Al giorno d’oggi, League of Legends, il MOBA di Riot Games, è sicuramente uno dei giochi più diffusi sul globo; non è raro infatti che anche chi non ci gioca, conosca i vari personaggi ed elementi. Vien da chiedersi come mai tutto ciò. In effetti, chiunque sia appassionato di PC Gaming conosce le “due grandi doti” di Katarina, ma nessuno ha la minima idea di chi sia Slardar di DOTA 2 (giocatori esclusi). Il segreto di questo successo è da ricercarsi proprio all’interno del character design di LoL, poiché sono i personaggi a far conoscere il gioco e non viceversa, essendo stati concepiti come i personaggi “alla giapponese” come si suol dire, ovvero con quella caratterizzazione dei personaggi tipica orientale che li fa sembrare quasi dei protagonisti di un anime, anche se le loro interazioni sono ridotte al minimo come in un MOBA. Andiamo quindi a svelare come tale caratterizzazione abbia aiutato League of Legends e soprattutto: i Campioni appartengono più all’universo d’animazione o videoludico? Scopriamolo insieme!
Una relazione senza parole
Chiunque ci giochi, lo sa. In League of Legends i Campioni hanno una lista limitatissima di interazioni vocali che ripetono durante la partita e solo in alcuni casi ne possiedono alcune speciali. Viene quindi da domandarsi: “Perché questi personaggi riescono a legare così tanto col giocatore?“. Bella domanda. La soluzione è nascosta in due elementi del personaggio: l’aspetto e la voce. Analizziamo quest’ultimo elemento. Le frasi pronunciate dai personaggi, col loro particolare tono, sono ben studiate; sono concetti che incarnano l’essenza stessa del Campione, con un tono che rispecchia il loro stato d’animo. Grazie a queste due caratteristiche, è possibile comprendere lo stato d’animo del personaggio ed il suo carattere. “Violence solves everything” di Katarina, pronunciato con quel suo tono beffardo, da la natura di un’assassina-guerriera che si sente al di sopra di chiunque altro; al contrario, “We are superior in tactics” di Lux da l’idea di una maghetta giovane, ma determinata, che non si vuol vantare della propria superiorità, ma pensa ai suoi compagni e alla squadra. Tutte queste caratteristiche definiscono la comunicazione dei personaggi; tale caratteristica è ripresa dalle saghe di animazione: chiunque ascolti la voce di Goku la percepirà come una voce amichevole, mentre il tono di Freezer ci fa capire subito che si tratta di un essere malvagio.
L’apparenza conta
Chi ricorda i primi trailer dei nuovi Campioni? Quasi tutti penso. Per chi non lo sapesse, i primi trailer non era delle semplici cinematiche come nel caso di Ekko, ma dei veri e propri cortometraggi in anime 3D. Molti utenti si avvicinarono al gioco vedendo proprio questi video, i quali presentavano i personaggi, anche se senza parole, con un proprio stile e carisma, affascinanti. Dalla crudeltà di Rengar all’altruismo di Leona, ognuno di essi comunica un sentimento, un’emozione propria, come detto anche nel paragrafo precedente. Dove sta la genialità di Riot Games in queste sue scelte? Nel farci vedere quell’ambiente che in gioco conosciamo benissimo ma sotto un’ottica differente; facendoci caso, alla fine in tutti i filmati non accade nulla di differente da ciò che noi stessi facciamo nella Landa degli Evocatori. Un team alleato, un team nemico, un luogo di battagli con determinati nascondigli, 4 abilità. Di seguito trovate il cortometraggio a mio parere più bello realizzato da Riot Games, “A New Dawn”!
Una trama conduttrice?
Dopo queste premesse, arriviamo dunque al nostro punto: League of Legends potrebbe essere un anime? La risposta non è né sì, né no. I personaggi sono perfetti: carismatici, ben definiti psicologicamente, attraenti; anche gli ambienti ci sono, basti contare le città del mondo di Runeterra per rendersi conto che le ambientazioni non mancano. Il problema però resta uno, ed è l’elemento che penalizza questa possibilità: la vastità di storie, personaggi ed eventi. I personaggi sono troppi, le storie alle loro spalle sono troppe: sarebbe possibile una rappresentazione che parla della storia di Noxus e della salita al potere di Swain (della quale esiste un fumetto amatoriale in coreano), così come anche la guerra tra la suddetta città e Demacia sarebbe un bello spunto; purtroppo però questi sono a malapena il 5-7% dei Campioni e, nel caso di personaggi come Ahri, Ezreal o Nautilus, i quali hanno storie completamente solitarie e poco definite, viene impossibile l’inserimento all’interno di un contesto simile.
Traendo delle conclusioni, League of Legends è un videogioco che ha sicuramente un’impostazione da animazione orientale, con personaggi e storie perfettamente curati e definiti, ma purtroppo, come ben sappiamo, il troppo storpia: le storie sono troppo divise tra loro, lontane, con ambientazioni differenti, rapporti differenti e fine a se stesse. Le “sottostorie” presenti, se così vogliamo definirle, sono all’incirca 20, completamente separate tra di loro, anche se tutte bellissime. Altro problema resta la “lore” e le possibilità di interpretazione che vengono lasciate al giocatore, dato che molti elementi non sono stati definiti volontariamente. Speriamo che la decisione realizzata dai nostri compagni asiatici venga accolta anche dalla nostra cara Riot, la quale è molto a contatto con la community del gioco. L’idea di un anime purtroppo è alquanto improbabile, ma chissà che in futuro, dato il successo che la cinematografia a tema videoludico sta riscontrando ultimamente, qualcosa non possa uscire improvvisamente!