Aquaman – Recensione, il Re di Atlantide porta luce alla DC Comics

Aquaman uscirà a breve nelle sale: scopriamo insieme la recensione del film che potrebbe far uscire l'universo cinematografico DC dal buio.

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Recensioni Lettura da 7 minuti
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Aquaman

Aquaman fin dal primo trailer ha portato sulle proprie spalle il peso di tutto il progetto Worlds of DC: nonostante una linea ben definita del progetto, il poco successo e le numerose critiche hanno reso tutto il mondo cinematografico della DC Comics un qualcosa di indefinito e fuori contesto, incapace di trovare il suo spazio nel mondo di cellulosa chiamato Cinema. Forse il vedere un barlume di sorriso nello scoprire l’Arthur Curry di Jason Momoa in Justice League, oppure proprio l’idea di dare un colpo di reni e rimettersi in carreggiata, ha spinto la DC a portare Aquaman nelle sale. Nonostante sia uno dei personaggi più importanti dell’universo della Distinta Concorrenza, il Re di Atlantide è sempre stato preso in giro per i suoi poteri e per il modo in cui trovava spazio nelle storie a fumetti. Questo ha portato me – e porterà molte persone – a pensare a questo Aquaman come ad un cinecomic di serie B. Non fatelo, ora vi dico il perché.

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Sporco Mezzosangue

L’Aquaman di questo film non è l’Orin moderno, bensì si ispira all’Arthur Curry (Jason Momoa) della Silver Age: figlio dell’umano Thomas Curry (Temuera Morrison) e della Regina di Atlantide, Atlanna (Nicole Kidman), egli crescerà solamente con il padre poiché la madre è stata costretta a tornare nel Regno per evitare che i suoi amati venissero attaccati. Allenato in gran segreto da Vulko (Willem Dafoe), fido visir del re, dopo esser venuto a conoscenza della morte della madre abbandona completamente il suo retaggio di primogenito della Regina, decidendo di darsi ad una vita fatta di semplicità (e birra). Sfruttando la tecnica del flashback (non troppo bene), scopriamo in poco tempo tutti i problemi e le doti di Arthur, catapultandoci poi nel presente, dove Aquaman ha ormai quasi completamente abbracciato la via eroica dell’essere un MetaUmano (dopo gli eventi di Justice League). Da qui partiranno una serie di eventi che vedranno comparire nell’intreccio personaggi come Orm (Patrick Wilson), fratellastro di Arthur, Black Manta (Yahya Abdul-Mateen II) ma anche Mera (Amber Heard) e Re Nereus (Dolph Lundgren).

La trama segue fedelmente il viaggio dell’eroe, procedendo di pari passo con la crescita e l’accettazione dello stesso Aquaman del suo retaggio: intorno a lui, quasi assenti colpi di scena in favore di una trama lineare ma talvolta caotica, capace di essere seguita molto meglio nella seconda parte, dove i flashback terminano e parte esclusivamente il vero cuore della storia di questo film.

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Esplosivo… anche troppo

Aquaman soffre purtroppo di alcune scelte autoriali davvero poco chiare, ma soprattutto mal gestite: le scene si conseguono quasi ritmicamente, dando un senso di ripetitività che viene smorzata soltanto dalla scelta di location spettacolari e dell’utilizzo di una fotografia capace di lasciare a bocca aperta. Purtroppo noterete chiaramente come spesso il motore dell’intero film saranno le esplosioni: ogni singola scena di dialogo per un buon 75% delle volte cambierà di status quo grazie a qualche attacco esplosivo, diventando davvero scontato già dopo la seconda volta.

Come già detto, la DC Comics doveva trovare una sua identità per il cinema: Aquaman non è il film che ci riesce, ma quello che getta le basi. Nonostante provi a fare il simpatico con delle battute che si salvano soltanto alle capacità di attore di Jason Momoa, si sente il peso di voler seguire una linea già disegnata da più di 10 anni dalla Marvel. Se pensate poi che dentro ad Aquaman troverete anche scene romantiche classificabili sotto alla peggior commedia d’amore di sempre e intrecci politici così scontati da essere intuiti ancora prima dell’inizio del film, ci sarebbero tutti i presupposti per definire la pellicola un flop. Eppure, tra le macerie date dalle vecchie esperienze, si erge un barlume di luce in fondo al tunnel: Aquaman ha degli spunti visivi degni del migliore cinecomic di sempre. Con un sapiente utilizzo dello slowmotion, una CGI di altissimo livello e un occhio autoriale nella costruzione delle scene, questo film vi darà delle esperienze visive mozzafiato, coadiuvate da coreografie di combattimento di altissimo livello. L’adrenalina scorre a fiumi, ma viene anche accompagnata da scene pregne di suspense e qualche fotogramma rilassante ed esplorativo. Atlantide è divinamente ben strutturata, le location sono da brivido e anche nelle scene più spoglie i dettagli la fanno da padrona.

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Un film a targhe alterne

Nonostante tutto, Aquaman è un film godibile: dovrete trattene il fiato per alcune scene totalmente fuori senso (e si, c’entra anche Pitbull con la sua rivisitazione della canzone Africa dei Toto), ma se riuscirete a farlo allora il film scorrerà fino alla fine delle sue due ore e mezza.

Se al posto di variare tra scene stupende e scene orribili avessero mantenuto un livello buono e costante, sicuramente il film sarebbe stato molto più apprezzato. Rimane il fatto che dopo i tre ganci ricevuti dritti in faccia, sembra che la DC Comics – e il suo Worlds of DC – stia riprendendo fiato, così da poter tornare in combattimento e magari farsi valere. Rimane la speranza, che ormai era quasi completamente andata, ma il terrore dei film standalone in arrivo (Joker) potrebbero rilanciare tutto il lavoro fatto da Aquaman nel mare.

Aquaman
7
Voto 7
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.