[vc_row][vc_column][vc_column_text]Localizzazione: una parola che tormenta i videogiocatori più sbilanciati verso titoli prettamente orientali. Ancora oggi, nonostante siano passate numerose generazioni dalla “nascita” dei videogame con tanto di console war, petizioni, e accese discussioni, la mancata localizzazione e interpretazione della cultura nipponica resta un serio problema per chi non mastica gli idiomi giapponesi o ha scelto lingue orientali all’università.
Partiamo dalla radice: il Giappone e i suoi titoli. E’ indubbio che molti videogiochi del Sol Levante siano un pò di nicchia rispetto a ciò che si aspetta l’utente medio occidentale: scolarette sexy e non, robottoni assemblabili manco fossimo in una nota catena svedese, karaoke e simulatori di appuntamento sono all’ordine del giorno fra i ragazzi giapponesi, titoli che noi snobberemmo (e abbiamo snobbato) senza batter ciglio in attesa del prossimo sparatutto Activision. E’ proprio questo il nucleo del problema: il mancato guadagno per le case esportatrici. Il costo per una traduzione è piuttosto elevato a questi livelli, specialmente nei titoli rpg (genere che impazza in Giappone) che sappiamo contengono milioni di linee di testo e discussioni. Ha senso pagare fior di yen per una traduzione ottimale in cambio di un massimo di 100.000 copie vendute ad essere ottimisti? La risposta mi sembra piuttosto ovvia, e molte case nipponiche l’hanno presto capito.
Emblematico il caso della serie Yakuza, il tripla A di SEGA tutto tatuaggi e sale giochi basato sulla mafia giapponese: arrivato col primo capitolo in Europa in pompa magna con tanto di traduzione italiana, ha venduto solo poche migliaia di copie, portando SEGA a non considerare l’Europa come possibile mercato per i successivi capitoli, tradotti solo in inglese e arrivati da noi con mesi di ritardo. Addirittura SEGA è arrivata a non esportare alcuni spin-off della saga, come il bellissimo Yakuza Kenzan uscito su PS3 e ambientato nel medioevo giapponese. L’esempio di Yakuza è calzante in toto mettendoci nei panni di una casa giapponese di fronte a grossa spesa adibita all’export, ma non è purtroppo l’unico: i titoli mai giunti in Occidente sono veramente tanti e di qualità, e insieme ne analizzeremo alcuni.[/vc_column_text][vc_tta_tour][vc_tta_section title=”Sengoku Basara 4 Sumeragi” tab_id=”1441379215726-7fffcba4-7bae”][vc_column_text]Sengoku Basara 4 Sumeragi
La serie Sengoku Basara è diventata famosa tra i fan dei musou poichè, in barba al diretto rivale Dinasty Warriors, ha sempre suscitato maggior fascino grazie all’accattivante design dei personaggi e all’interessante storia di background. Il titolo è diventato esclusiva del Giappone dopo le disastrose vendite del 3 capitolo, probabilmente anche a causa di un comparto tecnico non adeguato. Sumeragi è un’espansione dell’ultimo titolo uscito, che con l’occasione verrà portato anche su PS4; lodevole come al solito a livello di contenuti di bonus sbloccabili, il titolo è fruibile anche a chi non mastica il giapponese.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Ukiyo No Shishi” tab_id=”1441379216388-d5ede011-2828″][vc_column_text]Ukiyo No Shishi
La fine dello shogunato, la nascita del Giappone moderno e il destino degli ultimi samurai e dei ronin senza padrone ha dato vita a moltissime saghe in Giappone, nate sotto forma di manga o di anime, senza dimenticare i videogame. Menzione d’onore la merita Ukiyo No Shishi, spin-off della saga Way of the Samurai che racconta la visione controversa del popolo nei confronti degli ultimi samurai. Il titolo riprende a piè pari il gameplay semi open world della saga principale, mischiandolo a un combattimento stile Yakuza con le tipiche armi del periodo e ad una personalizzazione del personaggio notevolmente curata. La natura del gameplay permette di giocare tranquillamente il titolo in giapponese, a patto però di perdersi la complessa storia e le numerose moli di testo presenti specialmente nel sistema crafting del titolo.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Girls & Panzer” tab_id=”1441379263854-cb911ff9-0aff”][vc_column_text]Girls & Panzer
