Durante il mese di Settembre chiunque abbia un abbonamento alla piattaforma di Streaming Netflix non ha potuto non notare l’arrivo di un lungometraggio, esclusiva della piattaforma, di circa 2 ore dal titolo Hold The Dark. Questo film Thriller, tratto dall’omonimo romanzo di William Giraldi, è stato diretto dal regista Jeremy Saulnier e porta sullo schermo attori come Jeffrey Wright, Alexander Skarsgård, Riley Keoughe James Badge Dale.La vicenda narrata nella pellicola è ambientata nella fredda Alaska. In questo luogo una donna, Medora Sloane -interpretata dalla bravissima Riley Keough – a seguito della misteriosa morte di suo figlio chiama un esperto nel comportamento dei lupi, e lo “assolda” per trovare e uccidere l’animale che le ha portato via il bambino. Tuttavia la storia comincia a cambiare e acquisire tinte cupe quando questo esperto, Russell Core (interpretato da Jeffrey Wright), scopre il corpo del suddetto bambino. Nel mentre, il ritorno a casa dalla guerra del marito di Medora, tale Vernon Sloane (interpretato da Alexander Skarsgård), complicherà e infittirà ulteriormente la faccenda.
Il lungometraggio si presenta come un Thriller dalle tinte cupe e si prefissa il compito di raccontare un’intricata storia che, purtroppo (già prestissimo nel film), sembra non avere né capo né coda. Benché nella pellicola si definisca una trama che sembra girare tutta intorno alla morte di un bambino, all’atto pratico la situazione si rivela più complicata. La storia viene raccontata attraverso inquadrature e piani sequenza lunghi e lenti, dialoghi scarni e – in certi casi – inconcludenti. A volte avviene tramite dei Flashback, che spesso rendono solamente il concetto che si vuole rappresentare più difficile da digerire.
Benché in molte pellicole spesso l’interpretazione degli attori riesca a salvare gran parte del film rendendo il tutto più coinvolgente, questa volta non è così. Di fatto le interpretazioni degli attori coinvolti, come Jeffrey Wright e Alexander Skarsgård, sono davvero ottime, ma in questa pellicola la gran parte del coinvolgimento dovrebbe derivare dall’ambientazione e dalla storia raccontata, la quale risulta intricata al punto da essere pesante e per certi versi addirittura scontata.
Le due ore di durata del film si articolano tra momenti di tensione, scene di combattimento e attimi di riflessione tra i personaggi (i quali dovrebbero offrire un punto di vista sul loro background e sui vari rapporti che si creano man mano che la storia va avanti). Una menzione onorevole però va all’effettistica del lungometraggio, davvero molto realistica, frutto anche di un buon dosaggio dell’effetto visivo legato alla componente sonora. La colonna sonora del film è adatta e coerente con le varie situazioni che si vanno a rappresentare, nei momenti di tensione specialmente il comparto audio dà il meglio di sé.
In conclusione il film in sé e per sé risulta essere lento e a tratti inconcludente, con dei dialoghi scarni e alle volte anch’essi senza uno scopo ben preciso. Parlando della storia, l’idea di base poteva essere davvero un terreno sul quale far crescere un ottima pellicola, però l’impostazione scelta per raccontare la vicenda risulta essere spesso inadatta e fa perdere lo spettatore in una massiccia quantità di materiale che, purtroppo, non trova una soluzione definitiva.
Fortunatamente il tutto viene sostenuto in parte dal un’ottima, interpretazione dei vari volti che hanno lavorato alla pellicola. Mentre (dall’altra parte) la solidità della storia viene data dalla colonna sonora e dall’effettistica grafica che nel lungometraggio fanno sentire il loro peso non indifferente. Purtroppo però questi due punti di forza non bastano a sorreggere una pellicola che oltre ad essere un Thriller, pretende anche di emulare un’impostazione da opera d’autore, la quale però non può essere tale solamente tramite delle inquadrature “particolari”, dei ritmi lenti e dei dialoghi ridotti all’osso.