Dave the Diver – Recensione, a un passo dal cult

Ecco la nostra recensione di Dave The Diver nella sua versione Switch, tra un ottimo bilanciamento e un magnetismo ludico incredibile.

Lorenzo Ardeni
Di Lorenzo Ardeni - Contributor Recensioni Lettura da 9 minuti
8.3
Dave the Diver

Che Dave the Diver abbia fatto parlare di sé non è certo un segreto. Lo abbiamo visto durante i The Game Awards, al centro delle polemiche riguardanti la sua nomination per Miglior Gioco Indipendente. Questo perché, come molti già sapranno, non è propriamente una produzione indie in quanto lo sviluppatore Mintrocket è in realtà una divisione del publisher Nexon, estraniando quindi l’opera dal concetto stesso di “indipendente”.

Ciò non cambia un fatto irremovibile ed innegabile: Dave the Diver è riuscito a ritagliarsi una fetta di utenti affezionati a dir poco incredibile, riuscendo a segnare il record dei tre milioni di copie vendute in tutto il mondo, a dicembre 2023. La motivazione dietro questo successo è tanto semplice quanto la formula che lo compone, in quanto l’opera è – a tutti gli effetti – un mix di dinamiche e meccaniche di gameplay sempre ben bilanciate e ponderate con una cura assai evidente.

Nei panni del protagonista Dave, infatti, il giocatore sarà chiamato ad eseguire due compiti principali: immergersi in mare per catturare la fauna e flora locale, per poi gestire un ristorante di sushi vendendo il bottino ottenuto. L’impianto ludico è così correttamente suddiviso tra queste due fasi, andandosi poi a diramare creando una serie di sfumature e attività che, sebbene non siano particolarmente complesse nella loro individualità, riescono sempre a creare una sinfonia di equilibrio quando si elabora l’esperienza di gioco nel complesso.

Nel blu, dipinto di blu

Nelle profondità del Blue Hole dovremo tenere conto di alcune dinamiche fondamentali, come la necessità di considerare il peso massimo trasportabile, la profondità che possiamo raggiungere e, quindi, l’equipaggiamento che portiamo con noi. Catturando alcuni pesci e raccogliendo oggetti (e andandoli a vendere successivamente) otterremo denaro necessario per potenziare vari aspetti, tra qui gli strumenti a disposizione. In questo modo, Dave potrà scoprire luoghi ancora più nascosti, pescare creature più rare e succulente, e avere – in modo completamente naturale e spontaneo – la possibilità di proseguire nella storia principale e nelle missioni secondarie.

Se già negli elementi di cui vi abbiamo appena parlato potevamo enunciare una grande cura del bilanciamento generale, lo stesso discorso può esser fatto per il contorno nella fase di immersione. Le attività secondarie aumenteranno sempre più man mano che si progredirà nella trama e si sbloccheranno nuovi equipaggiamenti, addizionandosi (e non “moltiplicandosi”) agli elementi narrativi e ludici su cui si sta attivamente lavorando. Questo significa che, magari, mentre cercheremo dei luoghi nascosti per completare una quest secondaria, potremmo imbatterci in una gara di cavallucci marini, o dover affrontare un boss con dinamiche quick-time-event, o ancors risolvere piccole meccaniche puzzle.

Dave the Diver

Serata sushi?

Il secondo macro-elemento confezionato in Dave the Diver è la gestione del ristorante di sushi che, così come la fase di immersione, diventa man mano sempre più articolata offrendo al giocatore meccaniche completamente diverse da quelle viste in mare. Potremo non solo personalizzare gli interni del locale, selezionare lo staff e il menù sulla base degli ingredienti a disposizione, ma anche partecipare attivamente per servire del thè verde, versandolo a mano, o portando i piatti ai clienti. Sarà anche possibile utilizzare una valuta speciale per ottenere nuove ricette, che potrebbero servire qualora dovessero presentarsi ospiti VIP con richieste uniche.

Sebbene tutta la parte in cui saremo chiamati a gestire il locale non brilli per originalità o per la quantità di dinamiche peculiari precedenti in fondo all’oceano, va detto che siamo molto soddisfatti per il modo in cui sono stati gestiti i menu del ristorante. Trattandosi di un gestionale vero e proprio, ogni parte dell’interfaccia si presenta molto chiara e specifica, risultato ottimo se considerato che questo aspetto sarebbe quasi potuto passare in secondo piano per dare più spazio, tempo e risorse nello sviluppo dell’esplorazione marittima.