Se pensate che in un classico liceo giapponese non possa esistere un corso doposcuola dedicato all’utilizzo di carri armati, vi sbagliate di grosso. E’ ciò che pensano gli sviluppatori di Girls & Panzer, titolo esclusivo PS Vita. Divertente action game a squadre, molto arcade e con un grande quantitativo di inserti “otaku”, il titolo è perfettamente fruibile per noi occidentali data la semplicità e l’immediatezza del gameplay. In rete è possibile trovare delle pratiche traduzioni per i principali OAV e anche qualche inserto a livello di strategia di gioco.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Puyo Puyo Tetris” tab_id=”1441379265566-a9657ad4-edb2″][vc_column_text]Puyo Puyo Tetris
Credo che tutti coloro che leggeranno questo speciale conoscano il Tetris, ci metterei la mano sul fuoco. L’ultimo capitolo della serie Puyo Puyo ad arrivare in Occidente è stato quello del 2004, dunque è piuttosto lecito pensare che sia un nome piuttosto sconosciuto a noi occidentali. L’interessante crossover tra i due leggendari titoli è uscito in Giappone su console Sony e ovviamente non è mai giunto oltre il monte Fuji. Il titolo contiene tutte le classiche modalità dei giochi, scelta assolutamente riuscita, in aggiunta a numerose e divertentissime modalità crossover dei due party game. Con personaggi decisamente “kawai“, il riuscitissimo titolo è totalmente fruibile anche a noi europei data la natura party, dunque non esistate ad andare di import se siete interessati.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Ryu Ga Gotoku Zero” tab_id=”1441379267189-6e10e99b-e0e1″][vc_column_text]Ryu Ga Gotoku Zero
Se pensavate che le avversità per la serie Yakuza (conosciuta in Giappone con il nome di Ryu Ga Gotoku) finissero con l’incipit di questo speciale vi sbagliavate di grosso. Yakuza Zero è probabilmente il titolo più ambizioso per la serie: graficamente riaggiornato e svecchiato a livello di gameplay, il prologo della serie SEGA si dimostra come il titolo più valido della saga, soprattutto per una storia emozionante come non se ne vedevano da tempo. Il titolo è ambientato nel dicembre dell’anno 1988 nel quartiere fittizio di Kamurocho, Tokyo e Soutendbori a Osaka. I protagonisti sono Kazama Kiryu, 20 anni e Majima Goro, 24 anni. Kiryu lavora come addetto al recupero crediti per conto del Clan Tojo della famiglia Dojima. Goro, d’altro canto, è il manager di un club di cabaret, un locale di Soutenbori che era sul punto di chiudere. Gli eventi di Yakuza 0 saranno collegati direttamente a quelli del primo, originale Yakuza. Molti dei personaggi già noti avranno modo di apparire in questo prequel. Purtroppo non c’è la minima notizia di una presunta release occidentale; molto dipenderà dalle vendite di Yakuza 5 , ultimo capitolo in ordine cronologico della saga in arrivo quest’anno su PlayStation Store, con un ritardo di quasi due anni rispetto all’uscita giapponese.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Blood of Bahamut” tab_id=”1441379268555-e18b2bc3-5dd7″][vc_column_text]Blood of Bahamut
Se il mondo del mancato import-export si fermasse alle console casalinghe sarebbe un discreto risultato, ma non è assolutamente cosi. Caso eclatante è quello di Blood of Bahamut, ambiziosissimo action RPG di Square Enix in esclusiva Nintendo DS. Blood of Bahamut narra di un ragazzo in lotta contro i Giganti, maestosi colossi sulla cui struttura sono state costruite delle città, e che adesso si ribella all’uomo. Il battle system, in tempo reale, è abbastanza profondo, ed il sistema di controllo decisamente comodo. Il titolo spicca per la possibilità di giocare in multiplayer, anche se la struttura a missioni, che non prevede complesse fasi esplorative, e la curva di difficoltà ripida, non ne fa un prodotto digeribile per tutti. Blood of Bahamut è stato osannato dalla critica nel Sol Levante, dimostrandosi tecnicamente e visivamente uno dei migliori giochi per DS e uno dei maggiori rimpianti per noi occidentali. Vi segnalo una traduzione amatoriale in inglese del titolo, fatta da alcuni ragazzi stufi di questa situazioni per rendere il titolo (piuttosto hardcore e complesso) fruibile a chi mastica un poco di inglese.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][/vc_tta_tour][/vc_column][/vc_row]