Britannia, V secolo d.C.: un giovane di nome Artù, per caso, estrae da una roccia, Excalibur, la spada che gli cambierà la vita, rendendolo re e costringendolo ad affrontare insieme al fidato consigliere Mago Merlino, la sorellastra Morgana, perfida e bramosa di potere.
Inghilterra, ai giorni nostri: per sfuggire a due bulletti che dall’inizio della scuola tormentano lui e il suo migliore amico Bedders (Dean Chumoo), il dodicenne Alex Elliot (Louis Ashbourne Serkis) si nasconde in un cantiere edilizio, e tra le macerie trova, incastrata in un pilone, una strana spada. Senza pensarci due volte la estrae, non sapendo che da quel giorno in poi le cose non sarebbero state più le stesse. È proprio Excalibur la spada che ha portato a casa con sé, e presto dovrà usarla per impedire il ritorno di Morgana e del suo esercito di morti, aiutato nella battaglia per salvare il mondo da uno strambo e ringiovanito Merlino (Angus Imrie), dal suo fidato amico e da alleati del tutto inaspettati. Questa è la trama de Il ragazzo che diventerà re, film diretto da Joe Cornish e prodotto da 20th Century Fox. Siete dunque pronti a scoprire cosa ne pensiamo?
Una storia che non decolla
La trama de Il ragazzo che diventerà re, a dirla tutta, non è delle più originali. La storia del bambino che scopre di avere delle potenzialità fuori dal comune e che si trova ad affrontare un nemico più grande di lui è già sentita e purtroppo non si salva nemmeno grazie al fatto che prende spunto da una delle leggende più amate di tutti i tempi, quella appunto di Re Artù. Anche l’interpretazione degli attori, specialmente dei più piccoli, è un po’ sforzata, artificiosa, rendendo difficile per lo spettatore immedesimarsi ed entrare nel racconto; non basta di certo la presenza di Rebecca Ferguson (The Greatest Showman, Mission Impossible, La Ragazza del treno per citare alcuni dei film più noti in cui ha recitato) e di Patrick Stewart (famosissimo soprattutto per i suoi ruoli nelle saghe di Star Trek e X-Men) rispettivamente nei panni di Morgana e Merlino anziano a risollevare la situazione.
Un film per chi?
Ma il vero punto dolente di questo film, che il regista e sceneggiatore Joe Cornish sembra non notare, è il non avere un target, una vera fascia di pubblico a cui è rivolto: la sceneggiatura semplice, la recitazione non eccelsa e la morale/insegnamenti presenti un po’ ovunque sembrerebbero destinarlo a un pubblico piuttosto giovane, di certo non più grande dei protagonisti stessi, eppure l’eccellente uso della computer grafica ci regala soldati non-morti infuocati e draghi scheletrici davvero spaventosi così come ambientazioni assolutamente scenografiche, entrambe cose non adatte a dei bambini che potrebbero avere paura dei primi o annoiarsi davanti alle seconde. Proprio per via di questa mancanza di focus, l’unica cosa riuscita del film finisce per sviare il pubblico di riferimento, andando a penalizzare la pellicola.