Soprattutto in questo frangente, tuttavia, crediamo che la mancanza un vero e proprio doppiaggio in italiano sia un difetto arduo da sorvolare. Per quanto nella maggior parte dei casi non ci crei particolare disturbo dover andare a tradurre a mente dialoghi e testi scritti in inglese, la quantità di informazioni e opzioni fondamentali a schermo è talvolta così elevata che ci siamo ritrovati a passare più tempo del necessario a capire quale ingrediente stavamo osservando o che azione dovevamo compiere, per fare degli esempi.

“Solo un’altra partita!”

Resta il fatto che tutti gli elementi che compongono le sopracitate fasi del gameplay di Dave the Diver, per quanto raramente riescano a rappresentare la perfezione assoluta nella loro individualità, hanno l’innata capacità di coesistere perfettamente all’unisono. Il risultato è un’esperienza da cui è davvero difficile staccarsi, dove ogni “piccola partita da 10 minuti” può trasformarsi in un vero e proprio long-play di un’ora. Crediamo che il risultato sia dovuto anche a un bilanciamento esemplare dei ritmi di gioco che, nella realtà, può davvero permettere brevissime sessioni così come partite dalla lunga durata.

Ad aggiungersi a questo grande pregio ci sono una moltitudine di attività e interazioni secondarie, che vanno a donare a Dave the Diver quel tocco di varietà in più che bastava a immortalarlo come una delle opere più diversificate che abbiamo avuto provare negli ultimi dodici mesi. Va da sé che tutti troveranno nel titolo qualcosa che li invoglierà a continuare a giocare, che sia il comparto gestionale o la possibilità di collezionare pesci.

Al contrario, è più difficile riuscire ad affezionarsi al comparto narrativo che, per quanto offra momenti di pura follia e divertimento mescolati con una discreta dose di mistero, non riesce a brillare in originalità come avrebbe potuto. Non fraintendete: alcuni elementi ci hanno convinti pienamente, così come la caratterizzazione dei personaggi, ma non possiamo dire di esser restati incollati allo schermo per diverse ore al fine di approfondire la trama.

Dave the Diver

Tra ambizioni e limiti

Gli sviluppatori si sono concentrati a testa bassa sull’intero impianto ludico raggiungendo ottimi risultati, è vero, ma sono finiti per trascurare un po’ altri elementi che avrebbero permesso loro di rendere Dave the Diver un’opera rasente alla perfezione. Oltre al comparto narrativo, il potenziale inespresso può essere ritrovato anche nella colonna sonora, purtroppo troppo semplice e scontata da poter diventare memorabile. 

Discorso simile ma differente per la direzione artistica e grafica, che raramente presenta scene o personaggi unici nel loro modo di presentarsi (sia in termini umani che ittici). Parlando di resa visiva, peraltro, abbiamo due opinioni lievemente discordanti. In primis, ammettiamo di aver apprezzato la dissonanza tra gli elementi in pixel-art e quelli 3D, in quanto crea uno scenario molto particolare ed a tratti ricercato. 

Tuttavia, il distacco tra gli sprite 2D e i modelli tridimensionali è spesso troppo netto,  rischiando quasi di disturbare la visione o – ancor peggio – il giocatore laddove non è necessario. Si tratta però di un dettaglio esclusivamente soggettivo, per cui immaginiamo che ogni utente troverà il comparto grafico più o meno interessante in base alle preferenze personali.

Dave the Diver
8.3
Voto 8.3
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Contributor
Sono Lorenzo, UX/UI Designer di professione e recensore per passione. Con un amore profondo per le serie di Metal Gear e The Legend of Zelda, da sempre esploro il mondo dei videogiochi cercando di capire cosa rende ogni titolo unico. Oggi sono piantato su Call of Duty e Super Smash Bros., ma non perdo occasione per giocare classici come Super Metroid o Syphon Filter. Scrivo recensioni con uno sguardo critico, ma sempre con la stessa curiosità che mi accompagna da quando ho iniziato a giocare.