachu o la saliva sulla lingua di Greninja, oppure le squame sul corpo di un Charizard, anzi l’idea di vedere un Pokémon in questa versione è davvero interessante e spinge a volerne vedere sempre di più. La palette di colori scelta per il film è molto densa di contrasti: si inizia con colori sgargianti per poi passare a scene più cupe dove anche i nostri mostriciattoli assumono un aspetto più oscuro, il tutto molto omogeneo e davvero ben realizzato, al punto che non stona di certo nonostante fossimo abituati a vedere i nostri beniamini con colori sempre frizzanti nelle varie incarnazioni videoludiche o relative al cartone animato.
Il detective che non ti aspetti
Pikachu è davvero un icona pop degli anni 2000, su questo non ci sono dubbi: in Pokémon: Detective Pikachu questa magia non manca, ed il merito è tanto degli attori che circondano il topino protagonista quanto delle scelte compiute per portare a termine questo piccolo capolavoro. Il film sarà certamente apprezzato dai nuovi giocatori ed appassionati, colpirà nel cuore i “vecchi” appassionati come chi vi scrive invece, andando ad inserirsi in un contesto che oltre venti anni fa ci fece restare a bocca aperta. Da un lato, le produzioni e i film sui mostriciattoli della Nintendo hanno da sempre innovato, pensiamo alla computer grafica presente nel primo grande film intitolato Pokémon il film – Mewtwo colpisce ancora, qui l’innovazione è presente nel modo in cui è stata amalgamata quella computer grafica alla realtà; il risultato finale è una festa per gli occhi e, forse, il coronamento di un sogno per molti appassionati di vecchia data. Appuntamento al cinema con Pokémon: Detective Pikachu, nelle sale il prossimo 10 maggio.